Anoressia transitoria in adolescenza

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Anoressia Transitoria in Adolescenza: Un Fenomeno da Comprendere

L’adolescenza è un periodo di profonde trasformazioni fisiche, psicologiche e sociali. In questa fase di crescita, l’alimentazione può subire alterazioni temporanee che, in alcuni casi, assumono la forma di episodi di anoressia transitoria. Questo fenomeno si manifesta con una riduzione dell’appetito o un rifiuto temporaneo del cibo, senza però sfociare in una vera e propria patologia anoressica.

Cos’è l’Anoressia Transitoria?

L’anoressia transitoria in adolescenza si riferisce a episodi di restrizione alimentare che non evolvono in un disturbo alimentare cronico, come l’anoressia nervosa. Può trattarsi di periodi in cui l’adolescente riduce drasticamente l’assunzione di cibo a causa di stress, insicurezze legate all’immagine corporea, pressioni scolastiche o sociali, oppure cambiamenti ormonali tipici dell’età.

A differenza dell’anoressia nervosa, che è caratterizzata da una distorsione persistente dell’immagine corporea e un intenso timore di ingrassare, l’anoressia transitoria tende a risolversi spontaneamente, senza conseguenze patologiche a lungo termine.

Cause e Fattori Scatenanti

Le cause di questo fenomeno possono essere molteplici e spesso interconnesse:

  • Fattori psicologici: momenti di stress, ansia per la scuola, problemi familiari o pressioni sociali possono influenzare temporaneamente l’appetito.
  • Cambiamenti ormonali: l’adolescenza è una fase di rapida maturazione fisica e i cambiamenti ormonali possono alterare la percezione della fame.
  • Influenze sociali e culturali: i modelli estetici promossi dai media e dai social network possono indurre alcuni adolescenti a ridurre l’assunzione di cibo per adeguarsi a standard idealizzati.
  • Esperienze emotive intense: lutti, delusioni amorose o difficoltà relazionali possono portare a un momentaneo calo dell’appetito.

Come Riconoscerla?

I segnali dell’anoressia transitoria possono includere:

  • Perdita di interesse per il cibo o riduzione dell’appetito senza una ragione medica evidente.
  • Saltare pasti occasionalmente o evitare certi alimenti per paura di ingrassare.
  • Lamentarsi di sentirsi “troppo pieni” dopo aver mangiato poco.
  • Umore instabile, legato alla percezione del proprio corpo o ad altri fattori di stress.
  • Episodi limitati nel tempo, senza una perdita di peso significativa o altre manifestazioni tipiche dell’anoressia nervosa.

Quando Preoccuparsi?

L’anoressia transitoria, nella maggior parte dei casi, si risolve spontaneamente con il passare del tempo e con il supporto della famiglia e degli amici. Tuttavia, è importante monitorare la situazione per evitare che si trasformi in un disturbo alimentare vero e proprio.

Bisognerebbe prestare attenzione se:

  • Il calo dell’appetito persiste per settimane o mesi.
  • Si osserva una perdita di peso significativa e continua.
  • L’adolescente sviluppa un’ossessione per il peso, il cibo o l’esercizio fisico.
  • Si manifestano sintomi di ansia o depressione associati all’alimentazione.

In questi casi, è consigliabile rivolgersi a un medico, uno psicologo o un nutrizionista specializzato in disturbi alimentari.

Come Aiutare un Adolescente con Anoressia Transitoria?

Il ruolo della famiglia e dell’ambiente circostante è fondamentale nel favorire il recupero dell’equilibrio alimentare. Alcuni suggerimenti utili includono:

  • Creare un ambiente sereno: evitare pressioni eccessive sul cibo e sul peso corporeo.
  • Favorire un dialogo aperto: ascoltare le preoccupazioni dell’adolescente senza giudicarlo.
  • Dare il buon esempio: mantenere abitudini alimentari sane e un atteggiamento positivo nei confronti del corpo.
  • Incoraggiare un rapporto sano con il cibo: proporre pasti equilibrati senza insistere o forzare.
  • Osservare senza allarmismi: monitorare l’evoluzione della situazione, ma senza generare ansia.

Conclusioni

L’anoressia transitoria è un fenomeno comune in adolescenza e, nella maggior parte dei casi, non rappresenta un problema grave. Tuttavia, è fondamentale riconoscerne i segnali e fornire il giusto supporto per evitare che possa evolvere in un disturbo alimentare cronico. Educare i ragazzi a un rapporto equilibrato con il cibo e il proprio corpo, senza pressioni né estremismi, è la chiave per aiutarli a vivere serenamente questa fase della crescita.

Dottor Roberto Cavaliere Psicoterapeuta. Studio professionale in Milano, Roma e Salerno. Possibilità di effettuare sedute tramite videochiamata.

➡️Per info e contatti 3208573502 dotcavaliere@gmail.com

Gestione Sintomi iniziali dell’ Anoressia

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La gestione dei sintomi prodromici o iniziali dell’anoressia da parte dei familiari è fondamentale per prevenire un peggioramento della situazione. Ecco alcune strategie utili:

1. Osservare senza giudicare

  • Prendere nota dei cambiamenti comportamentali e fisici senza accusare o criticare.
  • Osservare il rapporto con il cibo e il corpo, evitando commenti diretti sull’aspetto fisico.

2. Mantenere un dialogo aperto e accogliente

  • Creare un ambiente di fiducia e ascolto senza pressioni.
  • Evitare frasi come “Stai dimagrendo troppo” o “Devi mangiare di più”, che potrebbero aumentare la resistenza.
  • Mostrarsi disponibili a parlare delle emozioni e delle preoccupazioni, senza focalizzarsi solo sul cibo.

3. Evitare di controllare ossessivamente l’alimentazione

  • Non imporre obblighi sul cibo o monitorare ogni boccone.
  • Creare un ambiente familiare sereno durante i pasti, senza tensioni.

4. Promuovere un rapporto sano con il cibo e il corpo

  • Evitare commenti negativi su peso, dieta o aspetto fisico, anche su sé stessi o altre persone.
  • Dare il buon esempio adottando abitudini alimentari equilibrate senza estremismi.

5. Incoraggiare attività sociali e interessi alternativi

  • Supportare la partecipazione a hobby, sport (non ossessivi) o attività artistiche per distogliere il focus dall’alimentazione.

6. Cercare supporto professionale tempestivamente

  • Se i sintomi persistono o peggiorano, consultare un medico, uno psicologo o un nutrizionista specializzato in disturbi alimentari.
  • Coinvolgere specialisti senza imporre la decisione, ma proponendola come un aiuto per il benessere generale.

7. Gestire le proprie emozioni come familiari

  • Essere pazienti e non farsi sopraffare dalla frustrazione o dalla paura.
  • Cercare supporto anche per sé stessi, attraverso gruppi di auto-aiuto o specialisti.

Intervenire precocemente con empatia e comprensione può fare la differenza nel prevenire l’aggravarsi della situazione e favorire una presa di coscienza da parte della persona coinvolta.

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Sintomi prodromici dell’ Anoressia

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I sintomi prodromici dell’anoressia nervosa possono manifestarsi gradualmente e includono segnali fisici, comportamentali ed emotivi. Ecco alcuni dei più comuni:

1. Sintomi Comportamentali:

  • Preoccupazione ossessiva per il cibo (contare le calorie, leggere ossessivamente le etichette nutrizionali).
  • Riduzione progressiva delle porzioni o eliminazione di interi gruppi alimentari (es. carboidrati, grassi).
  • Evitare i pasti o trovare scuse per non mangiare (es. “ho già mangiato”, “non ho fame”).
  • Rituali alimentari insoliti, come tagliare il cibo in pezzi minuscoli o mangiare molto lentamente.
  • Eccessiva attenzione alla forma del corpo e frequente confronto con gli altri.
  • Aumento dell’attività fisica in modo ossessivo e sproporzionato all’alimentazione.
  • Isolamento sociale per evitare occasioni in cui si mangia insieme.

2. Sintomi Fisici:

  • Perdita di peso evidente o cambiamenti nella composizione corporea.
  • Sensazione di freddo costante dovuta alla riduzione del grasso corporeo.
  • Affaticamento e debolezza.
  • Capelli e unghie fragili, pelle secca.
  • Alterazioni del ciclo mestruale nelle donne.
  • Disturbi digestivi, come gonfiore o stitichezza.

3. Sintomi Psicologici:

  • Ansia o paura intensa di ingrassare, anche se sottopeso.
  • Distorsione dell’immagine corporea, ovvero percezione alterata del proprio peso.
  • Cambiamenti d’umore, irritabilità o depressione.
  • Perfezionismo e autocritica eccessivi.

Questi segnali possono comparire mesi o anni prima della diagnosi di anoressia e dovrebbero essere considerati campanelli d’allarme. Se si notano tali sintomi in sé o in qualcuno vicino, è importante consultare un medico o uno specialista in disturbi alimentari il prima possibile.

Dottor Roberto Cavaliere Psicoterapeuta. Studio professionale in Milano, Roma e Salerno. Possibilità di effettuare sedute tramite videochiamata.

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Correlazioni tra DOC e DCA

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CORRELAZIONI TRA DCA E DOC
Il disturbo ossessivo-compulsivo (DOC) e i disturbi del comportamento alimentare (DCA), come anoressia nervosa, bulimia nervosa e disturbo da alimentazione incontrollata, presentano numerose correlazioni a livello psicologico, comportamentale e neurobiologico. Le principali connessioni tra i due disturbi includono:

1. Sintomi ossessivo-compulsivi nei DCA

➡️Molte persone con anoressia nervosa, in particolare nel sottotipo restrittivo, mostrano pensieri ossessivi legati al cibo, al peso e alla forma corporea, così come rituali alimentari rigidi (es. contare le calorie, mangiare solo certi alimenti, pesarsi ripetutamente).

➡️Anche nella bulimia nervosa, possono essere presenti rituali compulsivi, come il bisogno di abbuffarsi e poi compensare con vomito autoindotto o esercizio fisico eccessivo.

2. Meccanismi di controllo e rigidità cognitiva

➡️Sia nel DOC che nei DCA si osserva un’elevata perfezionismo patologico e un forte bisogno di controllo.

➡️Le persone con DOC tendono a temere la perdita di controllo sui loro pensieri e azioni, mentre chi soffre di DCA spesso teme la perdita di controllo sul proprio corpo e sulla propria alimentazione.

3. Ansia e regolazione emotiva

➡️Entrambi i disturbi sono associati a livelli elevati di ansia.

➡️Il DOC è caratterizzato da ossessioni che generano ansia e compulsioni per ridurla.

➡️Nei DCA, il controllo del cibo e del corpo può servire come strategia di gestione dell’ansia, riducendo temporaneamente il disagio emotivo.

4. Neurobiologia e genetica condivisa

Studi di neuroimaging hanno mostrato anomalie simili nei circuiti cortico-striato-talamo-corticali, implicati nel controllo dei comportamenti ripetitivi e compulsivi.

Vi è anche una predisposizione genetica comune, con parenti di primo grado delle persone con DOC che presentano un rischio aumentato di sviluppare DCA e viceversa.

5. Comorbilità frequente

Il DOC e i DCA spesso coesistono nella stessa persona. Alcuni studi suggeriscono che fino al 25-69% delle persone con anoressia abbia anche sintomi ossessivo-compulsivi.

Alcuni sottotipi di DOC, come il DOC da contaminazione e il DOC da simmetria/perfezionismo, sono particolarmente associati ai DCA.

6. Trattamenti sovrapponibili

La terapia cognitivo-comportamentale (CBT) è efficace in entrambi i disturbi, aiutando a modificare i pensieri ossessivi e i comportamenti compulsivi.

Gli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (SSRI), come la fluoxetina, vengono utilizzati sia nel DOC che nella bulimia nervosa per ridurre i sintomi compulsivi e le abbuffate.

Conclusione
Il DOC e i DCA condividono numerosi aspetti psicologici e neurobiologici, caratterizzati da ossessioni, compulsioni e ansia elevata. La loro comorbilità suggerisce che potrebbero rappresentare manifestazioni diverse di uno spettro comune di disturbi ossessivo-compulsivi. Un trattamento mirato a ridurre sia l’ansia che i comportamenti compulsivi può essere utile per affrontare entrambi i disturbi in modo efficace.

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Anoressia o Disturbo Ossessivo Compulsivo?

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Capire se un comportamento anoressico rappresenta una patologia a sé stante (ovvero un disturbo del comportamento alimentare primario) o se rientra in uno spettro di disturbi ossessivo-compulsivi (DOC) richiede un’analisi approfondita di diversi aspetti clinici. Ecco alcuni criteri chiave per differenziare le due condizioni:

1. Focus principale delle ossessioni e compulsioni

➡️Anoressia nervosa primaria: il pensiero ossessivo è incentrato quasi esclusivamente sul peso, la forma corporea e il controllo dell’alimentazione. Le compulsioni sono legate a comportamenti alimentari rigidi (evitamento del cibo, conteggio calorico, esercizio eccessivo).

➡️DOC con sintomi anoressici: le ossessioni sono più generalizzate e possono riguardare pulizia, ordine, simmetria, paura della contaminazione, sensazione di “impurità” che si estende oltre il cibo. Il controllo dell’alimentazione può essere solo una delle manifestazioni del disturbo.

2. Motivazione del comportamento restrittivo

➡️Anoressia primaria: la restrizione alimentare è egosintonica (il paziente è convinto che sia giusta e necessaria per il proprio ideale di magrezza). C’è un’intensa paura di ingrassare e un’immagine corporea distorta.

➡️DOC con restrizione alimentare: il comportamento restrittivo è egodistonico (il paziente lo vive come fastidioso o illogico, ma si sente costretto a seguirlo per ridurre l’ansia). Ad esempio, una persona con DOC potrebbe evitare certi cibi perché teme di essere contaminata, non perché vuole dimagrire.

3. Presenza di altri sintomi ossessivo-compulsivi

➡️Anoressia primaria: possono esserci rituali legati al cibo (mangiare in un certo ordine, tagliare il cibo in pezzi piccoli), ma raramente si estendono ad altre aree della vita.

➡️DOC con sintomi anoressici: ci sono ossessioni e compulsioni multiple, come lavarsi le mani ripetutamente, controllare gli oggetti, contare numeri specifici, ecc. Il disturbo non è limitato al cibo e alla forma corporea.

4. Risposta ai trattamenti

➡️Anoressia primaria: risponde meglio a trattamenti specifici per i disturbi alimentari (terapia cognitivo-comportamentale per DCA, nutrizione assistita).

➡️DOC con restrizione alimentare: risponde meglio a terapie specifiche per il DOC, come la terapia cognitivo-comportamentale con esposizione e prevenzione della risposta (ERP) e gli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (SSRI).

5. Decorso e sviluppo del disturbo

➡️Anoressia primaria: spesso inizia nell’adolescenza, con un focus immediato sul controllo del peso. Può evolvere in bulimia o in una cronicizzazione della restrizione.

➡️DOC con sintomi anoressici: può emergere in qualsiasi età, spesso in persone con una storia pregressa di DOC. Il comportamento alimentare può cambiare nel tempo e non essere stabile.

Quando i due disturbi coesistono?

In alcuni casi, l’anoressia e il DOC possono coesistere, rendendo la diagnosi più complessa. Ad esempio, una persona può soffrire di anoressia ma avere anche rituali compulsivi non legati al cibo, come lavarsi ripetutamente le mani per paura di contaminazione.

Se il comportamento alimentare è parte di un quadro ossessivo più ampio, si parla di DOC con sintomi alimentari. Se invece l’ossessione per il peso e la forma corporea è predominante, è più probabile che si tratti di anoressia nervosa.

Conclusione
Per distinguere tra anoressia e DOC con restrizione alimentare è fondamentale considerare:
✔ Il focus delle ossessioni (solo sul peso o più generalizzate)
✔ La motivazione del comportamento (dimagrimento o riduzione dell’ansia)
✔ La presenza di altri sintomi ossessivo-compulsivi
✔ La risposta ai trattamenti
✔ Il decorso del disturbo
Una valutazione clinica approfondita da parte di uno psicologo o psichiatra è essenziale per una diagnosi accurata e un trattamento adeguato.

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L’ Anoressia Infantile

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L’anoressia infantile è un disturbo alimentare che si manifesta nei bambini, tipicamente tra i 6 mesi e i 3 anni di età o al massimo entro gli 8 anni, e si caratterizza da una marcata riduzione dell’appetito e dal rifiuto di alimentarsi. Questo disturbo non va confuso con l’anoressia nervosa, che si presenta solitamente in adolescenza o età adulta. L’anoressia infantile può influenzare negativamente la crescita e lo sviluppo del bambino, oltre a generare grande preoccupazione nei genitori.

✅Sintomi
I sintomi dell’anoressia infantile possono includere:
1. Rifiuto persistente del cibo: Il bambino rifiuta di mangiare o accetta solo quantità molto limitate di cibo.
2. Assenza di fame: Il bambino non sembra mai avere fame e può mostrare un disinteresse generale per il cibo.
3. Crescita rallentata o stagnante: La mancanza di nutrizione adeguata può portare a un arresto della crescita o a un ritardo nello sviluppo fisico.
4. Comportamenti selettivi: Il bambino potrebbe accettare solo determinati cibi e rifiutare gli altri, spesso con forte resistenza.
5. Disturbi emotivi: Il rifiuto del cibo può essere accompagnato da irritabilità, ansia o capricci durante i pasti.
6. Perdita di peso: Nei casi più gravi, il bambino può perdere peso o non riuscire a guadagnarlo in modo adeguato.

✅Cause
Le cause dell’anoressia infantile sono complesse e possono essere di natura multifattoriale:
1. Fattori psicologici: Alcuni bambini possono sviluppare l’anoressia infantile come risposta a situazioni di stress, cambiamenti significativi (come l’arrivo di un fratello), o come una forma di controllo sull’ambiente circostante.
2. Relazione con i genitori: La tensione nei pasti, le aspettative troppo alte da parte dei genitori o l’eccessiva pressione sul bambino affinché mangi possono contribuire al rifiuto del cibo.
3. Problemi medici: In alcuni casi, possono essere presenti problemi di salute sottostanti, come infezioni, reflusso gastroesofageo o allergie alimentari che rendono l’atto del mangiare sgradevole o doloroso per il bambino.
4. Fattori ambientali: Lo stile di vita familiare, le abitudini alimentari irregolari o i conflitti durante i pasti possono influenzare negativamente l’alimentazione del bambino.

✅Terapie
Il trattamento dell’anoressia infantile richiede un approccio multidisciplinare che coinvolge pediatri, psicologi, e nutrizionisti:

1. Valutazione medica: È importante escludere eventuali cause mediche del rifiuto del cibo. Un pediatra può condurre esami e test per determinare se ci sono problemi fisici alla base dell’anoressia.

2. Supporto psicologico: Il supporto psicologico è fondamentale, sia per il bambino che per i genitori. La terapia familiare può aiutare a migliorare la dinamica dei pasti e a ridurre la tensione durante l’alimentazione. In alcuni casi, può essere utile anche una terapia cognitivo-comportamentale per il bambino, per affrontare eventuali paure o ansie legate al cibo.

3. Intervento nutrizionale: Un nutrizionista o un dietista può aiutare a pianificare pasti equilibrati che siano attraenti per il bambino, e a stabilire un programma alimentare che incoraggi un’assunzione graduale ma costante di cibo.

4. Modifica del comportamento: Tecniche di modificazione del comportamento, come il rinforzo positivo e la desensibilizzazione graduale, possono essere utilizzate per migliorare l’atteggiamento del bambino nei confronti del cibo.

5. Educazione dei genitori: Educare i genitori su come gestire i pasti in modo positivo e senza conflitti è fondamentale. I genitori devono imparare a creare un ambiente tranquillo durante i pasti, a non insistere troppo sul cibo e a offrire alternative salutari senza forzare il bambino.

✅Conclusione
L’anoressia infantile è un disturbo complesso che richiede un intervento tempestivo per evitare complicazioni a lungo termine nella crescita e nello sviluppo del bambino. Con il giusto supporto medico, psicologico e nutrizionale, molti bambini riescono a superare questo disturbo e a sviluppare un rapporto sano con il cibo.

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9 RIFLESSIONI SUI DISTURBI DEL COMPORTAMENTO ALIMENTARE

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LA SERENITA’ E LA FELICITA’ NON HANNO PESO 

Le seguenti riflessioni sono di Renate Göckel , psicologa e psicoterapeuta tedesca. esperta in disturbi del comportamento alimentare. Rappresentano un perfetto sunto degli aspetti psicologici di tale tipologia di disturbi e con una modalità diretta e sintetica aiutano ad avviare una riflessione consapevole sulle possibili cause.

  •  „L’anoressica sembra dire: «Tengo sotto controllo il mio corpo e i suoi bisogni, e vi odio tutti, voi che siete così deboli da cedere ai bisogni del vostro corpo. Io sono più forte di voi, mi sento superiore». Un soggetto anoressico ha sempre un che di inavvicinabile.“
  • „Tra anoressia, bulimia e obesità esistono più affinità che differenze e il lavoro terapeutico svolto con pazienti appartenenti a queste tre categorie ha sempre rivelato in modo inequivocabile che tutti i disturbi alimentari a carattere maniacale hanno radici comuni.“
  • „I soggetti anoressici, con la loro apparente fragilità, il loro corpo sfinito e consunto. suscitano un senso in parte di pietà, in parte di ammirazione, a volte anche di ribrezzo, sempre, comunque, di stupore.“
  • „Tra le donne bulimiche che ho conosciuto non ve ne era una che non avesse sperimentato l’ambiguo, contraddittorio messaggio materno: «Sii come me, e diversa da me».“
  • „Nella sessualità emerge chiaramente il principio cui obbediscono le donne che mangiano troppo: sopportare, reprimere il proprio desiderio o l’assenza di desiderio e al tempo stesso sforzarsi fingendo una voglia che immaginano ci si aspetti da loro. In questo modo credono di avere tutto in pugno.“
  • „La donna grassa, obesa, si isola fisicamente grazie alla sua barriera protettiva, dato che non riesce a farlo a livello psichico.“
  • „La donna bulimica accetta solo la propria immagine perfetta e rifiuta il vero Io, che quasi nemmeno conosce e di cui teme il manifestarsi.“
  • „Le donne che soffrono di disturbi alimentari temono di essere scoperte. Hanno bisogno di distanza proprio per non essere viste come in realtà sono: esseri fragili, bisognosi, con il terrore di essere respinti e di non ricevere ciò che desiderano.“
  • „Il cammino è la vita reale o, come dice un proverbio cinese: «La via è la vita». Per i bulimici è l’opposto: vorrebbero raggiungere la meta possibilmente subito e con sicurezza e saltare il cammino, cioè la vita.“

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

Studio in Milano, Roma, Napoli e Vietri sul Mare (Sa)

per contatti e consulenze private in studio, telefoniche e/o via Skype:

tel.320-8573502 email:cavalierer@iltuopsicologo.it

DIAGNOSI DI UN DCA

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La diagnosi di un disturbo del comportamento alimentare (DCA) è molto spesso misconosciuta anche dai professionisti della salute mentale. Ciò che qui vogliamo proporvi è un memorandum di alcune domande relative ai DCA che dovrebbero essere poste a tutti i pazienti sospetti. Questo semplice strumento di screening è denominato SCOFF-Questions:
  • Vi sentite male (talvolta al punto di vomitare) quando vi sentite troppo pieni?
  • Vi preoccupate di avere perso il controllo della quantità di cibo ingerito?
  • Recentemente avete perso più di quattrodici libbre di peso in tre mesi?
  • Vi credete grassi anche se gli altri vi ritengono troppo magri?
  • Direste che il cibo domina la vostra vita?
NOTA: Segnate un punto per l’ogni risposta “sì”; un totale di due o più è un’indicazione probabile di anoressia o bulimia nervosa.

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

Studio in Milano, Roma, Napoli e Vietri sul Mare (Sa)

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TEST SUL DISTURBO D’ALIMENTAZIONE INCONTROLLATA (BINGE EATING)

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QUESTIONARIO BES – BINGE EATING SCALE
(J. Gormally et al. 1982)

Il questionario BES è un test diretto alla valutazione del Binge Eating, il cui sintomo principale sono le abbuffate compulsive.

La compilazione del questionario deve essere effettuata selezionando l’affermazione che sembra più adatta a descrivere la propria condizione emotiva. Per ciascuno dei 16 gruppi di affermazioni è necessario selezionare una sola delle quattro possibilità.

Ricorda che il seguente test non possiede alcuna funzione diagnostica; esso non sostituisce un consulto specialistico e il suo risultato è puramente indicativo. Ora puoi procedere.


Domanda 1.

1. Non penso al mio peso e alle dimensioni del mio corpo quando sono con altre persone
2. Mi preoccupo del mio aspetto ma questo non mi rende insoddisfatta/o di me
3. Penso al mio aspetto e al mio peso e mi sento delusa/o da me stessa/o
4. Penso molto al mio peso e provo spesso forte vergogna e disgusto per me stessa/o. Perciò evito per quanto possibile di incontrare altre persone

Domanda 2.
1. Non ho difficoltà a mangiare lentamente, seduta/o in maniera corretta
2. Mi sembra di trangugiare il cibo ma alla fine non mi sento troppo piena/o per aver mangiato eccessivamente
3. A volte mangio velocemente e dopo mi sento troppo piena/o
4. Di solito ingollo il cibo quasi senza masticarlo e poi mi sento scoppiare perché ho mangiato troppo

Domanda 3.
1. Quando voglio, sono capace di controllare i miei impulsi verso il cibo
2.Penso di avere minor controllo sul cibo rispetto alla maggior parte delle persone
3. Mi sento totalmente incapace di controllare i miei impulsi verso il cibo
4. Mi sento totalmente incapace di controllare il mio rapporto con l’alimentazione e cerco disperatamente di combattere i miei impulsi verso il cibo

Domanda 4.
1. Non ho l’abitudine di mangiare quando sono annoiata/o
2. Qualche volta mangio quando sono annoiata/o, ma spesso riesco a distrarmi e a non pensare al cibo
3. Spesso mangio quando sono annoiata/o, ma talvolta riesco a distrarmi e a non pensare al cibo
4. Ho l’abitudine di mangiare quando sono annoiata/o e niente riesce a farmi smettere

Domanda 5.
1. Di solito, quando mangio qualcosa è perché ho fame
2. Talvolta mangio d’impulso, senza avere veramente fame
3. Mi capita spesso di mangiare per soddisfare una sensazione di fame anche se fisicamente non ho bisogno di cibo; in queste occasioni non riesco nemmeno a gustare quello che mangio
4. Anche se non ho fisicamente fame, avverto il bisogno di mettere qualcosa in bocca e mi sento soddisfatta/o solo quando riesco a riempirmi la bocca (per esempio con un pezzo di pane). Qualche volta, quando questo succede, risputo il cibo per non ingrassare

Domanda 6.
1. Non mi sento per nulla in colpa, né provo odio per me stessa/o dopo aver mangiato troppo
2. A volte mi sento in colpa o provo odio per me stessa/o dopo aver mangiato troppo
3. Quasi sempre provo un forte senso di colpa o odio per me stessa/o se ho mangiato troppo

Domanda 7.

1. Quando sono a dieta non perdo mai del tutto il controllo sul cibo, anche in momenti in cui mangio troppo
2. Quando sono a dieta e mangio un cibo proibito, sento che ormai ho trasgredito e mangio ancora di più
3. Quando sono a dieta e mangio più del dovuto mi dico spesso: “Ormai hai trasgredito, perché non vai fino in fondo?” Quando questo succede, mangio ancora di più
4. Mi metto regolarmente a dieta stretta, ma poi interrompo la dieta con un’abbuffata. La mia vita è fatta di abbuffate
e digiuni

Domanda 8.
1. È raro che io mangi così tanto da sentirmi sgradevolmente piena/o
2. Circa una volta al mese mangio così tanto da sentirmi sgradevolmente piena/o
3. Ci sono periodi regolari durante il mese in cui mangio grandi quantità di cibo, ai pasti o fuori dai pasti
4. Mangio così tanto che di solito, dopo aver mangiato, mi sento piuttosto male e ho nausea

Domanda 9.
1. La quantità di calorie che assumo è abbastanza costante nel tempo
2. Qualche volta, dopo aver mangiato troppo, cerco di mangiare pochissime calorie per compensare l’eccesso del
pasto precedente.
3. Ho l’abitudine di mangiare troppo di sera. Di solito non ho fame la mattina e mangio troppo la sera
4. Da adulto ho avuto periodi di circa una settimana in cui mi sono imposto diete da fame, a seguito di periodi in cui avevo mangiato troppo. La mia vita è fatta di abbuffate e digiuni

Domanda 10.
1. Di solito riesco a smettere di mangiare quando lo decido. So quando è ora di dire basta
2. A volte avverto un impulso a mangiare che non riesco a controllare
3. Spesso avverto impulsi a mangiare così forti che non riesco a vincerli, mentre altre volte riesco a controllarmi
4. Mi sento del tutto incapace di controllare i miei impulsi a mangiare. Ho paura di non farcela a smettere di mangiare con un atto di volontà

Domanda 11.
1.Non ho problemi a smettere di mangiare quando mi sento piena/o
2. Di solito riesco a smettere di mangiare appena mi sento piena/o, ma talvolta mangio così tanto da sentirmi piena/o
in modo sgradevole
3. Per me è un vero problema smettere di mangiare una volta che ho iniziato e di solito, alla fine, mi sento piena/o in modo sgradevole
4. Per me è un vero problema smettere di mangiare e qualche volta devo provocarmi il vomito per avere sollievo

Domanda 12.
1. Quando sono con gli altri (incontri familiari, occasioni sociali) mi sembra di mangiare come quando sono da sola/o
2. Quando sono con gli altri a volte non mangio quanto vorrei, perché sono consapevole dei miei problemi con il cibo
3. Quando sono con gli altri spesso mangio poco, perché mangiare di fronte ad altri mi imbarazza molto
4. Mi vergogno così tanto di mangiare troppo, che per farlo scelgo i momenti in cui nessuno mi vede. In effetti, mangio di nascosto

Domanda 13.
1. Faccio tre pasti al giorno e occasionalmente uno spuntino
2. Faccio tre pasti al giorno e di solito anche degli spuntini
3. Quando faccio molti spuntini salto i pasti regolari
4. Ci sono periodi in cui mi sembra di mangiare continuamente, senza pasti regolari

Domanda 14.
1. Non penso molto a controllare gli impulsi a mangiare che non vorrei avere
2. A volte la mia mente è occupata dal pensiero di come controllare l’impulso a mangiare
3. Spesso passo molto tempo pensando a quanto ho mangiato o a come fare per non mangiare
4. La mia mente è occupata per la maggior parte del tempo da pensieri sul mangiare. Mi sembra di essere continuamente in lotta per non mangiare

Domanda 15.
1. Non penso molto al cibo
2. Mi capita di avere un forte desiderio di cibo, ma solo per brevi periodi di tempo
3. Ci sono giorni in cui non penso ad altro che al cibo
4. La maggior parte delle mie giornate è occupata da pensieri sul cibo. Mi sembra di vivere per mangiare

Domanda 16.
1.Di solito so se sono affamata/o oppure no. Prendo la porzione giusta per saziarmi.
2. A volte non so bene se ho fisicamente fame oppure no. In questi momenti, mi è difficile capire quanto cibo ci vorrebbe per saziarmi.
3. Anche se sapessi quante calorie dovrei mangiare, non avrei un’idea chiara di quale sarebbe, per me, una normale quantità di cibo

CALCOLA IL PUNTEGGIO

Domanda Risposta 1 Risposta 2 Risposta 3 Risposta 4
1 0 0 1 3
2 0 1 2 3
3 0 1 3 3
4 0 0 0 3
5 0 1 2 3
6 0 1 3
7 0 2 3 3
8 0 1 2 3
9 0 1 2 3
10 0 1 2 3
11 0 1 2 3
12 0 1 2 3
13 0 0 2 3
14 0 1 2 3
15 0 1 2 3
16 0 1 2

 

  • S Se il punteggio complessivo è inferiore a 17 la presenza di sintomi di binge eating è IMPROBABILE
  • S Se il punteggio complessivo è compreso tra 17 e 27 la presenza di sintomi di binge eating è POSSIBILE
  • S Se il punteggio complessivo è superiore a 27 la presenza di sintomi di binge eating è PROBABILE               

TEST REPERITO SUL WEB

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

Studio in Milano, Roma, Napoli e Vietri sul Mare (Sa)

per contatti e consulenze private tel.320-8573502 email:cavalierer@iltuopsicologo.it

TESTIMONIANZA: LA BULIMIA NELLA MIA VITA

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La bulimia nella mia vita (dalla testimonianza di una mia paziente che mi ha invitata a pubblicare la storia, affinchè possa essere di aiuto a chi vive lo stesso problema. Un grazie di cuore).


E’ arrivato il momento piu’ difficile per me…quello di mettere nero su bianco…quello di proiettare su questo foglio le emozioni della mia vita…quelle emozioni dolorose che mi hanno portata a convincere la Dott.ssa Roberta Carechino a pubblicare questa storia e che parla del mio dolore.
Toccare per l’ennesima volta, queste emozioni non mi risulta facile: forse perchè sono li’ bloccate da qualche altro “mattone” che forma quel “muro” che non mi ha permesso di vivere completamente la mia vita.
Toccare nuovamente l’odio, l’orgoglio, la distruttività, mi riporta al progetto che mia madre aveva per me e che io, con molta facilità ho fatto mio.
Immagino che, quando ero nella pancia di mia madre, non mi devono essere arrivate notizie molto rassicuranti sul mondo esterno, ma non so se mia madre abbia avuto dei problemi durante la gravidanza.
Una delle poche notizie certe che ho avuto è quella delle minaccie di aborto e della mia nascita avvenuta prima del previsto, e con l’aiuto della ventosa.
Mi sono sentita ed ero completamente sola, sola col mio dolore e le mie angosce.
Il dolore della vita intrauterina si è rivelato talmente profondo, sordo, devastante da togliermi ogni energia.
Una delle esperienze piu’ drammatiche che è emersa, quando ho ripercorso i miei vissuti(con l’analisi e la terapia ) della vita prenatale, è stato scoprire quanto male mi sono fatta e ho fatto con le mie scelte.
Ho odiato mia madre perchè non si è presa cura di me, come volevo io.
Per lei il mio concepimento, la gravidanza, la mia nascita sono stati soltanto motivo di profonda sofferenza. Io ho sperimentato la sua assenza, il suo “non esserci”. Il suo “non esserci” mi ha fatto reagire “non essendoci” e non provando gioia per la vita. la mia reazione automatica è stata quindi, quella di “non essere presente”.
Forse è per questo che sono stata una bambina e una donna zitta e triste, priva di quella vivacità che lascia trasparire la gioia di vivere.
L’odio che ho agito, è stato diretto contro me stessa… per ottenere le cure di mia madre, ho dovuto spingermi talmente oltre che alla fine mi ammalai
veramente.Un piano di vendetta “diabolico”… per tenere fede a questo piano mi sono continuamente colpita, anche nel corpo. Bastava guardarmi per vedere i risultati devastanti della mia decisione di odio, che si è ritorto contro me stessa: mi sono colpita senza pietà proprio in quello che simboleggia la femminilità.
Durante l’adolescenza ho incominciato a mangiare in maniera forsennata e questo comportamento è durato quindici anni.
Il mio corpo ingrassava, diventava obeso…cosi’ potevo essere sicura che nessuno mi avrebbe guardata, nè tanto meno mia madre (che desiderava un maschio), nè mio padre che vedeva in me la bambina che diventava donna.
L’odio rimosso accumulato dentro di me mi faceva rifiutare le cose piacevoli della vita.
In parte mi sentivo anche in colpa di essere stata la causa di tante sofferenze di mia madre, oppure di non averle procurato nessuna gioia nascendo e questo senso di colpa che originava dall’odio, mi ha costretta a vivere cercando sempre di fare il massimo per mostrare quanto ero brava, ma senza riuscire ad ottenere nessun riconoscimento dagli altri.
Inoltre ho sempre sentito di non essere amata per quello che sono, ma per quello che facevo e che comunque dovevo sempre rinunciare a qualche cosa per essere amata.
La mia risposta è stata quella di chiedermi di non sentire piu’ niente… da qui la malattia del corpo e dell’anima, la distruzione della mia adolescenza, dei miei desideri, dell’allegria, della gioia, dei contatti dei coetanei…sono stati anni bui, di una sofferenza soffocata. Ho rinunciato ai miei desideri, coltivando un ideale di purezza che mi lasciava infelice e insoddisfatta, con la dolorosa sensazione di vivere una vita che non è vita, di vivere una vita
che non era la mia: mi sentivo un passerotto chiuso in gabbia.
Quante maschere, quante menzogne! Quanto dolore nel cercare la verità, la mia verità. Una verità che ho voluto, vedere nel mio cammino analitico fatto con la dott.ssa Carechino,per poter prendere un’altra decisione… quella di prendere per mano quella bambina e farla crescere con me, con amore, perdonarci tutto il male che ci siamo fatte insieme,e continuare il nostro cammino, cercando di fare tesoro della nostra esperienza passata.
Mia madre mi riferiva che, quando ero piccola, apparentemente tutto andava bene, che mangiavo e dormivo, non le davo fastidio. Da quando ho incominciato a mangiare da sola, mangiavo sempre poco, non ero affamata e non cercavo il cibo.
Dai dodici anni in poi, qualcosa cambiava, mangiavo sempre.Tutto questo mi fa pensare al mio disperato bisogno di affetto: nel cercare di riempire il vuoto, mi riempivo la pancia.
Avevo bisogno di aiuto, un aiuto che mi è stato donato da una persona speciale: la mia cara dott. ssa Roberta Carechino. Lei mi ha permesso di ritrovare la bambina e la donna dimenticata che c’è dentro di me.
Al pensiero che i suoi occhi sono capaci di guardarmi, le sue orecchie di ascoltarmi, mi commuovo…La cosa che, tra tutte le altre, mi ha colpito (parlo della dott.ssa) è stato il suo sguardo: ho sentito che, finalmente, mi potevo rispecchiare in occhi che mi guardano con amore, occhi che mi sembrano dolcissimi. Ecco, credo che quello che piu’ mi è mancato nel rapporto con mia madre si possa riassumere in questo: non ha mai potuto avvolgermi con quello sguardo amorevole.
Io sono rinata quando ho iniziato l’analisi: i miei ricordi, le mie sensazioni, i miei pensieri, la consapevolezza di me stessa, il dolore, le lacrime…tutto inizia da quel momento.
Rimuovere le vecchie ragnatele è il primo passo verso la libertà. Spesso sento dentro di me una forte energia, una gioia immensa…in questi momenti la mia vita si illumina.
La mia terapeuta, mi ha insegnato che bisogna trasformare i buchi incolmabili del bisogno, in cornici, pronte ad ospitare le tele bellissime dei miei desideri ancora inespressi. Trasormare ogni “non posso” in “voglio”
Grazie a lei ho scoperto il perdono: per me stessa e per gli altri. Il perdono mi permette di rompere il legame di rancore coltivato lungo gli anni e liberare parti di me prima imprigionate, soffocate, rafforzando le mie parti positive e l’amore.
Ho scoperto anche che quei momenti di sconforto, mi hanno portata ad utilizzare il cibo come mezzo di soddisfazione…forse l’unico mezzo che mi rimaneva per assaporare un piacere: il piacere della vita!
Poi qualcosa dentro di me è cambiato, ed ora mi ritrovo con un corpo che, nei suoi ritmi e tempi sta dimagrendo, sta prendendo sempre piu’ forma.
Ringrazio di vero cuore la Dott.ssa che mi ha seguito con pazienza e amore.

Ed io ringrazio Te per aver fatto questo dono a me e a quanti potranno avere un supporto leggendoTi. Con affetto Roberta Carechino. Entrambe ci scusiamo per la lunghezza del brano

Dott.ssa Roberta Carechino

Laureata in Pedagogia – Antropologa Sophianalista

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

Studio in Milano, Roma, Napoli e Vietri sul Mare (Sa)

per contatti e consulenze private tel.320-8573502 email:cavalierer@iltuopsicologo.it