TEST SULLA DIPENDENZA DA GIOCO

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The South Oaks Gambling Screen

Lesieur H.R., Blume S.B., (1987), Am J Psychiatry, 144:9

•  Indicare quali, tra i seguenti tipi di comportamenti “d’azzardo”, avete seguito durante la vostra vita. Per ogni tipo di comportamento segnare solo una risposta: “MAI”, “MENO DI UNA VOLTA A SETTIMANA”, “UNA O PIU’ VOLTE A SETTIMANA”.

MAI

Meno di

1 volta a settimana

Più di 1

volta a

settimana

 

A

      Giocare a carte per soldi

B

      Scommettere su cavalli, cani, o altri animali (in agenzia, alla pista, o con un bookmakers)

C

      Scommettere su vari sport

D

      Giocare con i dadi per soldi

E

      Recarsi al casinò (legali e non )

F

      Giocare al lotto o altre lotterie

G

      Giocare a Tombola (BINGO)

H

      Giocare in borsa o sulle transazioni economiche

I

      Giocare alle slot-machine, poker-machine, o altre acchine

J

      Giocare al biliardo, golf, o giocare a qualsiasi altro gioco di abilità per soldi

•  Qual è la somma di denaro più alta che avete puntato in un giorno?

•  Non ho mai puntato nessuna somma”

•  fino a 1 euro

•  da 1 a 5 euro

•  da 5 a 50 euro

•  da 50 a 500 euro

•  da 500 a 5.000 euro

•  oltre 5.000 euro

•  I vostri genitori hanno (hanno avuto) problemi con il gioco d’azzardo?

•  Entrambi giocano troppo

•  Solo mio padre gioca troppo

•  Solo mia madre gioca troppo

•  Nessuno dei due gioca troppo

•  Quando giocate d’azzardo e perdete, ogni quanto tornate il giorno dopo per cercare di vincere la somma persa?

•  Mai

•  Talvolta (meno della metà delle volte che perdo)

•  La maggior parte delle volte che perdo

•  Ogni volta che perdo

•  Avete mai preteso (o vi siete mai vantati) di aver vinto al gioco una somma di denaro che invece avevate perso?

•  Mai

•  Sì, ma meno della metà delle volte che perdo

•  Sì, la maggior parte delle volte

•  Credete di avere un problema con il gioco d’azzardo?

•  No

•  Sì, in passato ma non adesso

•  Sì

•  Avete mai giocato d’azzardo più di quanto non volevate?

 

•  Gli altri hanno criticato il modo con cui affrontate il gioco d’azzardo?

•  Vi siete mai sentiti in colpa per il modo con cui giocate o per quello che vi accade quando giocate?

•  Vi siete mai sentiti come se desideraste di smettere di giocare d’azzardo ma avete pensato di non riuscirvi?

•  Avete mai nascosto al/alla vostro/a partner, ai vostri figli, oppure ad altre persone importanti per voi, scontrini di puntata, fisches, biglietti dalle lotteria, o altri oggetti legati al gioco d’azzardo?

•  Avete mai litigato con le persone con cui vivete su come gestite il vostro denaro?

 •  (Se avete risposto Sì alla domanda precedente) Gli argomenti di discussione sul denaro sono mai stati centrati sul gioco d’azzardo?

 •  Avete mai preso in prestito del denaro da qualcuno a cui non siete stati in grado di restituire la somma a causa del gioco d’azzardo?

•  Avete mai sottratto tempo al lavoro o alla scuola a causa del gioco d’azzardo?

•  Se avete chiesto in prestito del denaro per giocare d’azzardo o per pagare i debiti di gioco, da chi o da dove avete preso i soldi?

•  Dal bilancio familiare

•  Dal/dalla vostro/a partner

•  Da altri parenti

•  Dalle banche, dagli istituti di credito, ecc.

•  Da carte di credito

•  Dagli strozzini

•  Dai risparmi, valori o altri oggetti personali

•  Dalla vendita dei vostri beni personali o familiari

•  Facendo debito sul vostro conto bancario

•  Avete (avete avuto) un conto aperto con un scommettitore

•  Avete (avete avuto) un conto aperto con un casinò

Risultati:

Assegnare il punteggio 1 se si è risposte come segue alle seguenti domande:

Domanda 4 – “ La maggior parte delle volte che perdo

Domanda 5 – “ Sì, ma meno della metà delle volte che perdo

Oppure

Sì, la maggior parte delle volte

Domanda 6 – “Sì , ma meno della metà delle volte che perdo

Oppure

Assegnare il punteggio 1 se si è risposto “ SI ” alle seguenti domande:

7 – 8 – 9 – 10 – 11 13 14 15 – 16- 16a – 16b – 16c – 16d – 16e – 16f – 16g – 16h – 16i

 Il punteggio totale del test si calcola sommando i punteggi ottenuti dalle domande sopra elencate.

Totale : ______ (si calcola su 20 domande)

0 – 2 = Nessun problema

3 – 4 = Giocatore problematico a rischio

5 o più = Giocatore d’azzardo patologico

IMPORTANTE : I punteggi totali sono divisi in 3 fasce, se si ottiene un punteggio totale superiore a 3 potrebbe essere necessario rivolgersi al proprio medico di famiglia per valutare l’eventualità di un consulto specialistico presso un professionista della salute mentale.

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

Studio in Milano, Roma, Napoli e Vietri sul Mare (Sa)

per contatti e consulenze private tel.320-8573502 email:cavalierer@iltuopsicologo.it

 

TEST SULLA DIPENDENZA DA INTERNET

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Il test è tratto da YOUNG S. Kimberly, Presi nella rete. Intossicazione e dipendenza da Internet, Calderoni edagricole, Bologna, 2000, pp. 18 -20

“Per determinare il livello della vostra dipendenza rispondete alle seguenti domande dando un punteggio alle vostre risposte in base a questa scala:
• 1 = mai
• 2 = raramente
• 3 = ogni tanto
• 4 = spesso
• 5 = sempre

1. Quante volte vi siete accorti di essere rimasti on line più a lungo di quanto intendevate?
2. Vi capita di trascurare le faccende domestiche per passare più tempo on line?
3. Vi capita di preferire l’eccitazione offerta da Internet all’intimità con il vostro partner?
4. Vi capita di stabilire nuovi rapporti con altri utenti on line?
5. Accade che le persone attorno a voi si lamentino per la quantità di tempo che passate on line?
6. Accade che i vostri studi risentano negativamente della quantità di tempo che passate on line?
7. Vi capita di controllare la vostra e.mail prima di fare qualche altra cosa importante?
8. La vostra resa sul lavoro o la vostra produttività sono influenzate negativamente da Internet?
9. Vi capita di stare sulla difensiva o di minimizzare quando qualcuno vi chiede cosa fate on line?
10. Quante volte vi ritrovate a scacciare pensieri negativi sulla vostra vita con il pensiero consolatorio di Internet?
11. Vi capita di scoprirvi a pregustare il momento in cui andrete nuovamente on line?
12. Vi succede di temere che la vita senza Internet sarebbe noiosa, vuota e senza gioia?
13. Vi capita di scattare, alzare la voce o rispondere male se qualcuno vi disturba mentre siete collegati?
14. Perdete ore di sonno perché restate alzati fino a tardi davanti al computer?
15. Vi capita di concentrarvi col pensiero su Internet quando non siete al computer, o di fantasticare di essere collegati?
16. Vi capita di scoprirvi a dire “ancora qualche minuto e spengo”quando siete on line?
17. Avete già tentato di ridurre la quantità di tempo che passate on line senza riuscirvi?
18. Cercate di nascondere quanto tempo passate on line?
19. Vi capita di scegliere di passare più tempo on line anziché uscire con gli altri?
20. Vi capita di sentirvi depressi, irritabili o nervosi quando non siete collegati, mentre state benissimo quando siete nuovamente davanti al computer?

Dopo aver risposto a tutte le domande, fate la somma delle cifre assegnate ad ogni risposta per il vostro punteggio. Più alto è il punteggio, maggiore è il livello di dipendenza e più numerosi i problemi causati dall’abuso di Internet. Questa scala vi aiuterà a misurare il vostro punteggio:

20 – 39 punti: siete utenti ‘normali’ A volte vi può capitare di navigare in rete un po’ troppo a lungo, ma avete il controllo della situazione

40 – 69 punti: avete già diversi problemi a causa di Internet. Dovreste soffermarvi a riflettere sull’impatto di questa tecnologia nella vostra vita.

70 – 100 punti: il vostro abuso di Internet sta causando problemi notevoli nella vostra vita. È opportuno che li affrontiate adesso”

 

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

Studio in Milano, Roma, Napoli e Vietri sul Mare (Sa)

per contatti e consulenze private tel.320-8573502 email:cavalierer@iltuopsicologo.it

 

TEST SULLA PORNODIPENDENZA – SEXUAL ADDICTION SCREENING TEST (SAST)

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SEXUAL ADDICTION SCREENING TEST (SAST)

Dr. Carnes, direttore del Sexual Disorder Service all’Istituto Meadows in Arizona (USA).

Il Sexual Addiction Screening Test permette di distinguere tra coloro che hanno una compulsione verso il sesso e coloro che hanno atteggiamenti normali o a rischio; è composto di 25 items con risposta bipolare si/no.

1. Ha subito abusi sessuali durante l’infanzia o l’adolescenza?

2. Acquista con regolarità racconti o riviste pornografiche?

3. Ha mai continuato delle relazioni sentimentali anche dopo che erano diventate violente da un punto di vista psicologico o fisico?

4. Si trova spesso assorbito in pensieri e fantasie sessuali?

5. Pensa che il suo comportamento sessuale non sia normale?

6. Il suo partner (o altre persone significative), a volte, si preoccupa o si lamenta per la sua condotta sessuale?

7. Ha difficoltà a trattenersi quando sa che un comportamento sessuale è inopportuno?

8. A volte le capita di stare male per il suo comportamento sessuale?

9. Il suo comportamento sessuale ha mai creato problemi a lei o alla sua famiglia?

10. Ha mai cercato aiuto (da uno psicologo, da un medico, da un amico, ecc.) perché il suo comportamento sessuale non le piaceva?

11. Si è mai preoccupato che le persone potessero scoprire le sue attività sessuali?

12. Ha mai ferito qualcuno con i suoi comportamenti sessuali?

13. Ha mai compiuto atti sessuali in cambio di regali o denaro?

14. Alterna spesso periodi di astinenza a periodi di intensa attività sessuale?

15. Ha tentato di interrompere un tipo specifico di attività sessuale senza riuscirci?

16. Nasconde alcune delle sue attività sessuali agli altri?

17. Le capita di avere più relazioni sentimentali nello stesso tempo?

18. Si è mai sentito svilito o degradato a causa dei suoi comportamenti sessuali?

19. Le fantasie sessuali sono mai servite come via di fuga per i problemi della vita quotidiana?

20. Dopo aver compiuto una attività sessuale si sente depresso?

21. Ha regolarmente abitudini sadomasochiste?

21. La sua vita sessuale ha interferito seriamente con la sua vita familiare?

23. Hai mai tentato di sedurre minorenni?

24. Si sente schiavo dei propri desideri e delle proprie fantasie sessuali?

25. Sente che il suo desiderio sessuale è più forte di lei?

Se il punteggio ottenuto è maggiore o uguale a 12 è necessario rivolgersi agli specialisti per un’analisi più approfondita della situazione.

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

Studio in Milano, Roma, Napoli e Vietri sul Mare (Sa)

per contatti e consulenze private tel.320-8573502 email:cavalierer@iltuopsicologo.it

 

IL TEST DEI TIPI DELL’ENNEAGRAMMA

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Per ogni sezione del test, scegli la voce (una sola) in cui ti riconosci maggiormente, e segna il numero tra parentesi posto alla fine della frase.

1. PER SENTIRMI A POSTO CON LA MIA COSCIENZA DEVO:

  • Aiutare gli altri (2)
  • Essere efficiente, pratico e avere successo nei miei obiettivi (3)
  • Conoscere e imparare il più possibile (5)
  • Essere “diligente” e fare il mio dovere (6)
  • Fare ogni cosa al meglio delle mie possibilità (1)
  • Divertirmi, stare allegro, godermi la vita il più possibile (7)
  • Essere forte e difendere le cause giuste (8)
  • Essere “diverso”, distinguermi dalla massa (4)
  • Riposare e lasciare che la vita scorra calma (9)

2. L’IMMAGINE CHE HO DI ME:

  • Io mi muovo per primo se c’è da aiutare qualcuno (2)
  • Io sono una persona efficiente, che cerca di fare bene ogni cosa (3)
  • Mi distinguo dagli altri in ogni cosa che faccio (4)
  • Sono calmo tranquillo e soddisfatto di come scorre la mia vita (9)
  • Sono perspicace e comprendo bene le cose (5)
  • Sono forte e gestisco autorevolmente i miei rapporti (8)
  • Sono ordinato e faccio sempre il mio dovere (6)
  • Sono simpatico e cerco di divertirmi e godermi la vita (7)
  • Credo di aver ragione il più delle volte (1)

3. MI SENTO REALIZZATO QUANDO RIESCO AD ESSERE:

  • Originale Garbato Dotto (4)
  • Assennato Accorto Ricettivo (1)
  • Ligio Disciplinato Fidato (6)
  • Ottimista Festoso Piacevole (7)
  • Imparziale Solido Superiore (8)
  • Placido Armonico Equilibrato (9)
  • Franco Accurato Preciso (5)
  • Espansivo Generoso Servizievole (2)
  • Vincente Esperto Pratico (3)

4. COSA PENSO DI ME STESSO QUANDO GLI ALTRI NON MI CAPISCONO

  • Io sono una persona affidabile e sto alle regole anche se gli altri non ci stanno (6)
  • Io sono felice, ma cerco nuove cose perché voglio esserlo di più (7)
  • Io lotto ogni giorno per avere il mio spazio; devo prenderlo, sennò gli altri ne approfittano (8)
  • Io lascio che il mio mondo vada come va, anche se gli altri vorrebbero che mi dessi da fare per cambiarlo (9)
  • Io sono spesso nel giusto e le cose andrebbero meglio se si seguisse quello che dico (1)
  • Io voglio bene agli altri, anche se non ricevo tanto bene quanto ne do (2)
  • Io mi elevo sopra gli altri e questo li fa ingelosire (3)
  • Io mi distinguo dagli altri e sento di non potermi adattare davvero al mondo che mi circonda (4)
  • Io so capire le cose meglio degli altri e nessuno ne conosce quante ne conosco io (5)

5. LA COSA CHE MAGGIORMENTE EVITO

  • Mostrare le mie debolezze (8)
  • Scontrarmi con qualcuno (9)
  • Cedere all’ira (1)
  • Avere bisogno dell’aiuto di qualcuno (2)
  • Far vedere che sbaglio (3)
  • Una vita senza emozioni (4)
  • La sensazione del vuoto interiore (7)
  • Avere un comportamento sbagliato (5)
  • La fatica del vivere (6)

6. COSA PENSO SE MI AFFIDANO UN INCARICO IMPORTANTE

  • Non mi do pace finché non ho realizzato quanto devo (1)
  • Sono lusingato che mi abbiano cercato e farò più di quanto richiesto (3)
  • Non potevano scegliere uno migliore di me e faccio pubblicità alla cosa (7)
  • Dipende da come mi sento (4)
  • Perché hanno cercato proprio me? Tuttavia lo faccio (5)
  • Ho paura che mi abbiano scelto perché non c’erano altri; mi farò aiutare a farla (6)
  • La faccio se mi piace, altrimenti cerco di scaricarla a qualcuno (8)
  • Riesco a farla bene, se dipende solo da me (2)
  • Appena mi sento la faccio (9)

7. COME MI COMPORTO DURANTE UNA LITE

  • Difficilmente ammetto di avere torto (3)
  • Evito che l’altro turbi il mio equilibrio interiore (9)
  • Cerco di prendere tempo per meditare una reazione (6)
  • Combatto, ma solo per difendermi dalla forza di chi ho di fronte (4)
  • Cerco di evitare lo scontro, il più delle volte non vale la pena litigare (7)
  • Impedisco all’altro di approfittarsi di me (5)
  • Lascio che l’altro si sfoghi (2)
  • Difendo con forza le mie ragioni (8)
  • Non faccio capire all’altro la mia rabbia (1)

8. IMPEGNO VOLENTIERI LE MIE FORZE PER

  • Conoscere ciò che mi circonda (5)
  • Collaborare con chi ho accanto (6)
  • Godere le gioie della vita (7)
  • Combattere per la giustizia (8)
  • Vivere serenamente (9)
  • Ricercare la perfezione (1)
  • Aiutare chi mi sta accanto (2)
  • Raggiungere i miei obbiettivi (3)
  • Conoscere me stesso (4)

9. QUANDO SONO CON GLI AMICI…

  • Cerco sempre nuovi stimoli da condividere con tanti diversi (7)
  • Sto con chi mi lascia parlare (8)
  • Sono espansivo e mi lascio coccolare (2)
  • Mi piacciono rapporti netti e precisi (1)
  • Mi piace, ma – se sono molti – non so chi scegliere (6)
  • Trovo subito qualcosa di quanto ho fatto da mostrare loro (3)
  • Mi trovo solo con quelli che hanno feeling con me (4)
  • Li ascolto con molta attenzione, ma senza mettere troppo del mio (5)
  • Mi sento al sicuro e mi sbilancio anche oltre il mio normale (9)

Alla fine del test, guarda qual è il numero che hai scelto più volte degli altri: il tuo ennea-tipo coincide con quel numero.

Se tra i numeri che hai scelto non ce ne è uno in maggioranza rispetto agli altri, torna all’inizio del test e rifallo riflettendo sulle risposte, fino a quando non hai individuato un numero che ricorre più di frequente.

 

I nove tipi individuati dall’enneagramma sono i seguenti:

Tipo 1 – Perfezionista


Critico nei confronti di se stesso e degli altri, il Tipo Uno è una persona impegnata a migliorare le cose dentro e fuori di sè, creando un mondo di giustizia e ordine morale. Valuta istintivamente le situazioni giudicando ciò che è bene o male, ciò che è giusto o sbagliato. É perfezionista, corretto e sincero. Ha senso pratico, autocontrollo, serietà e inflessibilità. Può essere pedante e pignolo.

• Elegge degli ideali di perfezione che preserva da attacchi esterni; per questo motivo tende ad essere intollerante e giudicante verso chi non li condivide (pensa di avere sempre ragione).
• Tende verso la perfezione ed evita tutto quello che è imperfetto: alcune emozioni sono giudicate negative e per questo motivo represse (ad esempio rabbia, ira, collera). Per esprimere l’energia emotiva repressa sposa degli ideali per cui lottare (è un pretesto logico per manifestare le emozioni imperfette).
• Ama il rispetto per le regole e desidera che anche gli altri le osservino.
• Ha un’immagine di se stesso di persona onesta.
• La compulsione verso la perfezione lo spinge a migliorasi sempre di più.
• La pianificazione a lungo termine è preferita a discapito di quella a breve termine in quanto gli permette di fare le “cose perfette”.
Pregi
• Corretti / Affidabili
• Ponderano con attenzione gli obiettivi (saggezza)
• Rispettosi delle regole / Ordinati
• Dotati di autocontrollo
Difetti
• Giudicanti
• Intolleranti
• Ossessivo / Compulsivi
• Eccessivamente logici
• Ansiosi, tendono a somatizzare le tensioni

Tipo 2 – Altruista

Cerca affetto e approvazione. Vuole essere amato e apprezzato diventando indispensabile per gli altri. Ha spirito di sacrificio ed è dedito agli altri, ma nello stesso tempo tende a manipolarli. E’ espansivo e tende a dare buoni consigli. Se non si sente gratificato, può diventare piagnucoloso e sentirsi vittima.

• La sua compulsione principale consiste nel soddisfare le aspettative altrui. La dinamica inconscia che lo motiva è divenire indispensabile in modo da sentirsi amato.
• Quando si relaziona con gli altri, la sua attenzione è focalizzata sul ricercare conferme di affetto ( gli piaccio? ).
• Per ricevere queste conferme, tende a sedurre in maniera inconsapevole.
• Potrebbe arrivare ad ottenere in maniera indiretta compiacendo chi può manifestare i suoi desideri.
• Quando consoce qualcuno tende a stabilire immediatamente amicizia senza pensare ad eventuali inganni.

Pregi
• Affettuosi
• Sanno prendersi cura degli altri
• Flessibili
• Empatici
• Entusiasti
Difetti
• Tendono a fare leva su i sensi di colpa
• Manipolativi
• Eccessivamente fiduciosi: non pensano ad eventuali inganni
• Eccessivamente concilianti

Tipo 3 – Organizzatore

Cerca di essere amato per le sue capacità e per quello che fa (trascurando a volte quello che è). Ha una personalità vivace e reattiva, è capace ed efficiente, e desidera fortemente fare bene. Ma spesso vive in uno stato di confronto, dando molta importanza a ciò che appare. Il rischio che corre è di confondere il vero io con l’immagine tipo del gruppo a cui appartiene (dirigente in doppiopetto, supermamma che si occupa di tutto, ecc.).

• Ama essere sempre in movimento e non avere “buchi” durante il giorno
• Tende ad avere una mentalità positiva in quanto proietta all’esterno un’immagine positiva
• La sua compulsione costituisce nel voler raggiungere il successo a tutti i costi: la parola fallimento tende a spaventarlo. Per questo motivo accetta solo le sfide dove sa di poter raggiungere il miglior risultato possibile.
• Si concentra sugli obiettivi disinserendo ogni tipo di pensiero negativo (pensiero convergente)
• Sopprime i suoi valori per incarnare quelli sociali che possono garantirgli riconoscimento (tradizionalista).
• L’iperattività è lo strumento che gli permette di stordire la sua parte emotiva (evita di mettersi in discussione).

Pregi
• Fiduciosi / Positivi
• Amano l’efficienza e la praticità
• Tendono ad essere degli ottimi motivatori
• Iper-attivi
Difetti
• Tendono a mistificare la realtà per proiettare un’immagine positivi
• Tendono ad attribuire all’immagine un ruolo predominate (superficialità)
• Sono vendicativi verso coloro che gli sbarrano la strada per il successo (competitivi)
• Orientamento  mercantile

Tipo 4 – Romantico

Ha grande senso artistico, gusto del bello, senso del colore. È intuitivo, romantico, sognatore, stravagante. Si preoccupa dell’immagine e veste in maniera stravagante o ricercata. È malinconico e non sa vivere nel presente: si rifugia nel passato o sogna il futuro. Ama l’insolito, l’eccentrico, l’eccezionale. Si esprime attraverso l’arte: può essere un poeta, un musicista, un pittore, un ceramista, un fioraio, un designer. Non disdegna situazioni strane, scandali e cose proibite.
• Il romantico è dotato di intuizione: ha un ottimo contatto con la sua parte emotiva.
• È analitico e tende ad andare in profondità nelle situazioni
• Tende ad essere poco concreto (carente nell’azione) in quanto ama riflettere troppo
• Tende a ritenersi autentico e diverso dagli altri
• Odia la routine ed ama tutto quello che fuori dall’ordinario
• Nella vita è alla costante ricerca di situazioni cariche di intensità emotiva, elemento che gli fa sentire la vita e le persone più vere
• I romantici integrati possiedono capacità empatiche così elevate da sfiorare la telepatia: da un semplice cambiamento del tono di voce comprendono le alchimie emotive dell’interlocutore
• Il suo punto debole più evidente è la tendenza ad idealizzare il futuro e a non agire nel Qui ed Ora.

Pregi
• Introspettivi
• Creativi
• Dotati di grande intuizione
• Empatici
• Amano la profondità emotiva
Difetti
• Tendono alla depressione
• Chiusi
• Tendono a sentirsi inadeguati
• Lunatici
• Tendono a vivere troppo con la testa tra le nuvole

Tipo 5 – Pensatore

Si mantiene ad una certa distanza emotiva dagli altri. Difende la sua intimità e non si lascia coinvolgere. Parla poco, è introverso, è osservatore; può essere un ricercatore o un inventore. È un buon ascoltatore, tranquillo, amabile e gentile; ma appare anche freddo e distante.

• Tende a prediligere l’osservazione piuttosto che agire: vive in un mondo mentale e non reale
• Legge moltissimo e il suo sogno è l’onniscienza. Il sapere è l’elemento che motiva la maggior parte delle sue azioni (Sapere = Potere)
• Predilige le distanze nelle relazioni e non ama gli individui troppo invadenti (ama la privacy)
• Tende ad avere un forte riferimento interno (ascolta solo se stesso) e filtra la realtà solo con la razionalità (non vi è spazio per l’emotività)
• Nonostante sia dotato di un forte potere intellettuale (il sapere), non ama erogare quanto sa agli altri (avarizia)

Pregi
• Amano l’analisi delle situazioni
• Se integrati, tendono ad essere obiettivi e onniscienti
• Hanno un buon controllo sulle loro emozioni
• Creano collegamenti tra diverse discipline
Difetti
• Credono di sapere più degli altri
• Tendono ad essere avari
• Sono distaccati da un punto di vista emotivo
• Tendono ad essere critici verso gli altri
• Negativi


Tipo 6 – Scettico Leale

É timoroso, coscienzioso, tormentato dal dubbio. A volte è diffidente e sospettoso. É portato a rimandare e ha paura di agire perchè esporsi può portare ad essere attaccati. Ha spirito di gruppo, è affidabile, fedele e ligio alle regole. Si identifica con le cause dei deboli, sacrifica se stesso ed è fedele alla causa. Il tipo ‘controfobico’ è estremista, provocatorio, temerario, amante del rischio.
• Tende ad essere pessimista (il bicchiere è mezzo vuoto).
• La sua attenzione è focalizzata sulla possibilità che possa accadere qualcosa di terribile
• Analizza il comportamento di chi lo circonda in quanto ha paura di essere manipolato o imbrogliato
• Nelle grosse decisioni, si affida a qualcuno che reputa “autorità”. Ha paura a prenderle da sole
• La fiducia è concessa molto difficilmente
• Tende ad essere leale verso l’autorità (azienda o partner)

Pregi
• Leali
• Se integrati, sono arguti.
• Pratici
• Responsabili
Difetti
• Ansiosi
• Possono divenire paranoici
• Sono diffidenti
• Sono eccessivamente legati agli schemi
• Tendono a procrastinare
• Ambivalenti: un giorno sono tranquilli, il giorno dopo sono aggressivi

Tipo 7 – Ottimista

É una persona sostenuta da una condizione di vitalità, gioia ed energia permanente che la rende attraente. É estroverso, creativo e aperto alle opportunità che la vita offre. Ha molti interessi, è comunicativo e versatile, ama giocare e divertirsi. Ama la varietà e tutto ciò che aiuta a celebrare la vita: viaggi, feste, canti, pasti al ristorante. Vuole avere “più” di tutto e non vuole crescere (Peter Pan). Spesso ha problemi di peso (odia le diete) e vive di eccessi
• Tende ad essere iper-attivo. Se bloccato, entra in crisi.
• È alla costante ricerca di esperienze diverse.
• Ama la spensieratezza
• Inizia molte cose ma solo poche vengono terminate
• La “libertà” è il motore delle sue azioni
Pregi
• Divertenti e gioiosi
• Tendono ad essere spontanei
• Amano la creatività
• Sono estremamente curiosi
• Dinamici
Difetti
• Amano essere al centro dell’attenzione
• Tendono ad essere impulsivi e dispersivi
• Non amano essere limitati nella libertà (indisciplinati)
• Soffrono di irrequietezza


Tipo 8 – Capo

É una persona forte, realista e orientata all’azione e al lavoro. Ha opinioni chiare e profonde sulle cose. Ha un forte senso della giustizia: protettivo e combattivo, prende spesso le difese di sè e dei suoi cari. È aggressivo, diretto, autoritario, dà ordini volentieri. Controlla tutto e tutti, e tende ad imporre il suo potere sugli altri. È provocatorio, litigioso, rissoso, e può incutere timore.
• La giustizia è vissuta in maniera soggettiva (impone le sue leggi)
• Ama controllare persone/situazioni
• È estremamente e possessivo (difende i suoi amici anche se hanno torto)
• Ama gli scontri basati sulla lealtà e odia l’inganno
• Non tollera essere controllato
• Tende alla leadership

Pregi
• Tendono ad essere diretti
• Sono dotati di autorevolezza
• Amano la lealtà
• Sono protettivi
• Sono molo sicuri si se stessi
Difetti
• Tendono a controllare gli altri
• Tendono ad essere ribelli se controllati
• Possono divenire aggressivi
• Non sopportano gli individui che sfuggono al loro raggio di azione

Tipo 9 – Mediatore

Persona calma, amichevole e pratica, caratterizzata da una bontà, semplicità e amabilità naturale. Non è portato a criticare o giudicare le persone, ma piuttosto cerca di riportare la riconciliazione e la pace là dove c’è la tensione e il conflitto. É diplomatico, sincero e amorevole. È anche piuttosto influenzabile, si lascia trasportare dalla corrente ed è ambivalente.
• Tendono verso l’armonia e la pace.
• Per ottenere  questi obiettivi, si adattano agli altri (figura camaleontica) evitando contrasti
• Hanno problemi di concentrazione e non sanno creare un ordine di priorità durante la giornata (gli impegni importanti vengono sempre rimandati)
• Amano i programmi e detestano gli imprevisti

Pregi
• Estremamente disponibili
• Pacifici
• Tolleranti
• Sanno individuare i punti di convergenza durante i litigi
Difetti
• Tendono ad essere assenti durante le interazioni
• Privi di concentrazione
• Passivo-aggressivi (si chiudono nel mutismo quando sono aditati con qualcuno)
• Tendono ad essere sempre d’accordo anche se non lo sono realmente
• Non rispettano gli impegni presi (irresponsabili)

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

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PERSONALITA’ NARCISISTICA – DISTURBO NARCISISTICO DI PERSONALITA’

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[…] egli si avvicinò un giorno ad una fonte chiara come l’argento né mai contaminata da armenti, uccelli, belve o rami caduti da alberi vicini; non appena Narciso, esausto, sedette sulla riva di quella fonte si innamorò della propria immagine. Dapprima tentò di abbracciare e baciare il bel fanciullo che gli stava dinanzi, poi riconobbe se stesso e rimase per ore a fissare lo specchio d’acqua alla fonte, quasi fosse incantato. L’amore gli veniva al tempo stesso concesso e negato, egli si struggeva per il dolore e insieme godeva del suo tormento, ben sapendo che almeno non avrebbe tradito se stesso qualunque cosa accadesse. (R. Graves, I miti greci)

Il narcisismo appare ora spostato su questo nuovo io ideale, che si trova in possesso, come l’io di quando si era bambini, di tutte le più preziose qualità. L’uomo si è dimostrato ancora una volta, come sempre nell’ambito della libìdo, incapace di rinunciare a un soddisfacimento di cui ha goduto in passato. Non vuol essere privato della perfezione narcisistica della sua infanzia e se – importunato dagli ammonimenti altrui e dal destarsi del suo stesso giudizio critico – non è riuscito a serbare questa perfezione negli anni dello sviluppo, si sforza di riconquistarla nella nuova forma di un ideale dell’io. Ciò che egli proietta avanti a sé come proprio ideale è il sostituto del narcisismo perduto dell’infanzia, di quell’epoca cioè in cui egli stesso era il proprio ideale. (S. Freud, Introduzione al narcisismo , Boringhieri, Torino, 1976, p. 48)

Il mito di Narciso

Narciso era Figlio della ninfa Liriope e del dio del fiume Cefiso ed alla nascita l’indovino Tiresia aveva vaticinato che il ragazzo avrebbe vissuto a lungo solo a patto che non conoscesse mai sé stesso.

Narciso era un giovane bellissimo che destava l’ammirazione e l’interesse di tutti coloro che incontrava, sia uomini che donne. Tra gli innamorati di Narciso ci fù la Ninfa Eco che per una maledizione, era stata privata della parola dalla dea Era, e poteva soltanto ripetere le parole degli altri. Eco era quindi incapace di esprimere il proprio amore a Narciso, il quale la respinse. La ninfa morì di crepacuore. Gli dei adirati allora, decisero di punire Narciso per la durezza con cui aveva trattato la Ninfa facendolo innamorare della sua immagine. Fu così che un giorno Narciso passeggiando presso Danacone, si avvicinò a una fonte chiara e limpida e non appena sedette sulla sponda di quella fontana s’ innamorò all’istante del proprio riflesso. Dapprima tentò di abbracciare e baciare il bel fanciullo che gli stava davanti, poi quell’amore che gli veniva al tempo stesso concesso e negato, cominciò a struggerlo di dolore e insieme a farlo godere del suo tormento, fino a quando non morì di languore trasformandosi in un narciso, il fiore che cresce ai bordi delle fonti.

Dal mito di narciso si genera il concetto di narcisista a definire tutte quelle persone in un certo senso innamorate di sé stesse, e poco attente agli altri. È vero che i narcisisti sembrano avere una scarsa considerazione nei confronti di altre persone, ma è anche vero che, paradossalmente, queste persone sono completamente incapaci di provare amore per sé e, di conseguenza, per chiunque.

Nella quarta edizione del DSM (Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali), il narcisismo è collocato tra i disturbi di personalità del gruppo B, e può avere livelli di gravità diversi.
Secondo il DSM IV i criteri diagnostici del narcisismo sono i seguenti:

A)Un quadro pervasivo di grandiosità (nella fantasia o nel comportamento), necessità di ammirazione e mancanza di empatia, che compare entro la prima età adulta ed è presente in una varietà di contesti, come indicato da cinque (o più) dei seguenti elementi:

1. ha un senso grandioso di importanza (per esempio: esagera risultati e talenti, si aspetta di essere notato come superiore senza un’adeguata motivazione);

2. è assorbito da fantasie di illimitati successo, potere, fascino, bellezza, e di amore ideale;

3. crede di essere “ speciale ” e unico, e di dover frequentare e poter essere capito solo da altre persone (o istituzioni)speciali o di classe elevata;

4. richiede eccessiva ammirazione;

5. ha la sensazione che tutto gli sia dovuto, cioè, la irragionevole aspettativa di trattamenti di favore o di soddisfazione immediata delle proprie aspettative;

6. sfruttamento interpersonale, cioè usa gli altri per raggiungere i propri scopi;

7. manca di empatia: è incapace di riconoscere o identificarsi con i sentimenti e le necessità degli altri;

8. è spesso invidioso degli altri, o crede che gli altri lo invidino;

9. mostra comportamenti o atteggiamenti arroganti e presuntuosi.

Aggiungerei ai suddetti criteri diagnostici, anche i seguenti:

  • Tendono a mostrarsi affascinanti, imprevedibili e seduttivi
  • Sottolineano la propria superiorità
  • Temono l’intimità affettiva
  • Si ritengono indispensabili
  • Non sono consapevoli delle proprie emozioni e dei propri bisogni
  • Non accettano le critiche a cui reagiscono con veemenza
  • Tutto ciò che ‘scelgono’ viene ritenuto di ‘valore’
  • Ritengono di essere state ‘vittime’ di situazioni o eventi.
  • Cercano di provocare l’altro
  • Manifestano un atteggiamento giudicante, svalutante e critico nei confronti degli altri
  • Pretendono la “devozione” in tutti i sensi dell’altro all’interno della relazione
  • Desiderano che l’altro sia debole per poterlo aiutare
  • Tendono ad intuire le debolezze altrui e ad evidenziarle
  • Talvolta scelgono una donna forte per renderla debole
  • Qualunque cosa faccia l’altro non và mai bene

Nel descrivere la personalità narcisistica citerò brani del libro “Il narcisismo” dello psicanalista A.Lowen uno dei massimi studiosi del fenomeno. Egli nel suddetto libro distingue cinque turbe narcisistiche in ordine crescente di gravità:

  • Carattere Fallico-narcisistico
  • Carattere narcisistico
  • Personalità borderline
  • Personalità psicopatica
  • Personalità paranoide.

Leggiamo alcuni suoi passi

“Comunemente viene definito ‘Narcisista’ una persona che si preoccupa solo di se stessa escludendo tutti gli altri, dunque: un soggetto in grado di agire quasi completamente in assenza di sentimenti…
….Già nel 1914 tale disturbo della personalità fu oggetto di studio da parte di Freud, ma se consideriamo il quadro culturale in cui viviamo oggi, possiamo affermare che tale patologia è caratteristica della nostra epoca. I costumi sessuali che paiono essere di gran lunga più liberi, la
facilità nel passare da un partner all’altro, l’esibizionismo, la pornografia, la smania di costruirsi un’immagine vincente agli occhi del mondo, tutti questi fattori hanno certamente contribuito, contrariamente agli usi e costumi che distinguevano l’età vittoriana, allo sviluppo incalzante delle personalità narcisistiche. Sicuramente è questa eccessiva importanza legata all’immagine un indizio inequivocabile della tendenza al narcisismo…
…C’è da dire comunque che un sano interesse per la nostra apparenza, basato quindi sul senso di sé, e lo spostamento di identità dal ‘sé immagine’, è ciò che si trova alla base dello stato narcisistico.
I narcisisti dimostrano, è vero, una mancanza d’interesse per gli altri, ma sono altrettanto indifferenti anche ai propri più veri bisogni. Spesso il loro comportamento è autodistruttivo. Inoltre, quando parliamo dell’amore dei narcisisti per se stessi, dobbiamo operare una distinzione. Il narcisismo denota un investimento nell’immagine invece che nel sé. I narcisisti amano la propria immagine non il loro sé reale. Hanno un senso di sé debole, e non è in base ad esso che orientano le loro emozioni. Ciò che fanno è piuttosto diretto ad incrementare l’immagine, spesso a discapito del sé. … D’altra parte l’ammirazione che il narcisista riceve gonfia soltanto il suo io e non fa nulla per il sé. Alla fine allora il narcisista respingerà gli ammiratori nello stesso modo in cui ha respinto il
proprio sé autentico”A. Lowen.

Lowen, effettua sempre nello stesso libro, un interessante analisi della ninfa Eco.

“…Potrebbe essere la nostra stessa voce che riviene a noi. Così, se Narciso avesse potuto dire ‘ti amo’, la ninfa lo avrebbe ripetuto e il giovane si sarebbe sentito appagato, amato. L’incapacità di dire queste parole identifica il narcisista. Avendo ritratto la libido dal mondo esterno, i narcisisti sono condannati ad innamorarsi della loro immagine dirigendo quindi la libido verso il proprio io. ….Un’altra interpretazione è probabile. La voce è espressione dell’essere interiore, del sé corporeo in opposizione all’apparenza superficiale. Nel termine persona è implicita la capacità di riconoscere un individuo dal suono della voce. Secondo questa interpretazione perciò, Narciso respingendo Eco ha respinto la propria stessa voce, il suo essere interiore in favore dell’apparenza, manovra tipica dei narcisisti…
…E’ significativo che Narciso s’innamori del suo riflesso soltanto dopo aver respinto l’amore di Eco. L’innamorarsi della propria immagine in questa vicenda rappresenta una forma di punizione per l’incapacità di amare…
…Qual’è l’importanza della profezia proferita da Tiresio? Su cosa poteva basarsi la sua predizione?
A mio avviso sull’eccezionale bellezza di Narciso. Una bellezza che spesso, sia per un uomo quanto per una donna, può rappresentare una sventura più che una fortuna. La consapevolezza di tale dono può dare alla testa, rendere egocentrici, o ancora suscitare violente passioni di desiderio e
invidia degli altri. Un indovino, essendo un saggio, capisce bene questi particolari”. A. Lowen

Ma Lowen analizza anche il libro “Il ritratto di Dorian Gray” di Wilde, che è un romanzo che rappresenta in qualche modo uno studio della personalità narcisistica.
“Come Narciso, Dorian era un giovane bellissimo, gentile, affascinante, che destò presto l’interesse di un pittore che lo volle come modello per un ritratto e di Lord Henry che si premurò di iniziarlo alle maniere di quel mondo. Così con studiata adulazione Lord Henry, indusse Dorian a pensare
d’essere speciale per la sua bellezza fisica. E uno dei modi per mantenere intatta quella bellezza era che nessun forte sentimento o emozione turbasse la sua mente o lasciasse segni sul corpo. In mancanza di sentimenti allora, il giovane trascorreva la vita alla ricerca di sensazioni ( ‘seduzioni’), possedendo e abbandonando le donne che incontrava, corrompendo ai vizi e alle droghe gli uomini che lo ammiravano. La sua giovinezza era intatta, solo il ritratto era testimone di quanto accadeva veramente al suo corpo e alla sua anima col trascorrere degli anni. Ma Dorian la sua immagine dipinta su quella tela( il suo vero sé ), non la guardava mai, non affrontava mai la realtà, come non provava rimorsi per quanto di più orribile aveva commesso nella sua ‘fredda esistenza’.
“La storia di Dorian Gray è immaginaria, ma l’idea che una persona possa avere un aspetto che contraddice il suo modo di essere interiore è valida.
E’ straordinario come spesso i narcisisti sembrino molto più giovani della loro età: non permettono che la vita li tocchi, in particolare non permettono agli eventi della vita interiore di raggiungere la
superficie della mente e del corpo. Operano, insomma, una negazione dei sentimenti. Ma quanto esseri umani, non sono immuni dalla vita e allora invecchiano dentro.
Alla fine, come nel caso di Dorian, il dolore e la bruttezza vincono la negazione e il soggetto sembra invecchiare d’un tratto…
… Chi non si sente bene nel proprio corpo può soltanto proiettare l’immagine di quello che dovrebbe essere secondo lui un bell’aspetto. E più si concentra su queste immagini, più gli vengono a mancare le sensazioni e i sentimenti piacevoli.” A. Lowen

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

Studio in Milano, Roma, Napoli e Vietri sul Mare (Sa)

per contatti e consulenze private tel.320-8573502 email:cavalierer@iltuopsicologo.it

PERSONALITA’ EVITANTE – DISTURBO EVITANTE DI PERSONALITA’

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Il DSM IV TR, un manuale utilizzato per la diagnosi dei disturbi mentali, definisce il disturbo evitante di personalità come un “disturbo della personalità caratterizzato da uno schema di comportamento penetrante di inibizione sociale, sentimenti di inadeguatezza, ipersensibilità a valutazioni negative, il tutto cominciato all’inizio dell’età adulta e presente in una varietà di contesti, come indicato da quattro (o più) dei seguenti punti:

  1. Evita attività professionali che implicano significativi contatti personali, a causa di timori di critiche, disapprovazioni o rifiuti;
  2. È riluttante a coinvolgersi con la gente a meno di avere la certezza di essere accettati;
  3. Mostra ritegno all’interno di relazioni intime a causa del timore di essere deriso o ridicolizzato;
  4. È preoccupato di essere criticato o rifiutato in situazioni sociali;
  5. È inibito nelle nuove situazioni interpersonali a causa di sensazioni di inadeguatezza;
  6. Vede se stesso come socialmente incapace, non attraente a livello personale o inferiore agli altri;
  7. È insolitamente riluttante a intraprendere rischi personali o di impegnarsi in qualsiasi nuova attività perché può provare imbarazzo.

Le persone affette da tale disturbo sono preoccupate dei propri deficit e formano relazioni con gli altri solo se credono che non saranno respinti. La perdita e il rigetto sono così dolorosi che queste persone sceglieranno di restare soli piuttosto che rischiare di tentare di mettersi in relazione con gli altri.

I sintomi principali di un affetto dal disturbo sono:

  • Ipersensibilità alla critica o al rigetto;
  • Isolamento sociale autoimposto;
  • Estrema timidezza in situazioni sociali, nonostante si senta un grosso desiderio di relazioni intime;
  • Tendenza ad evitare le relazioni interpersonali;
  • Sensazioni di inadeguatezza;
  • Bassa autostima;
  • Diffidenza nei confronti degli altri;
  • Estrema timidezza;
  • Allontanamento emozionale correlato all’intimità;
  • Goffagine;
  • Autocritico circa i propri problemi di relazione con gli altri;
  • Problemi nello svolgere alcuni compiti professionali;
  • Autopercezione di una vita propria di solitudine;
  • Sensazione di sentirsi inferiore agli altri;
  • Creazione di un mondo di fantasia.

 

Dott. Roberto Cavaliere

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PERSONALITA’ DIPENDENTE – DISTURBO DIPENDENTE DI PERSONALITA’

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Per definire tale disturbo citiamo il DSM-IV (il Manuale Statistico Diagnostico dei Disturbi Psichiatrici) che descrive il disturbo come: “una situazione pervasiva ed eccessiva di necessità di essere accuditi, che determina comportamento sottomesso e dipendente e timore della separazione, che compare nella prima età adulta ed è presente in una varietà di contesti, come indicato da cinque (o più) dei seguenti elementi:”

1) la persona ha difficoltà a prendere le decisioni quotidiane senza richiedere un’eccessiva quantità di consigli e rassicurazioni

2) ha bisogno che altri si assumano la responsabilità per la maggior parte dei settori della sua vita

3) ha difficoltà ad esprimere disaccordo verso gli altri per il timore di perdere supporto o approvazione (nota per il clinico: non vanno inclusi timori realistici di punizioni)

4) ha difficoltà ad iniziare progetti o a fare cose autonomamente (per una mancanza di fiducia nel proprio giudizio o nelle proprie capacità piuttosto che per mancanza di motivazione od energia)

5) può giungere a qualsiasi cosa pur di ottenere accudimento e supporto da altri, fino al punto di offrirsi per compiti spiacevoli

6) si sente a disagio e indifeso quando è solo per timori esagerati di essere incapace a provvedere a se stesso

7) quando termina una relazione stretta ricerca urgentemente un’altra relazione come fonte di accudimento e di supporto

8) si preoccupa in modo non realistico di essere lasciato a provvedere a se stesso.

Le persone affette da questo disturbo, desiderano, generalmente, una relazione “simbiotica” con chi è in grado di proteggerli dal “resto del mondo” e di prendersi cura di loro. Questo li porta a scegliersi partner con caratteri forti, che assumono nei loro confronti comportamenti di controllo e di dominio. Tendono a richiedere rassicurazioni e conferme e tendeno a vivere qualsiasi gesto di allontanamento, se pur minimo, come un possibile e doloroso abbandono. Le persone dipendenti hanno un’idea di sé pervasa dalla paura di essere sbagliate, inadeguate, incompetenti, che le rende insicure e con una bassa valutazione del proprio valore e della propria efficacia. Questa convinzione rinforza la paura di essere abbandonati, sensazione che aumenta la percezione di fragilità e vulnerabilità. Tale dipendenza relazionale, pur rappresentando un equilibrio personale, nel tempo è dannoso per il soggetto dipendente, che sacrifica sé stesso in funzione della relazione e che, paradossalmente, finisce spesso per essere lasciato, in quanto “noioso e seccante” e non degno di stima agli occhi del partner, sortendo, così, l’effetto opposto a quello propostosi.

Nella persona affetta da tale forma di disturbo la dipendenza è poco “affettiva” è molto “relazionale”, vale a dire, manca un autentico sentimento. Inoltre le persone con disturbo dipendente accettono, senza reagire, che gli altri gestiscano aspetti della sua vita.

Sempre nei soggetti con tale disturbo se la relazione dipendente finisse, c’è la tendenza immediata a trovare subito una nuova figura affiliativa con cui ristabilire un legame dipendente.

Dott. Roberto Cavaliere

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PERSONALITA’ BORDERLINE – DISTURBO BORDERLINE DI PERSONALITA’

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Caratteristiche diagnostiche secondo il DSM IV TR

Le caratteristiche essenziali del Disturbo Borderline di Personalità sono una modalità pervasiva di instabilità delle relazioni interpersonali, dell’autostima e dell’umore, e una marcata impulsività, che iniziano nella prima età adulta e sono presenti in una varietà di contesti.

Gli individui con Disturbo Borderline di Personalità compiono sforzi disperati per evitare abbandoni reali o immaginati (Criterio 1). La percezione della separazione o del rifiuto imminenti, o la perdita di qualche strutturazione esterna, possono portare ad alterazioni profonde dell’immagine di sé, dell’umore, della cognitività e del comportamento. Questi individui sono molto sensibili alle circostanze ambientali. Provano intensi timori di abbandono e rabbia inappropriata anche quando si trovano ad affrontare separazioni reali limitate nel tempo o quando intervengono cambiamenti di progetti inevitabili (per es., disperazione improvvisa come reazione all’annuncio del clinico del termine dell’ora del colloquio; panico o furore quando qualcuno per loro importante è in ritardo di pochi minuti o deve disdire un appuntamento). Possono credere che questo “abbandono” implichi che essi sono “cattivi”. Questi timori di abbandono sono correlati ad un’intolleranza a stare soli, e ad una necessità di avere persone con loro. I loro sforzi disperati per evitare l’abbandono possono includere azioni impulsive, come comportamenti automutilanti o suicidari, che vengono descritti separatamente nel Criterio 5.

Gli individui con Disturbo Borderline di Personalità hanno una modalità di relazione instabile e intensa (Criterio 2). Possono idealizzare protettori o amanti potenziali al primo o secondo incontro, chiedere di trascorrere molto tempo insieme, e condividere i dettagli più intimi all’inizio di una relazione. Comunque possono passare rapidamente dall’idealizzare allo svalutare le altre persone, sentire che l’altra persona non si occupa abbastanza di loro, non dà abbastanza, non è abbastanza “presente”. Questi individui empatizzano con gli altri e li coccolano, ma solo con l’aspettativa che gli altri saranno “presenti” a loro volta per soddisfare le loro necessità. Questi individui sono inclini a cambiamenti improvvisi e drammatici della loro visione degli altri, che possono essere visti alternativamente come supporti benefici o come crudelmente punitivi. Tali variazioni spesso riflettono la disillusione nei confronti di un curante, le cui qualità di accudimento sono state idealizzate, o da parte del quale ci si aspetta il rifiuto o l’abbandono.

Può esservi un disturbo dell’identità caratterizzato da un’immagine di sé o da una percezione di sé marcatamente e persistentemente instabile (Criterio 3). Vi sono variazioni improvvise e drammatiche dell’immagine di sé, caratterizzate da cambiamenti di obbiettivi, di valori e di aspirazioni. Possono esservi improvvisi cambiamenti di opinioni e di progetti a proposito della carriera, dell’identità sessuale, dei valori e dei tipi di amici. Questi individui possono improvvisamente passare dal ruolo di supplice, bisognoso di aiuto, a quello di giusto vendicatore di un maltrattamento precedente. Sebbene abbiano di solito un’immagine di sé che si basa sull’essere cattivi o dannosi, gli individui con questo disturbo possono talvolta sentire di non esistere affatto. Tali esperienze solitamente si manifestano in situazioni in cui l’individuo percepisce la mancanza di una relazione significativa, di accudimento e supporto.

Gli individui con il Disturbo Borderline di Personalità manifestano ricorrenti comportamenti, gesti o minacce suicidari, o comportamento automutilante (Criterio 5). Il suicidio riuscito si verifica nell’8-10% di tali individui, e i gesti automutilanti (per es., tagliarsi o bruciarsi) e le minacce e i tentativi di suicidio sono molto comuni. La tendenza ricorrente al suicidio è spesso la ragione per cui questi individui chiedono aiuto. Le azioni autodistruttive sono di solito precipitate da minacce di separazione o di rifiuto, o dall’aspettativa di assumere maggiori responsabilità.

Gli individui con Disturbo Borderline di Personalità possono manifestare instabilità affettiva dovuta ad una marcata instabilità dell’umore (per es., intensa disforia, irritabilità o ansia episodica, che di solito durano poche ore e solo raramente più di pochi giorni) (Criterio 6). L’umore disforico di base di chi è affetto da Disturbo Borderline di Personalità è spesso spezzato da periodi di rabbia, panico o disperazione, ed è raramente sollevato da periodi di benessere o soddisfazione. Questi episodi possono riflettere l’estrema reattività dell’individuo al disagio interpersonale. Gli individui con Disturbo Borderline di Personalità possono essere afflitti da sentimenti cronici di vuoto (Criterio 7). Facilmente annoiati, possono costantemente ricercare qualcosa da fare. Gli individui con Disturbo Borderline di Personalità frequentemente esprimono rabbia inappropriata ed intensa, o hanno difficoltà a controllare la propria rabbia (Criterio 8). Possono manifestare estremo sarcasmo, amarezza costante o esplosioni verbali. La rabbia è spesso suscitata dal vedere un curante o un amante come disattento, rifiutante, poco dedito, o abbandonante. Tali espressioni di rabbia sono spesso seguite da vergogna e colpa, e contribuiscono alla sensazione di essere cattivi. Durante i periodi di stress estremo, possono manifestarsi ideazione paranoide o sintomi dissociativi transitori (per es., depersonalizzazione) (Criterio 9), ma questi sono generalmente di gravità o durata insufficienti a giustificare una diagnosi addizionale. Questi episodi si manifestano più frequentemente in risposta ad un abbandono reale o immaginato. I sintomi tendono ad essere transitori, durano pochi minuti o ore. Il ritorno reale o percepito della funzione di accudimento da parte della figura accudente possono determinare una remissione dei sintomi.

Manifestazioni e disturbi associati

Gli individui con Disturbo Borderline di Personalità possono avere una modalità di boicottaggio di se stessi nel momento in cui l’obbiettivo è sul punto di essere realizzato (per es., ritirarsi da scuola quando sono in procinto di diplomarsi; regredire gravemente dopo una discussione su come sta andando bene la terapia; distruggere una relazione proprio quando è chiaro che potrebbe durare).

Gli individui con questo disturbo possono sentirsi più sicuri con oggetti transizionali (per es., possedere un animale domestico o un oggetto inanimato) che nelle relazioni interpersonali.

Sono comuni perdite ricorrenti del lavoro, interruzione della scolarità e rottura di matrimoni. Nelle storie infantili di persone con Disturbo Borderline di Personalità sono più comuni l’abuso fisico o sessuale, l’incuria, il conflitto ostile e la perdita precoce o la separazione dei genitori.

Dott. Roberto Cavaliere

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DISTURBI DELLA PERSONALITA’

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Disturbi di personalità

E’ uno dei 15 Gruppi di disturbi psichiatrici riconosciuti dal DSM IV. Il disturbo di personalità rappresenta un modello di esperienza interiore e di comportamento che devia marcatamente rispetto alle aspettative della cultura dell’individuo, è pervasivo e inflessibile, esordisce nell’adolescenza o nella prima età adulta, è stabile nel tempo, e determina disagio o menomazione. I disturbi di personalità a loro volta si suddividono in:

disturbo paranoide di personalità è un quadro caratterizzato da sfiducia e sospettosità, per cui le motivazioni degli altri vengono interpretate come malevole.

disturbo schizoide di personalità è un quadro caratterizzato da distacco dalle relazioni sociali e da una gamma ristretta di espressività emotiva.

disturbo schizotipico di personalità è un quadro caratterizzato da disagio acuto nelle relazioni strette, distorsioni cognitive o percettive, ed eccentricità nel comportamento.

disturbo antisociale di personalità è un quadro caratterizzato da inosservanza e violazione dei diritti degli altri.

disturbo borderline di personalità è un quadro caratterizzato da instabilità delle relazioni interpersonali, dell’immagine di sé e degli affetti, e da marcata impulsività.

disturbo istrionico di personalità è un quadro caratterizzato da emotività eccessiva e da ricerca di attenzione.

disturbo narcisistico di personalità è un quadro caratterizzato da grandiosità, necessità di ammirazione, e mancanza di empatia.
disturbo evitante di personalità è un quadro caratterizzato da inibizione, sentimenti di inadeguatezza, e ipersensibilità ai giudizi negativi.

disturbo dipendente di personalità è un quadro caratterizzato da comportamento sottomesso e adesivo legato ad un eccessivo bisogno di essere accuditi.

disturbo ossessivo-compulsivo di personalità è un quadro caratterizzato da preoccupazione per l’ordine, perfezionismo ed esigenze di controllo.

Per definizione, un disturbo di personalità è un modo costante di pensare, sentire, e comportarsi relativamente stabile nel tempo.

* American Psychiatric Association (2000). DSM-IV-TR Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders , Fourth Edition, Text Revision. Edizione Italiana: Masson, Milano.

Dott. Roberto Cavaliere

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TERAPIE PER LA DEPRESSIONE

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La terapia della depressione varia a seconda della gravità degli episodi depressivi. Nei casi più lievi può bastare la sola psicoterapia. Man mano che gli episodi depressivi aumentano e si aggravano diventa necessaria anche l’assunzione di farmaci. Se sono presenti idee di suicidio è necessario rivolgersi subito ad un professionista del settore. Accenneremo in questa pagina alla psicoterapia della depressione ed alle diverse metodologie psicoterapeutiche.

Psicoterapia della depressione

La psicoterapia è un trattamento utile ed efficace nel trattamento della depressione sia da sola che in associazione a terapie farmacologiche. La psicoterapia può essere utile quando:

  • Il soggetto ha risposto positivamente ad una precedente psicoterapia
  • E’ disponibile un terapeuta esperto ed addestrato
  • Ci sono controindicazioni mediche all’assunzione di farmaci
  • Il soggetto preferisce un trattamento psicoterapeutico ai farmaci e la sua depressione non è grave e non presenta sintomi psicotici.

Nella maggior parte dei casi le psicoterapie indicate per la depressione hanno come bersaglio i sintomi depressivi (terapie cognitive o comportamentali) o problemi interpersonali o psicosociali correlati alla depressione (terapia interpersonale), hanno efficacia pratica simile fra loro ed oltre il 50% dei soggetti trattati con la psicoterapia da sola stanno meglio.Tutte le psicoterapie di dimostrata efficacia sono: limitate nel tempo, focalizzate sui problemi attuali, hanno come obiettivo iniziale e principale la risoluzione dei sintomi piuttosto che un cambiamento della personalità.

Psicoterapia comportamentale.

La terapia comportamentale pone attenzione in particolare sul miglioramento delle abilità sociali e di quelle di comunicazione e sulla diminuzione delle esperienze di vita negative o spiacevoli. Un programma di terapia comportamentale prevede tecniche per cambiare i comportamenti e monitorare le attività quotidiane. Questi tipi di programma prevedono un aumento progressivo della difficoltà delle attività che il paziente deve compiere ed aiuta ad identificare soluzioni comportamentali alternative a modelli di comportamento controproducenti. In generale studi scientifici ben eseguiti e adeguatamente controllati hanno dimostrato l’efficacia della terapia comportamentale nel trattamento della depressione. Tuttavia spesso la terapia comportamentale non riceve l’attenzione che merita e alcuni clinici non riconoscono l’efficacia dei trattamenti basati sull’utilizzo esclusivo di tecniche comportamentali.

È stato dimostrato che depressioni poco gravi rispondono in modo positivo ad alcune tecniche di tipo comportamentale quali:

Pianificazione e registrazione di attività piacevoli.

Le persone depresse spesso si trovano a perdere interesse per l’ambiente che li circonda e per le diverse attività. In seguito a ciò interrompono tali attività e si ritirano a livello sociale. Questo comporta un duplice effetto: la persona non può più godere degli effetti antidepressivi legati al fatto di compiere delle attività e si priva altresì della possibilità di trarne godimento e di provare piacere. Inoltre, una persona socialmente isolata viene lasciata a se stessa a pensare alla propria infelicità, rinforzando in questo modo il proprio punto di vista riguardo alla situazione in cui si trova. L’elenco degli eventi piacevoli comprende una serie di attività: si tratta di elaborare una scheda giornaliera in base ad attività che precedentemente piacevano al soggetto e nel fare un programma per praticarle. Alcuni ricercatori hanno provato che questo esercizio svolto regolarmente è efficace per la risoluzione di una depressione leggera.L’attività fa sentire meglio e distrae dai problemi e pensieri negativi, l’attività è di stimolo a fare di più e più l’individuo fa più si sente meglio, inoltre l’attività migliora la capacità a pensare con chiarezza..Nonostante questi vantaggi risulta spesso molto difficile ai soggetti depressi aumentare i livelli di attività a causa dei loro pensieri pessimistici e negativi; essi possono pensare “non mi piacerà”, “è troppo difficile” ecc.Il coinvolgimento dei familiari può essere utile per superare queste difficoltà aiutando a pianificare le attività, ricordando il programma e dando incoraggiamento nonché partecipando alle attività stesse.

Problem solving strutturato

Gli individui depressi spesso fanno più fatica a concentrarsi e perciò anche la soluzione di piccoli problemi di vita può rivelarsi molto difficile. Spesso la depressione e la sensazione di essere senza speranza sono così gravi e persistenti che gli individui possono convincersi che non vi sia soluzione ai loro problemi, I soggetti che hanno questi vissuti sono fortemente a rischio di suicidio. Alcuni ricercatori hanno proposto un modello che correla lo stress ai comportamenti suicidari; questo modello suggerisce che gli individui incapaci di pensare in modo flessibile e di ricercare in modo efficace la soluzione dei problemi quando vanno incontro ad alti livelli di stress, sono incapaci di affrontare i problemi e facilmente si sentono senza speranza e pensano al suicidio come soluzione.

Lo scopo del Problem Solving consiste perciò nel fornire all’individuo un metodo sistematico ed efficace per affrontare e risolvere i problemi di vita quotidiana.

L’uso di questa tecnica non è riservato agli episodi di stress e depressione ma può essere utilizzato nella vita quotidiana aiutando a prevenire difficoltà e stress che potrebbero favorire nuovi episodi psicopatologici.

Numerose ricerche hanno dimostrato che il Problem Solving Strutturato è un trattamento efficace nei depressi e negli individui a rischio di suicidio. L’incremento dell’abilità nel risolvere i problemi ha dimostrato di ridurre la depressione, le sensazioni di solitudine e di disperazione e di aumentare la percezione di autocontrollo; tutti questi fattori sono correlati al rischio di suicidio e perciò cambiamenti positivi di questi aspetti possono ridurre il rischio di suicidio.

Il metodo “a sei-tappe ” del problem solving strutturato.

Il processo del problem solving prevede le seguenti fasi:

Identificazione del problema
Dare una chiara definizione del problema o dell’obiettivo che si vuole raggiungere è un passo di fondamentale importanza nel problem solving. La definizione del problema o dell’obiettivo aiuta a focalizzare il pensiero sul risultato concreto che si desidera ottenere ed a ridurre la possibilità di andare fuori strada. Inoltre definire in modo chiaro il problema o l’ obiettivo renderà più facile riconoscere quando esso sarà stato raggiunto o risolto.In questa tappa del problem solving vengono proposte alcune regole che aiuteranno a definire problemi e obiettivi:

Considerare soltanto un problema alla volta. Se durante una sessione di problem solving emergono altri problemi essi dovranno essere affrontati in una sessione successiva.

Evitare di cercare di risolvere il problema a livello di questo stadio iniziale: ciò ti potrebbe portare fuori strada.

Applicare i principi di pianificazione dell’obiettivo.

Generazione di soluzioni mediante brainstorming

Il brainstorming è un metodo mediante il quale gli individui propongono una svariata serie di soluzioni alternative al problema. Piuttosto che provare a pensare alla soluzione migliore o ideale l’individuo può elencare qualsiasi idea gli passi per la mente, incluse quelle che gli sembrano poco utili o addirittura assurde. Occorre incoraggiare i soggetti ad usare la propria immaginazione. Anche se una soluzione all’inizio può sembrare ridicola, l’idea può aiutare a trovare soluzioni migliori di quelle che appaiono più ovvie. In questa fase del problem solving le soluzioni non vengono discusse, ma vengono solo elencate.

Valutare le soluzioni.

Questa fase prevede una breve discussione dei vantaggi e degli svantaggi di ciascuna soluzione. Non è necessario scrivere ogni singolo punto, ma semplicemente scorrere velocemente la lista delle soluzioni prendendo nota dei punti di forza e di debolezza di ciascuna. Nessuna soluzione sarà perfetta poiché ogni buona idea avrà anche alcuni difetti, per esempio richiederà tempo o denaro o capacità che gli individui non hanno in quel momento. Inoltre anche le peggiori idee presenteranno comunque alcuni vantaggi. Per esempio possono essere facili da applicare, ma non risolvere realmente il problema nel lungo periodo.

Scegliere la soluzione ottimale

Lo scopo di questa fase consiste nello scegliere la soluzione o combinazione di soluzioni che risolveranno il problema o raggiungeranno l’obiettivo. Nella maggior parte dei casi è utile che l’individuo scelga una soluzione che possa essere facilmente messa in pratica anche se questa soluzione potrebbe non essere la soluzione ideale. È importante che gli individui possano iniziare a migliorare. Sebbene il problema possa non essere risolto immediatamente la soluzione può comunque aver fatto ottenere un risultato positivo e quello che si è imparato da questo primo tentativo può essere utile per la seconda occasione. Questo approccio è preferibile rispetto a scegliere una soluzione destinata a fallire perché chiaramente troppo ambiziosa.

Preparare un piano.

Preparare un dettagliato piano d’azione aumenta di molto la possibilità che il problema venga risolto. Anche se la soluzione prescelta è eccellente, essa non sarà di alcuna utilità se non viene messa in pratica. La più comune ragione di fallimento è la mancanza di un piano di azione. È perciò necessario che gli individui spendano un po’ di tempo per questa fase di pianificazione. È utile che il piano di esecuzione abbia risposto ad alcune domande di base:

  • L’individuo ha tutte le risorse necessarie (per esempio tempo, denaro, abilità) o può fare ricorso ad un aiuto esterno?
  • L’individuo ha ottenuto l’accordo a collaborare delle altre persone a cui è rivolto il piano?
  • Tutti quelli che sono coinvolti nel problem solving sanno esattamente che cosa devono fare e quando farlo?
  • Sono state prese in considerazione tutte le possibili difficoltà?
  • È stato previsto che cosa fare per affrontare le difficoltà previste?
  • Ci si è esercitati sulle parti più difficili del piano (per esempio fare le telefonate o preparare un discorso)?

Sono state riviste tutte le fasi del piano? Se il piano coinvolge molte persone è utile nominare un coordinatore che verifichi i progressi e le difficoltà e ricordi agli altri le cose che devono fare.

Questa parte del piano prevede che ciascuno abbia dato prima il suo accordo su cosa dovrà fare e sappia che gli verrà ricordato.

Verifica del piano.

Il problem solving è un processo continuo poiché spesso i problemi non vengono risolti né gli obiettivi raggiunti al primo tentativo. Non tutte le possibili difficoltà ed ostacoli possono venire previste e così verifiche periodiche sono necessarie per affrontare difficoltà inattese. Potrebbe essere necessario cambiare alcune cose da fare o altre dovranno essere aggiunte. È anche importante lodare tutti gli sforzi che sono stati fatti, ricompensare tutti coloro che sono stati coinvolti nel lavoro che è stato fatto facilita il fatto che il processo venga attuato e che i problemi vengano risolti in futuro.

Quando la cose non vanno come è stato previsto è utile:

  • Chiedersi che cosa è andato storto
  • Chiedersi che cosa è andato bene
  • Chiedersi quali strategie alternative potrebbero essere usate

Incoraggiare gli individui a riconoscere e ad esprimere il loro disappunto, ma non permettere che il disappunto si trasformi in una catastrofe

Le difficoltà sono generalmente dovute ad una inadeguata strategia di pianificazione piuttosto che a incapacità delle persone. Ciascuno fa il meglio che può fare.

Considerare ogni tentativo un successo parziale piuttosto che un fallimento

Considerare un successo parziale come un esercizio pratico e un’utile esperienza di apprendimento

Incoraggiare l’individuo a provare ancora il più presto possibile.

Psicoeducazione

Fornire informazioni sulle malattie mentali ai pazienti ed ai loro familiari è una caratteristica fondamentale di tutti i buoni programmi che si propongono di trattare in modo efficace un disturbo mentale .

Se i soggetti non conoscono il disturbo di cui soffrono ed i trattamenti per curarlo faranno molta fatica a seguire qualsiasi programma di trattamento e ad affrontare con successo il loro disturbo. L’educazione fornisce le conoscenze di base che aumentano le capacità dell’individuo di controllare il suo disturbo; questo aiuta a ridurre i sentimenti di disperazione e aumenta il senso di benessere.

In particolare sono importanti le seguenti informazioni:

  • La depressione è una malattia, non un segno di debolezza o di difetto del carattere.
  • Informazioni sulle cause e la prognosi del disturbo.
  • La guarigione è la regola e non l’eccezione.
  • Ci sono molti tipi di trattamento efficaci.
  • L’obiettivo del trattamento è stare bene.

I tassi di ricaduta sono abbastanza alti: il 50% dei soggetti che hanno avuto un episodio di depressione avranno un nuovo episodio, il 70% di chi ha avuto 2 episodi avrà un nuovo episodio e il 90% di chi ha avuto 3 episodi ne avrà un altro.

Il paziente ed i familiari devono essere addestrati a riconoscere i segni precoci di una eventuale ricaduta che possono comprendere: cambiamenti del sonno, diminuita concentrazione, perdita di energia, irritabilità, riduzione degli abituali interessi, calo dell’umore.

Fornire informazioni sui diversi tipi di trattamento disponibili (farmaci, psicoterapia, ECT) e le loro caratteristiche (effetti collaterali, costi, durata)

Una scheda contenente informazioni utili migliora la l’utilizzo corretto e regolare dei farmaci, essa deve contenere le seguenti istruzioni:

  • Prendi i farmaci tutti i giorni
  • Non sospendere le terapie senza avvertire il medico
  • Gli effetti collaterali sono in genere sopportabili e indicano che il farmaco sta facendo effetto, chiama il medico se sono esagerati
  • Ricorda che normalmente sono necessarie 2-3 settimane prima di sentirsi meglio.
  • Non sospendere i farmaci quando inizi a sentirti bene o la depressione potrà tornare.

Insegnamento di tecniche di rilassamento

Molti individui depressi hanno anche problemi significativi di ansia; in questi casi è utile insegnare loro metodi non farmacologici per ridurre l’ansia.

Un metodo molto efficace se se utilizzato in modo adeguato e regolare è il rilassamento muscolare progressivo.

5.Addestramento all’assertività e miglioramento delle abilità di comunicazione

Abbiamo visto che ai soggetti depressi giova aumentare le attività gratificanti, spesso tali attività prevedono di interagire con altre persone. I soggetti depressi spesso si sentono a disagio nelle situazioni sociali e sono particolarmente sensibili alle critiche, inoltre fanno fatica ad esprimere i loro sentimenti; tenersi dentro i sentimenti negativi rende più difficile affrontare le situazioni stressanti e conflittuali.

Una comunicazione chiara ed assertiva è perciò importante nelle relazioni interpersonali.

Insegnare abilità che migliorano le capacità di comunicazione e di interagire con gli altri in modo adeguato, non conflittuale e assertivo da alle persone un maggiore senso di controllo sulla propria vita e questo è particolarmente di aiuto a chi soffre di depressione.

Terapia cognitivo-comportamentale

Come viene utilizzata la terapia cognitivo-comportamentale e quanto è efficace?

Il trattamento psicologico più ampiamente studiato per la depressione è la terapia cognitivo-comportamentale, spesso denominata semplicemente terapia cognitiva. In pratica la terapia cognitivo-comportamentale prevede generalmente tra le 15 e le 20 sedute nell’arco di 12-16 settimane.

Le persone depresse hanno tipicamente una visione negativa di se stessi, del mondo e del futuro.

Lo scopo della terapia cognitiva consiste nell’identificare e prendere consapevolezza di questi tipi di pensiero dannoso per rimpiazzarli con pensieri più realistici, razionali e utili.

Nel corso della terapia il paziente viene incoraggiato a fare attenzione ai suoi comportamenti e ai pensieri e emozioni ad essi associati. L’idea è di aiutare i pazienti a capire la connessione tra questi pensieri ed emozioni e i loro comportamenti. I pazienti e i terapeuti esaminano le convinzioni sottostanti i pensieri positivi e negativi e l’obiettivo è quello di modificare i pensieri negativi che portano alla depressione. Il cuore della terapia consiste nel mantenere i pensieri positivi e combattere quelli negativi, ed allo stesso modo i comportamenti, che caratterizzano la depressione. Vengono inoltre utilizzati nei programmi di terapia cognitiva le tecniche comportamentali sopra descritte.

In generale la terapia cognitivo-comportamentale è un trattamento efficace per la depressione come confermato da molti studi condotti in ogni parte del mondo.

Ad ogni modo nei pazienti con depressione più grave il miglior trattamento rimane la terapia farmacologica in combinazione con la terapia cognitivo-comportamentale.

La cosa più importante da ricordare circa la terapia cognitivo comportamentale è che l’efficacia pratica dipende da quanto è preparato il terapeuta. La terapia cognitiva è molto di più del “potere del pensiero positivo” (come molti diffusi libri di psicologia potrebbero indurvi a credere). Ogni terapeuta che utilizza questa tecnica deve quindi essere addestrato in modo adeguato a questa tecnica prima di utilizzarla.

Terapia interpersonale

Come è utilizzata la terapia interpersonale nel trattamento della depressione e quanto è efficace?

La psicoterapia interpersonale è basata sull’assunto che le relazioni interpersonali del paziente giocano un ruolo significativo sia nell’esordio sia nel mantenimento della depressione. Pertanto il cuore della terapia consiste nell’identificazione e miglioramento delle difficoltà nel funzionamento interpersonale combattendo l’isolamento sociale, affrontando problemi irrisolti, prendendo in considerazione conflitti interpersonali, aree problematiche (per esempio il lutti non risolti).

Alcuni ampi studi hanno dimostrato l’efficacia della terapia interpersonale nel trattamento della depressione e che la terapia interpersonale, da sola o associata agli antidepressivi, è una strategia di successo nel trattamento della depressione.

In generale la psicoterapia interpersonale prevede incontri settimanali per 12-16 settimane.

Anche questo tipo di terapia richiede terapeuti specificamente addestrati; è più diffusa nei Paesi anglosassoni e molto meno in Italia.


Quale trattamento?

La scelta di un trattamento dipende da molti fattori, tra i quali: la gravità della depressione, la disponibilità dei trattamenti, le convinzioni e la disponibilità del paziente circa l’uso di farmaci o di terapie alternative.

Indicativamente si potrebbe suggerire:

Per la depressione lieve potrebbe essere sufficiente pianificare e attuare attività piacevoli ed effettuare problem solving strutturati.

Per la depressione moderata: terapia farmacologica o psicoterapia (cognitivo-comportamentale o interpersonale) o entrambe.

Per la depressione grave: terapia farmacologica come prima cosa, cui può essere associata successivamente la psicoterapia soprattutto per ridurre il rischio di ricadute.

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

Studio in Milano, Roma, Napoli e Vietri sul Mare (Sa)

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