SINTOMI DISTURBO POST TRAUMATICO DA STRESS

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COME CI SI PUÒ DIFENDERE DA UN DISTURBO DA ANSIA

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• Rinviare importanti cambiamenti di vita.
• Risolvere i conflitti personali man mano che si presentano.
• Prendere parte ad attività piacevoli.
• Cercare aiuto da un medico o altro professionista sanitario.
• Praticare esercizi di respirazione e di relax muscolare.
• Informarsi meglio sui disturbi da ansia.
• Stabilire buone abitudini di sonno.
• Fare esercizio regolarmente.
• Ridurre l’alcool e altre droghe

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

Studio in Milano, Roma, Napoli e Vietri sul Mare (Sa)

per contatti e consulenze private tel.320-8573502 email:cavalierer@iltuopsicologo.it

 

ESERCIZIO DI CONTROLLO DELLA RESPIRAZIONE PER ANSIA E STRESS

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Avete notato che respirate molto rapidamente? Lo stress e l’ansia
possono influire sul ritmo del battito cardiaco e sul processo
respiratorio. Un ritmo respiratorio rilassato generalmente consiste in
10 o 12 respiri al minuto.
1. Contate il numero dei respiri. Inspirare ed espirare conta
come un respiro.
2. Inspirate, trattenete il respiro e contate fino a cinque.
Poi inspirate e dite a voi stessi la parola ‘Rilassati’ in un
tono calmo e confortante.
3. Cominciate ad inspirare attraverso il naso ed espirate lentamente
attraverso la bocca, in un ciclo di sei secondi. Inspirate per tre
secondi ed espirate per tre secondi. Questo produrrà un ritmo
respiratorio di 10 respiri al minuto. All’inizio potrebbe essere utile
misurare i tempi della respirazione usando la lancetta dei secondi
di un orologio da polso o di una sveglia.
4. Contate a mente.
5. Continuate a respirare in un ciclo di sei secondi per almeno
cinque minuti o fino a quando la respirazione non riprende
il suo ritmo normale.
Dopo aver praticato questo esercizio, misurate il numero dei
respiri che fate in un minuto. Praticate l’esercizio di controllo della
respirazione ogni giorno prima di colazione, pranzo, cena e prima
di andare a letto. Usate questa tecnica tutte le volte che vi sentite
ansiosi. Gradualmente, imparerete a fare l’esercizio con competenza
sufficiente da non aver più bisogno di misurare i tempi.
Praticate questo esercizio tre o quattro volte al giorno, 
in modo da poterlo fare con la massima facilità ed utilizzarlo 
come una strategia a breve tempo quando vi sentite ansiosi. 
fonte https://www.bspg.com.au/dam/bsg/product?client=BEYONDBLUE&prodid=BL%2F0529&type=file

Dott. Roberto Cavaliere

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TEST SULL’ANSIA SOCIALE

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Social Interaction Self-statement Test (CR Glass et al., 1982)

E’ ovvio che le persone pensino cose diverse quando si trovano ad affrontare situazioni sociali differenti. Qui è riportato un elenco di cose che anche tu puoi avere pensato qualche volta prima, durante o dopo una situazione di rapporto sociale nella quale sei stato coinvolto. Leggi attentamente ogni frase e indica, facendo una crocetta nello spazio corrispondente, con quale frequenza puoi aver pensato una cosa del genere prima, durante o dopo quella situazione.

Ho avuto questo pensiero: Quasi
mai
Di rado Qualche
volta
Spesso Molto
spesso
1 Entro in ansia quando non mi viene in mente qualcosa da dire 1 2 3 4 5
2 Di solito riesco a parlare abbastanza facilmente con una persona 1 2 3 4 5
3 Spero di non apparire sciocco 1 2 3 4 5
4 Incomincio a sentirmi più a mio agio 1 2 3 4 5
5 Sono veramente preoccupato di ciò che quella persona penserà veramente di me 1 2 3 4 5
6 Niente preoccupazioni, niente paure, niente ansia 1 2 3 4 5
7 Sono preoccupato da morire 1 2 3 4 5
8 Probabilmente quella persona non avrà alcun interesse per me 1 2 3 4 5
9 Forse posso metterla a suo agio mostrandomi disponibile 1 2 3 4 5
10 Invece di preoccuparmi posso pensare a come fare per conoscerla meglio 1 2 3 4 5
11 Non mi sento abbastanza tranquillo quando incontro una persona e perciò le cose finiscono per andare male 1 2 3 4 5
12 Accidenti, il peggio che può succedere è che quella persona non vada bene per me 1 2 3 4 5
13 Una persona può desiderare di parlare con me quanto io voglio parlare con lei 1 2 3 4 5
14 Questa potrebbe essere una buona opportunità 1 2 3 4 5
15 Se mi faccio sfuggire questo colloquio, perderò veramente la fiducia in me 1 2 3 4 5
16 Quello che dico sembrerà probabilmente stupido 1 2 3 4 5
17 Perché lasciar perdere? E’ solo un tentativo 1 2 3 4 5
18 Questa è una situazione difficile, ma io posso gestirla 1 2 3 4 5
19 Accidenti, non voglio farlo 1 2 3 4 5
20 Se quella persona non mi risponde ne sarò distrutto 1 2 3 4 5
21 Devo farle una buona impressione altrimenti starò malissimo 1 2 3 4 5
22 Sono proprio un idiota inibito 1 2 3 4 5
23 Probabilmente sarò comunque fatto fuori 1 2 3 4 5
24 Posso far fronte a tutto 1 2 3 4 5
25 Anche se penso che non andrà bene, non è poi una catastrofe 1 2 3 4 5
26 Mi sento goffo e stupido; qualcuno se ne accorgerà di certo 1 2 3 4 5
27 Probabilmente noi abbiamo molto in comune 1 2 3 4 5
28 Forse andremo veramente d’ accordo 1 2 3 4 5
29 Vorrei tanto poter andarmene ed evitare tutta questa situazione 1 2 3 4 5
30 Al diavolo la prudenza! 1 2 3 4 5

Il punteggio finale può variare tra un minimo di 30 (ansia sociale inesistente: sei una persona estroversa e disinvolta) ed un massimo di 150 (la situazione è molto grave e sicuramente è compromesso il tuo funzionamento socio-relazionale). Un punteggio uguale o superiore a 75 indica comunque che provi un disagio più o meno marcato nei rapporti con gli altri, e sarebbe utile affrontare il problema.

Il risultato del test non è sufficiente per una diagnosi; si rimanda ad una valutazione specialistica per confermare un eventuale stato ansioso.

TEST REPERITO SUL WEB

Dott. Roberto Cavaliere

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per contatti e consulenze private tel.320-8573502 email:cavalierer@iltuopsicologo.it

TRICOTILLOMANIA: STRAPPARSI I CAPELLI

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I criteri diagnostici per la Tricotillomania secondo il DSM-IV-TR* sono i seguenti:

  1. Ricorrente strappamento dei propri capelli che causa una notevole perdita di capelli.
  2. Un senso crescente di tensione immediatamente prima di strapparsi i capelli o quando si tenta di resistere al comportamento.
  3. Piacere, gratificazione, o sollievo durante lo strappamento dei capelli.
  4. L’anomalia non è meglio attribuibile ad un altro disturbo mentale e non è dovuta ad una condizione medica generale (per esempio, una condizione dermatologica).
  5. L’anomalia causa disagio clinicamente significativo o compromissione dell’area sociale, lavorativa, o di altre aree importanti del funzionamento.

 

American Psychiatric Association (2000). DSM-IV-TR Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders , Fourth Edition, Text Revision. Edizione Italiana: Masson, Milano.

 

Dott. Roberto Cavaliere

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DISTURBO DI SOMATIZZAZIONE

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I criteri diagnostici per il Disturbo di Somatizzazione secondo il DSM-IV-TR* sono i seguenti:

  1. Una storia, cominciata prima dei 30 anni, di molteplici lamentele fisiche che si manifestano lungo un periodo di numerosi anni, e che conducono alla ricerca di trattamento o portano a significative menomazioni nel funzionamento sociale, lavorativo, o in altre aree importanti.
  2. Tutti i criteri seguenti debbono essere riscontrabili, nel senso che i singoli sintomi debbono comparire in qualche momento nel corso del disturbo:
    1. quattro sintomi dolorosi: una storia di dolore riferita ad almeno quattro localizzazioni o funzioni (per es. testa, addome, schiena, articolazioni, arti, torace, retto, dolori mestruali, dolore nel rapporto sessuale o durante la minzione);
    2. due sintomi gastro-intestinali: una storia di almeno due sintomi gastro-intestinali in aggiunta al dolore (per es. nausea, meteorismo, vomito al di fuori della gravidanza, diarrea, oppure intolleranza a numerosi cibi diversi);
    3. un sintomo sessuale: una storia di almeno un sintomo sessuale o riproduttivo in aggiunta al dolore (per es. indifferenza sessuale, disfunzioni dell’erezione o dell’eiaculazione, cicli mestruali irregolari, eccessivo sanguinamento mestruale, vomito durante la gravidanza);
    4. un sintomo pseudo-neurologico: una storia di almeno un sintomo o deficit che fa pensare ad una condizione neurologica non limitata al dolore (sintomi di conversione, come alterazioni della coordinazione o dell’equilibrio, paralisi o ipostenia localizzate, difficoltà a deglutire o nodo alla gola, mancamenti, afonia, ritenzione urinaria, allucinazioni, perdita della sensibilità tattile o dolorifica, diplopia, cecità, sordità, convulsioni, sintomi dissociativi come amnesia, oppure perdita di coscienza con modalità diverse dai mancamenti).
  3. L’uno o l’altro di 1. e 2.:
    1. dopo le appropriate indagini, ciascuno dei sintomi del Criterio B non può essere esaurientemente spiegato con una condizione medica generale conosciuta o con gli effetti diretti di una sostanza (per es. una droga di abuso, o un medicinale);
    2. quando vi è una condizione medica generale collegata, le lamentele fisiche o la menomazione sociale o lavorativa che ne deriva risultano sproporzionate rispetto a quanto ci si dovrebbe aspettare dalla storia, dall’esame fisico e dai reperti di laboratorio.
  4. I sintomi non sono prodotti intenzionalmente o simulati (come nel Disturbo fittizio o nella Simulazione).

American Psychiatric Association (2000). DSM-IV-TR Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders , Fourth Edition, Text Revision. Edizione Italiana: Masson, Milano.

 

Dott. Roberto Cavaliere

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NARCOLESSIA

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I criteri diagnostici per la Narcolessia secondo il DSM-IV-TR* sono i seguenti:

  1. Attacchi irresistibili di sonno ristoratore che ricorrono quotidianamente per almeno 3 mesi.
  2. La presenza di uno o entrambi i sintomi seguenti:
    1. cataplessia (cioè, brevi episodi di improvvisa perdita bilaterale del tono muscolare, più spesso in associazione con emozioni intense)
    2. ricorrenti intrusioni di sonno-REM nel passaggio fra il sonno e la veglia, come attestato sia da allucinazioni ipnopompiche o ipnagogiche, sia da paralisi del sonno all’inizio o alla fine degli episodi di sonno.
  3. Il disturbo non è dovuto agli effetti fisiologici diretti di una sostanza (cioè, una sostanza di abuso, un farmaco) o di un’altra condizione medica generale.

American Psychiatric Association (2000). DSM-IV-TR Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders , Fourth Edition, Text Revision. Edizione Italiana: Masson, Milano.

 

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MOLESTIE E VIOLENZE PSICOLOGICHE

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Possiamo considerare molestie e violenze psicologiche (l’elenco e lungi dall’essere esaustivo):

  • la molestia e violenza verbale
  • i comportamenti sadici che procurano sofferenza
  • i comportamententi tesi a sottovalutare l’altro
  • i comportamenti tesi a manipolare l’altro
  • il rifiuto affettivo di uno dei due all’interno della coppia
  • le pretese eccessive o sproporzionate rispetto alle possibilità dell’altro
  • i comandi e le ingiunzioni contradditorie ed impossibili da attuare

Queste molestie e violenze sono effettuate in maniera subdola, non troppo evidente, allo scopo di destabilizzare l’altro senza che chi le attua se ne assuma la responsabilità. Infatti, spesso, la vittima si coilpevolizza a tal punto da ritenere di meritare tali comportamenti.

Nel passato affettivo e relazionale dei soggetti vittime di tali molestie e violenze si riscontra un modello simile nella coppia genitoriale.

Dott. Roberto Cavaliere

TESTIMONIANZA

Buongiorno.Io non so se riuscirò a vivere mai un amore pieno, normale, duraturo, maturo.Non so se riuscirò mai a realizzarmi nell’amore, così come nella vita.E credo che, prima del mio amore malato per un uomo, ci sia una delicata storia di infanzia negata, violata da due genitori che non hanno saputo trasmettermi la dignità di esistere. Inoltre, la mia incapacità di gestire relazioni sane con gli uomini, è solo il riverbero di una vita di umiliazioni, ahimè, autoinferte e reiterate.E’ come se la profezia lanciata da mio padre (uomo alcolista e violento) quando ero bambina: “Tu sarai sempre una serva!!” , si fosse autoavverata in tutti i campi della mia vita.E ora non so proprio con chi prendermela…Mio padre, che ha reso la mia infanzia terrificante, oggi è malato e infermo… mia madre è una anziana signora che si occupa di lui con tutta ladedizione di una coalcolista.Quando ero bambina temevo l’ira incontrollata di mio padre e pensavo che mia madre fosse la vittima sacrificale di tutta quella violenza. Povera mamma, pensavo, anche se a volte la imploravo di andarcene via da casa, io lei e le mie tre sorelle. Lei rispondeva che no, non si poteva e piangeva sulla mia spalla. Io, la consolavo.A sei anni consolavo mia madre che piangeva sulla mia spalla dopo che mio padre ubriaco l’aveva picchiata; spesso picchiava anche le mie sorelle (più grandi di me) e rompeva i mobili di casa (così celebrava compiutamente la sua rabbia).Salvo poi lasciami sola con lui, dopo queste sfuriate, io l’unica figlia che non toccava, per andarsene fuori casa qualche ora con le mie sorelle. E io avevo sempre paura che mi abbandonassero lì con mio padre quando, ubriaco e sfinito, si sdraiava accanto a me (impietrita dalla paura) per dirmi frasi sconnesse o chiedermi di tagliargli le unghie dei piedi. La mia infanzia, periodo di oscurantismo medievale, finisce a 15 anni, quandome ne vado di casa. Ma “le streghe son tornate”, a 19 anni quando scopro di essere sieropositiva, contagiata per via sessuale dal mio ragazzo, extossicodipendente. Dieci anni di aspettativa di vita, dicono i medici del reparto infettivi; l’esperienza fin ora non offre prospettive migliori. Quindi mi do da fare, rimuovo il problema, mi prendo la vita e la mangio finoall’osso. Studio, cinque anni di magistrali serali, che mi aprono al mondo meraviglioso ed intrigante della cultura; mi diplomo, faccio teatro, vado ateatro… lavoro in Comune.. decido di entrare in terapia (psicodramma), vivo da sola, anche se ho qualche storia. E’ difficile incontrare un uomo che non utilizzi la questione sieropositività per non impegnarsi… Comunque sono tutte relazioni con uomini problematici e abbandonici… Uno mi dice che mi lascia perchè non vuole vivere un lutto (ma io sto ancora molto bene…), l’altro non vuole fare l’amore con me e finisce per non baciarmi neanche più, l’altro ancora mi ama alla follia, mi conquista come fosse una prova con sé stesso… salvo poi lasciarmi quando io mi innamoro davvero. Un altro ancora si prodiga per avere le mie attenzioni, poi comincia a parlarmi diffusamente della sua ex e di quanto lui ne è ancora innamorato…Poi è la volta di un ex tossicodipentende, che proprio ex non è, quindi lo lascio e lui mi deruba, svuotandomi la casa. Insomma un disastro! Mi svendo,sì, per un abbraccio caldo vendo l’anima, a alla fine sono sempre più sottile… fragile, confusa, incapace di valutare se e quanto valgo.. La cosa diabolica è che, quando incontro gli uomini della mia vita, sento subito “puzza di bruciato” e malgrado ciò o forse proprio per questo, cado trale loro braccia come una pera matura… Consapevole che quello non è un uomo sano. Nelle mie storie, il timore fa parte del gioco. Sono consapevole di entrare ogni volta nella tana del lupo, ma quella tana mi attrae ed è come se non potessi starne fuori.E’ una specie di maledizione, un’implacabile destino che continuo ad assecondare nell’amore così come nella vita. Sì, nella vita, appunto, ho continuato a boicottare ogni prospettiva che fosse positiva per me. Ho cambiato una decina di volte casa, con un dispendio dienergie e denaro non indifferente. Avevo un lavoro sicuro, statale, ma mi sono licenziata per inseguire il sogno dell’Università… che ho concluso. Così ora sono una laureata con 110 e lode (educatore interculturale – che caso, mi piace potermi occupare degli “ultimi” gli immigrati), precaria, part-time diquarantadue anni. E, per integrare faccio la badante ad una nonnina di 99 anni, una noia mortale,un delirio, un’agonia, una svalorizzazione senza precedenti… una regressione negativa, ai tempi in cui facevo le pulizie e “ramazzavo” mezza città per pagarmi le spese di casa. La serva faccio, una serva laureata, con un’intelligenza brillante (così dissero alcuni miei docenti), ma sempre serva rimango, come mi diceva sempre mio padre.Come il protagonista di una poesia tratta dall’antologia di Spoon River il cui epitaffio suonava più o meno così: “Povero marinaio, la sua nave è logora, è lui ora non c’è più. Nessun naufragio, non ha mai salpato oltre il porto, si è dibattuto rovinosamente contro sé stesso”. E’ gli uomini ?Ho vissuto sei anni con un uomo, un amico di vecchia data che non credo diavere mai amato… Lui è una persona anaffettiva, introversa, impermeabile alleemozioni… ma non può fare diversamente. Non ha avuto altre relazioni oltrequella con me. Sua madre era depressa cronica, costantemente dentro e fuoridall’ospedale psichiatrico. Non credo possa essere diverso da quello che è, nési possa concedere il lusso di assaporare ed esprimere le proprie emozioni… Eneppure fidarsi di una donna. So che non si siamo incontrati per caso, ma ora èfinita e non gliene voglio.Ora ho una relazione con un uomo di colore incasinatissimo, senza soldi, moltoafricano, analfabeta, ma che mi sa coccolare. Ancora una volta una storia senzafuturo… Questa mattina mi ha chiesto in prestito 600 euro per l’assicurazionedella sua macchina. Io non glieli ho dati, ma ora mi sto domandando se domanici vedremo oppure lui sarà risentito con me… Una donna sana sarebbe lei risentita, credo.C’è speranza per me?Vi prego, non lasciatemi sola…Silvia

 

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

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