LA TERAPIA DELLA MEDITAZIONE IN CAMMINO

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“La meditazione camminata può essere molto piacevole. Camminiamo lentamente, da soli o in compagnia, possibilmente in un bel posto.
Meditazione camminata significa gustare la camminata, camminare non per arrivare, ma semplicemente per camminare. Lo scopo è radicarsi nel presente e, consapevoli di respirare e di camminare, gustare ogni passo.
Perciò dobbiamo scrollarci di dosso ansie e preoccupazioni, non pensare al futuro, non pensare al passato, ma solo gustare l’attimo presente.
Possiamo farlo tenendo per mano un bambino.
Camminiamo un passo dopo l’altro, come se fossimo le persone più felici del mondo.
Noi camminiamo continuamente, ma di solito lo facciamo correndo, e in questo modo lasciamo sulla Terra impronte di ansie e di dolore.
Quando camminiamo, dovremmo farlo in modo da lasciare solo impronte di pace e di serenità. Tutti possiamo farlo, a patto di volerlo davvero.
Ogni bambino può farlo. Se ci è possibile fare un passo così, potremo farne due, e poi tre, quattro, cinque.
Con un solo passo di pace e di felicità contribuiamo alla pace e alla felicità di tutto il genere umano. La meditazione camminata è una pratica meravigliosa.
Quando pratichiamo all’aperto, camminiamo un po’ più lentamente del solito e coordiniamo la respirazione con i passi.
Per esempio, facciamo tre passi inspirando e tre passi espirando.
Possiamo aggiungere le parole: “In, in, in. Out, out, out”.
“In” ci aiuta a identificare l’inspirazione. Chiamare una cosa con il suo nome la rende più vera, è come dire il nome di un amico.
Se i vostri polmoni richiedono quattro passi invece di tre, dategliene pure quattro. Se ne bastano due, dategliene due.
La durata dell’inspirazione non deve necessariamente essere identica a quella dell’espirazione.
Per esempio, potete fare tre passi a ogni inspirazione e quattro a ogni espirazione.
Se camminando vi sentite felici, tranquilli e gioiosi la vostra pratica è corretta.
Siate consapevoli del contatto fra i vostri piedi e la Terra.
Camminate come se baciaste la Terra con i piedi. Le abbiamo fatto tanto male. E’ venuto il momento di prendercene cura.
Portiamo la nostra pace e la nostra calma sulla superficie della Terra, e impariamo ad amare con lei. Camminiamo con questo spirito.
Di tanto in tanto, quando vediamo una cosa bella, possiamo fermarci a guardarla: può essere un albero, un fiore, bambini che giocano.
Mentre guardiamo continuiamo a seguire il respiro, per non perdere il bel fiore e non farci risucchiare dai nostri pensieri.
Quando vogliamo riprendere a camminare, ricominciamo da capo. Ogni passo farà nascere una brezza, che ci ristora nel corpo e nella mente.
Ogni passo fa sbocciare un fiore sotto i nostri piedi.
Possiamo farlo solo se non pensiamo al futuro o al passato, se sappiamo che la vita va cercata solo nell’attimo presente.
É una pratica che dà gioia e pace e fa riscoprire il piacere di camminare. Faccio passi brevi, procedo lentamente, in totale rilassamento, con il cuore aperto all’esperienza della pace.
Non devo sbrigarmi, perché non sto andando da nessuna parte. La meta è ogni passo.
Cammino in modo tale da lasciare sulla terra orme di pace e di libertà.
Con ogni passo genero l’energia della calma e della presenza mentale, e questa energia risana e trasforma il mio essere. E tutto intorno a me.
Per camminare così devo imparare a lasciar andare, a deporre le ansie, le preoccupazioni.
É possibile. Tutti siamo in grado di farlo. Basta un po’ di consapevolezza e il sincero proposito di essere in pace. Se sapete fare un passo in completa pace, saprete farne due.
Potete fare cento, mille passi in completa pace. E il mondo avrà pace “

Il miracolo della presenza mentale, Thich Nat Hanh, Ubaldini Editore

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

Studio in Milano, Roma, Napoli e Vietri sul Mare (Sa)

per contatti e consulenze private in studio, telefoniche e/o via Skype:

tel.320-8573502 email:cavalierer@iltuopsicologo.it

LA SINDROME DI ARISTOTELE : IL VOLER AVERE SEMPRE RAGIONE

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Con il termine Sindrome di Aristotele si designano  quelle persone che pretendono sempre di avere ragione.

Tirare in ballo Aristotele è arbitrario perchè fa riferimento solo ad un aspetto della vita di quest’ultimo. Aristotele fu allievo di Platone, ma ad un certo punto incomincio a sviluppare una sua teoria filosofica e metafisica in opposizione con quella del maestro. Egli arrivo ad affermare che i discorsi del suo maestro non avevano fondamento e fu criticato da molti per queste sue considerazioni e tacciato di slealtà e superbia.

S’incomincio ad usare il termine di Sindrome di Aristotele per definire quelle persone che oltre a volere sempre avere ragione si sentono anche superiori, affetti narcisisticamente da una sindrome di superiorità.

A differenza del complesso di superiorità che può riguardare tutti gli aspetti della persona che ne è affetta, nella sindrome di Aristotele la superiorità riguarda, principalmente, solo l’aspetto intellettuale e della conoscenza.

Chi è affetto da Sindrome di Aristotele presenta i seguenti “sintomi”:

  • Ossessione di saper tutto;
  • Ossessione di dover primeggiare in qualsiasi discussione ;
  • Mancanza di ascolto attento ed attivo nei confronti del suo interlocutore;
  • Comunicazione e confronto con modalità aggressive ;
  • Discussione ad oltranza finchè non gli viene riconosciuta la sua ragione e quindi affermata la sua superiorità;
  • In caso di mancato riconoscimento delle sue ragioni tendenza ad innestare la polemica ed il litigio.

Come afferma il proverbio: “Non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire”. Quindi impelegarsi in un’interminabile discussione con chi vuole avere sempre ragione e sentirsi superiore è inutile oltre ad essere estenuante.

L’unica strategia efficace in questi casi è interrompere la discussione, adducendo più o meno un pretesto se si vuole essere diplomatici, e mettere in atto una “ritirata strategica” che lascia l’interlocutore spiazzato.

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

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