COME PRENDERE UNA DECISIONE

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COME PRENDERE UNA DECISIONE
può essere difficile e stressante, specialmente quando le opzioni sono numerose o le conseguenze significative. Ecco alcune strategie che possono aiutarti a superare l’indecisione:

✅ 1. **Analizzare i Pro e i Contro**
– **Elenca i Pro e i Contro**: Scrivi i vantaggi e gli svantaggi di ciascuna opzione per avere una visione chiara delle possibili conseguenze.
– **Valuta l’Importanza**: Assegna un peso ai pro e ai contro in base alla loro importanza per te.

✅2. **Raccogliere Informazioni**
– **Ricerca**: Assicurati di avere tutte le informazioni necessarie per prendere una decisione informata.
– **Consulenza**: Parla con persone che hanno esperienza o conoscenza delle opzioni che stai considerando.

✅3. **Stabilire Priorità**
– **Identifica i Tuoi Valori**: Determina cosa è più importante per te (es. stabilità, avventura, sicurezza, crescita personale).
– **Allinea le Opzioni ai Tuoi Valori**: Valuta come ciascuna opzione si allinea con i tuoi valori e obiettivi a lungo termine.

✅4. **Visualizzare le Conseguenze**
– **Immagina i Risultati**: Visualizza come sarà la tua vita dopo aver preso ciascuna decisione.
– **Proietta nel Futuro**: Pensa a come ti sentirai riguardo alla tua decisione tra un mese, un anno o cinque anni.

✅5. **Ascoltare le Emozioni**
– **Sentimenti Viscerali**: Considera le tue reazioni emotive istintive. A volte, il tuo istinto può guidarti verso la scelta giusta.
– **Riduzione dello Stress**: Scegli l’opzione che ti dà un senso di sollievo o riduce lo stress.

✅6. **Fare Piccoli Passi**
– **Decisioni Graduali**: Se possibile, spezza la decisione in passi più piccoli e affrontali uno alla volta.
– **Prove e Sperimentazioni**: Se puoi, prova temporaneamente una delle opzioni per vedere come ti senti.

✅7. **Consultare un Mentore o un Consulente**
– **Mentore**: Parla con qualcuno di cui ti fidi e che ha esperienza in situazioni simili.
– **Professionista**: Un coach, un consulente o un terapeuta può offrire strumenti e prospettive per facilitare la decisione.

✅ 8. **Utilizzare Strumenti di Decisione**
– **Analisi SWOT**: Valuta i punti di forza, debolezze, opportunità e minacce di ciascuna opzione.
– **Matrici di Decisione**: Utilizza tabelle o grafici per confrontare visivamente le opzioni.

✅ 9. **Accettare l’Incertezza**
– **Nessuna Decisione Perfetta**: Riconosci che ogni decisione comporta incertezze e rischi.
– **Flessibilità**: Sii aperto a cambiare la tua decisione se le circostanze cambiano.

✅ 10. **Prendersi del Tempo**
– **Pausa Riflessiva**: Se possibile, prenditi del tempo per allontanarti dalla decisione e riflettere con calma.
– **Attività Rilassanti**: Dedica tempo a hobby o attività rilassanti per liberare la mente.

✅ Conclusione
Prendere una decisione può essere complesso, ma utilizzando questi approcci, puoi chiarire le tue opzioni, valutare le conseguenze e scegliere la strada che meglio si allinea con i tuoi valori e obiettivi. La chiave è combinare analisi logica, introspezione emotiva e consulenza esterna per arrivare a una decisione che ti faccia sentire sicuro e soddisfatto. Roberto Cavaliere Psicoterapeuta

“Aspettare è doloroso. Dimenticare è doloroso. Ma non sapere quale decisione prendere è la peggiore delle sofferenze. “(Paulo Coelho)

Dottor Roberto Cavaliere Psicoterapeuta. Studio professionale in Milano, Roma e Salerno. Possibilità di effettuare sedute tramite videochiamata.

➡️Per info e contatti 3208573502 dotcavaliere@gmail.com

L’ ASSERTIVITÀ ED I COMPORTAMENTI ASSERTIVI

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CHE COS’È L’ ASSERTIVITÀ E QUALI SONO I COMPORTAMENTI ASSERTIVI
L’assertività è una forma di comunicazione in cui una persona esprime i propri bisogni, desideri, opinioni e sentimenti in modo chiaro, diretto e rispettoso, senza aggredire o sottomettersi agli altri. Essere assertivi significa trovare un equilibrio tra i propri diritti e quelli degli altri, promuovendo interazioni equilibrate e rispettose.Caratteristiche dell’Assertività:
1. **Chiarezza**: Essere chiari e precisi nelle proprie comunicazioni.
2. **Onestà**: Esprimere sinceramente i propri sentimenti e pensieri.
3. **Rispetto**: Rispettare i diritti e le opinioni degli altri, evitando di ferire o offendere.
4. **Equilibrio**: Trovare un giusto mezzo tra essere troppo aggressivi e troppo passivi.

Comportamenti Assertivi:

1. **Uso di “Io” nelle affermazioni**:
– **Esempio**: “Io sento…”, “Io penso…”, “Io vorrei…”
– **Effetto**: Permette di esprimere i propri sentimenti senza accusare gli altri.

2. **Espressione di opinioni**:
– **Esempio**: “Credo che questa sia una buona idea perché…”
– **Effetto**: Contribuisce alla discussione in modo costruttivo.

3. **Richiesta di ciò che si vuole o si ha bisogno**:
– **Esempio**: “Vorrei chiederti di…,” “Ho bisogno di…”
– **Effetto**: Chiarisce le proprie necessità e facilita la loro soddisfazione.

4. **Diritto di dire “no”**:
– **Esempio**: “No, non posso fare questo adesso.”
– **Effetto**: Protegge i propri confini personali senza senso di colpa.

5. **Riconoscimento dei sentimenti altrui**:
– **Esempio**: “Capisco che ti senti frustrato, ma…”
– **Effetto**: Mostra empatia e comprensione mentre si affermano i propri bisogni.

6. **Gestione delle critiche in modo costruttivo**:
– **Esempio**: “Apprezzo il feedback, ma vorrei spiegarti il mio punto di vista.”
– **Effetto**: Dimostra apertura al confronto senza passività o aggressività.

7. **Mantenere il contatto visivo**:
– **Effetto**: Indica fiducia e sincerità.

8. **Uso di un tono di voce calmo e fermo**:
– **Effetto**: Comunica sicurezza e rispetto.

9. **Postura e linguaggio del corpo aperti**:
– **Effetto**: Favoriscono una comunicazione positiva e non minacciosa.

10. **Ascolto attivo**:
– **Esempio**: “Mi sembra di capire che tu stia dicendo…”
– **Effetto**: Dimostra attenzione e rispetto per l’interlocutore.

Vantaggi dell’Assertività:
– **Migliora la comunicazione**: Le interazioni diventano più chiare e meno conflittuali.
– **Aumenta l’autostima**: Aiuta a sentirsi più sicuri e rispettati.
– **Riduce lo stress**: Aiuta a gestire le situazioni difficili senza accumulare tensioni.
– **Promuove relazioni positive**: Facilita il rispetto reciproco e la collaborazione.

Come Sviluppare l’Assertività:

1. **Pratica consapevole**: Imparare a riconoscere i propri sentimenti e bisogni.
2. **Esercizi di comunicazione**: Allenarsi a esprimere i propri pensieri in modo chiaro e rispettoso.
3. **Feedback**: Chiedere feedback costruttivo da amici o colleghi per migliorare.
4. **Gestione delle emozioni**: Imparare a gestire lo stress e le emozioni negative.
5. **Corso di assertività**: Partecipare a corsi o workshop che insegnano tecniche assertive.

L’assertività è una competenza che può essere appresa e sviluppata, portando a interazioni più efficaci e relazioni più soddisfacenti.

Dottor Roberto Cavaliere Psicoterapeuta. Studio professionale in Milano, Roma e Salerno. Possibilità di effettuare sedute tramite videochiamata.

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GLI ALIMENTI INTEGRALI RIDUCONO L’ANSIA

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Una ricerca degli scienziati dell’APC Microbiome Institute dell’University College Cork, in Irlanda, ha scoperto che c’è una forte interazione fra i batteri presenti nell’organismo e le emozioni. La carenza di batteri “sani” e un eccesso di quelli “cattivi” potrebbe essere alla base di stati d’ansia e depressione. Per questo occorre puntare sui cibi probiotici che riattivano il metabolismo, aiutano a perdere peso e calmano l’ansia. Fra i migliori cibi probiotici troviamo i cerali integrali. Questi cibi sono ricchi di fibre e per questo migliorano il lavoro dell’intestino tenue e crasso e accelerano il metabolismo. Mangiare cibi integrali, quindi, aumenta la quantità di batteri buoni nell’intestino e calma anche l’ansia.

Gli alimenti integrali sono quelli prodotti con farina non raffinata. Il chicco del cereale è costituito da tre sezioni: la crusca esterna, ricca di fibre, il germe interno, ricco di micronutrienti, e l’endosperma, ricco di amidi. I cereali integrali comprendono tutte e tre le componenti del chicco. Il Ministero della salute raccomanda di consumare quotidianamente pane, pasta e riso integrali. Inserirli nella dieta è semplice. Basta sostituire alcune porzioni di alimenti raffinati come pane o pasta con la loro versione integrale. L’introduzione dei cereali integrali dovrebbe essere progressiva. Bisogna consentire all’organismo, infatti, di adattarsi al maggiore contenuto di fibre.

Il consiglio del nutrizionista è di puntare su un’alimentazione che favorisca una cor­retta rego­la­zione dell’umore, faciliti il sonno e prevenga gli stati di ansia. Per questo occorre assumere magne­sio con spinaci, semi di zucca, legumi, riso integrale. Vita­mina B6 con legumi, cereali integrali, frutta secca. Vita­mina D con salmone, tuorlo d’uovo, sardine. Esistono poi dei cibi capaci di esercitare effetti nega­tivi sul cer­vello e tra questi troviamo i carboidrati raffinati e gli zuccheri semplici la cui introduzione eccessiva può scompensare il metabolismo glucidico determinando conseguenti sbalzi di umore ed irritabilità. I nutrizionisti consigliano di non abusare di questi alimenti e di cercare di condurre una dieta il più possibile varia che rispetti il criterio della stagionalità e della naturalità dei cibi.

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

Studio in Milano, Roma, Napoli e Vietri sul Mare (Sa)

per contatti e consulenze private (anche telefoniche o via Skype) tel.320-8573502 email:cavaliere@iltuopsicologo.it

PERSONALITA’ E CARRIERA

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È stato sostenuto che il modo in cui la carriera di una persona si svolge è sempre più influenzato dai suoi valori, dalle sue caratteristiche, dagli obiettivi e dalle preferenze.

In uno studio condotto N. De Jong, dell’università di Groningen, i ricercatori hanno affrontato il problema di come possiamo spiegare che i tratti della personalità sono associati con la ricerca di una cerca carriera. Sono stati condotti due studi di indagine  per indagare le relazioni tra tratti di personalità, preferenze di una carriera e concretizzazione della carriera.

Come atteso, i risultati indicano che i tratti della personalità delle persone predissero la preferenza per determinati ruoli nel contesto lavorativo che, a loro volta, predicevano i ruoli professionali che occupavano effettivamente. Nello specifico, i dati mostrano che estroversion, coscienziosità e apertura mentale influenzano le varie preferenze di determinati ruoli e, successivamente, l’attuazione di questi ruoli di carriera. Altre caratteristiche, come il nevroticismo e la piacevolezza, sembrano meno importanti nel predire le preferenze di ruolo.

Questi risultati sottolineano l’importanza di riconoscere non solo le differenze dei tratti individuali, ma soprattutto le preferenze di ruolo nello spiegare come si sviluppano le carriere nel tempo. Ulteriori implicazioni, limitazioni e idee di ricerca sono discusse.

 

Dott. Roberto Cavaliere

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BASI GENETICHE E DISTURBO BIPOLARE

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Il disturbo bipolare è un disturbo che provoca cambiamenti insoliti dell’umore e del livello di energia, alternando fasi depressive a fasi di euforia, spesso intervallate da lunghi periodi in cui l’umore medio oscilla comunque tra frequenti alti e bassi.

Una recente ricerca, pubblicata a maggio 2019 sulla rivista scientifica Nature Genetics e condotta su più di 50.000 pazienti affetti da disturbo bipolare, in diversi 14 Paesi, ha rilevato nuove 20 associazioni genetiche con tale disturbo. Viene quindi ulteriormente confermata la teoria, ormai da anni consolidata, sulla predisposizione genetica al disturbo bipolare. Avere una predisposizione genetica al disturbo bipolare non significa comunque che si svilupperà necessariamente questo disturbo. Fattori scatenanti, psicologici e ambientali, contribuiscono all’insorgenza del disturbo in individui geneticamente predisposti.

 

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INTESTINO E ANSIA

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Ricerche recenti suggeriscono che i batteri che popolano naturalmente l’intestino umano possono svolgere un ruolo importante non solo nella salute fisica di una persona, ma anche nel loro benessere mentale, influenzante meccanismi cerebrali che contribuiscono all’ansia.
I ricercatori del Centro di salute mentale di Shanghai della Scuola di Medicina dell’Università Jiao Tong di Shanghai in Cina hanno valutato i risultati di 21 studi – che coinvolgono 1.503 partecipanti in tutto – che hanno preso in considerazione diversi interventi per regolare il microbiota intestinale e se hanno avuto qualche effetto sui sintomi dell’ansia.

Tra i ricercatori c’erano Beibei Yang, Jinbao Wei, Peijun Ju e Jinghong Chen. I risultati, apparsi ieri sulla rivista General Psychiatry, sottolineano l’idea che gli scienziati non dovrebbero ignorare il possibile ruolo della flora intestinale nel fornire soluzioni per la salute mentale.

Gli studi che il team ha valutato utilizzavano diversi tipi di intervento. Dei 21 studi, 14 hanno usato probiotici come l’agente principale nei loro interventi che regolano la flora intestinale. I rimanenti sette hanno optato per interventi che non hanno utilizzato i probiotici, come ad esempio la semplice regolazione della dieta tipica di una persona.

Il team ha scoperto che 11 dei 21 studi (52%) hanno concluso che gli interventi che regolano la flora intestinale hanno contribuito a ridurre i sintomi di ansia.
Più in particolare, tra gli studi che hanno utilizzato i probiotici nei loro interventi, il 36% ha concluso che la strategia era efficace. Tra gli studi che non hanno utilizzato i probiotici, 6 su 7 hanno suggerito che gli interventi hanno aiutato ad alleviare l’ansia.

Questo, dicono, potrebbe essere dovuto al fatto che interventi come la regolazione della propria dieta quotidiana potrebbero contribuire maggiormente alla regolazione del microbioma offrendo diverse fonti di energia ai batteri che popolano l’intestino.

“La fonte di energia della crescita del microbiota intestinale è principalmente il cibo”, spiegano gli autori dello studio. “La regolazione del microbiota intestinale attraverso la modulazione della struttura alimentare può modificare direttamente la struttura di approvvigionamento energetico del microbiota intestinale e questo gioca un ruolo decisivo nella crescita del microbiota intestinale, quindi l’effetto è ovvio.”

 

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

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LA DEPRESSIONE NELLA DONNA

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La depressione, la “principale causa di disabilità in tutto il mondo”, è molto più diffusa nelle donne che negli uomini (circa il doppio delle probabilità).
L’anedonia è uno dei segni distintivi del disturbo depressivo maggiore e riflette l’incapacità di ricavare gioia o piacere da attività che prima erano piacevoli.
A livello neurologico, l’anedonia si presenta come una minore attività nell’area di elaborazione della ricompensa del cervello, chiamata striato ventrale.
Una nuova ricerca getta luce su come le differenze sessuali nella depressione si manifestano nel cervello. Nello specifico, gli scienziati mostrano come l’infiammazione influenzi la risposta del cervello alle ricompense in modo diverso negli uomini e nelle donne.
Lo studio è stato effettuato da Naomi Eisenberger, Ph.D., professoressa all’Università della California, a Los Angeles, sulla rivista Biological Psychiatry: Cognitive Neuroscience and Neuroimaging.

I ricercatori hanno somministrato una bassa dose di endotossina per indurre l’infiammazione o un placebo per uomini e donne senza depressione.
In totale, lo studio ha incluso 115 partecipanti, 69 dei quali erano di sesso femminile. I ricercatori hanno assegnato in modo casuale i partecipanti al gruppo controllo / placebo o al gruppo con endotossina a basse dosi.

Due ore dopo l’intervento ai partecipanti è stato chiesto di completare un compito in cui dovevano anticipare una ricompensa monetaria. I partecipanti hanno svolto il compito all’interno di uno scanner MRI funzionale.

I risultati hanno rivelato che l’endotossina riduceva l’attività dello striato ventrale di elaborazione della ricompensa. Tuttavia, i ricercatori hanno notato che questo effetto differiva a seconda del sesso.

“In particolare”, riportano la prof.ssa Eisenberger e colleghi, “nelle partecipanti di sesso femminile, l’endotossina (rispetto al placebo) ha portato a una riduzione dell’attività dello striato ventrale in previsione della ricompensa, ma questo effetto non era presente nei partecipanti di sesso maschile”.

“Questo suggerisce che le donne con disturbi infiammatori cronici possono essere particolarmente vulnerabili allo sviluppo della depressione attraverso diminuzioni della sensibilità alla ricompensa”, spiega Mona Moieni, Ph.D.

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ANSIA E INTELLIGENZA

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Il legame tra ansia ed intelligenze risiede nella capacità di riuscire a intuire le possibili conseguenze negative delle situazioni e delle proprie azioni. Chi è più intelligente si preoccupa maggiormente del futuro, anche perché tende anche a rielaborare pensieri e accadimenti passati. Tuttavia, secondo quanto indicano Alisa Williams della School Psychology dell’University of Maryland e Pauline Prince dell’Anne Arundel County Public Schools di Annapolis, in un articolo pubblicato sulla rivista Applied Neuropsychology Child , alla fine l’ansia forse aiuta sì a prevedere il futuro, ma incide negativamente sui compiti da eseguire.

Questa connessione è stata indagata da ricerche condotte in diverse parti del mondo. Molto originale quella realizzata da due psicologi, Tsachi Ein-Dor e Orgad Tal, della School of Psychology dell’Interdisciplinary Center Herzliya in Israele: a un gruppo di studenti, selezionati perché avevano livelli di quoziente intellettivo differente gli uni dagli altri, è stato chiesto di valutare alcune opere d’arte presentate sul monitor di un computer all’interno di una stanza in cui erano stati lasciati soli. Ma si trattava di un falso compito. In realtà, dopo aver visionato le prime opere, sullo schermo è comparso un allarme che segnalava la presenza nel computer dell’università di un virus che avrebbe presto fatto danni irreparabili. I ragazzi sono stati osservati mentre uscivano dalla stanza alla ricerca di qualcuno che potesse dare loro un supporto informatico, ma lungo il percorso sono stati fermati da alcuni «ostacoli», in realtà complici dei ricercatori, come un compagno che chiedeva di riempire dei moduli, o un altro che faceva cadere pacchi di fogli nel corridoio, intralciando il loro cammino. A quel punto i comportamenti si sono differenziati: gli studenti con quozienti intellettivi meno elevati si sono lasciati distrarre, mentre quelli più intelligenti hanno risposto con un’ansia crescente e la determinazione a raggiungere al più presto il supporto informatico. Erano più ansiosi perché nella loro mente intravedevano le possibili conseguenze negative causate dal computer infettato.

In un’altra ricerca, realizzata dagli stessi psicologi i ragazzi più intelligenti sono risultati anche quelli che più precocemente si allarmavano per la presenza nelle loro stanze di odori potenzialmente pericolosi, come quello di fumo. Risultati convergenti vengono da una ricerca pubblicata sulla rivista scientifica Personality and Individual Differences . Oltre cento studenti canadesi sono stati sottoposti a indagini psicologiche che esploravano il loro livello di ansia, messo poi a confronto con i risultati dei test di quoziente intellettivo. Anche in questo caso, la correlazione è stata netta, soprattutto per quanto riguarda un certo tipo di intelligenza, quella linguistico-verbale, ossia l’abilità di comprendere le parole e di esprimersi verbalmente o di giocare con le parole. Sono proprio tali abilità che portano queste persone a immaginare ed esplorare spontaneamente le possibili conseguenze di situazioni e comportamenti, arrivando a realizzare una condizione di «ruminazione» mentale che è una delle caratteristiche dell’ansia. Ed è proprio grazie a tali ruminazioni che si riesce a stare lontano dai pericoli, ma pagando il prezzo di vedere rischi laddove non ci sono. Secondo quanto riportato da Alisa Williams e Pauline Prince nel loro articolo, gli individui ansiosi, pur essendo spesso più intelligenti, finiscono poi per avere in pratica prestazioni meno brillanti di quanto potrebbero realizzare. «Quando sono sotto pressione nello svolgere un compito, la loro intelligenza fluida risulta ridotta» dicono le due psicologhe, «probabilmente perché la memoria di lavoro è monopolizzata dai pensieri ansiosi, come le preoccupazioni e la ruminazione, elementi caratteristici dell’ansia, che comportano un eccessivo soffermarsi su immagini e pensieri negativi, collegati al timore di fallire. Così queste persone non riescono del tutto a mettere la loro intelligenza e i loro pensieri al servizio del compito che dovrebbero svolgere».

AMARE SE STESSI FA BENE

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Gli esperti non hanno dubbi: amare se stessi fa bene alla salute. Secondo uno studio condotto dai ricercatori dell’università di Exeter e Oxford, le persone che sono gentili con se stesse stanno meglio. Hanno una frequenza cardiaca più bassa e un sistema immunitario più forte, che fornisce migliori possibilità di guarigione.

Lo studio è stato guidato dal dott. Anke Karl, docente di psicologia presso l’Università di Exeter. Prevedeva l’ascolto di clip audio che incoraggiavano ad essere compassionevoli verso se stessi. Dopo soli 11 minuti, le frequenze cardiache dei partecipanti erano significativamente inferiori.

I ricercatori hanno diviso 135 studenti universitari in cinque gruppi, ciascuno dei quali ha ascoltato una serie diversa di istruzioni.
Uno dei gruppi è stato guidato attraverso una “scansione compassionevole del corpo“. E’ stato detto loro di prestare attenzione alle diverse sensazioni nei loro corpi con un atteggiamento di interesse e calma. Al secondo gruppo è stato dato un “esercizio di gentilezza amorevole auto-focalizzato.” Questo esercizio li ha coinvolti pensando pensieri positivi su se stessi e sui loro cari. Il terzo e il quarto gruppo hanno ascoltato le registrazioni che hanno innescato la loro voce interiore critica. Le hanno inserite in un “modello positivo ma competitivo e auto-valorizzante“. Come controllo, al gruppo finale è stato chiesto di immaginare che stavano facendo acquisti in un ambiente “emotivamente neutrale“.

I risultati sono stati pubblicati sulla rivista Clinical Psychological Science. Hanno rivelato che il cuore di coloro che hanno ascoltato i messaggi d’amore aveva un battito cardiaco più basso degli altri. Dunque amare se stessi contribuisce ad aumentare il benessere generale.

 

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Dott. Roberto Cavaliere (clicca sul nome per curriculum professionale) 

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MULTIPOTENZIALI

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“Un multipotenziale è una persona con molti interessi e occupazioni creative”. È questa la definizione che ne dà Emilie Wapnick, nel suo TEDTalk Perché alcuni di noi non hanno un’unica vera vocazione. La Wapnick ha notato che lo schema – appassionarsi di un argomento, impararlo benissimo, annoiarsi, passare a un altro argomento – si ripeteva di continuo nella sua vita, capendo che poteva trattarsi di un tratto distintivo che può essere usato a proprio vantaggio. Oggi sul suo blog Puttylike si rivolge ai multipotenziali di tutto il mondo, e ha costruito una comunità di persone che fanno di questa caratteristica il proprio punto di forza.

La wapnick ha addirittura ha identificato i “tre super poteri dei multipotenziali”.

Capacità di sintesi
Il multipotenziale è in grado di fare una sintesi tra idee diverse: combinarne due o più per creare qualcosa di nuovo. “L’innovazione nasce nelle intersezioni” dice la Wapnick. “È lì che vengono fuori nuove idee. E i multipotenziali, con tutti i loro bagagli, sono capaci di accedere a molti di questi punti di intersezione”.

Rapido apprendimento
Quando un multipotenziale si interessa a qualcosa ci si impegna con tutto se stesso. Inoltre è abituato a essere un principiante, perché si avvicina sempre a discipline diverse per imparare cose nuove. Questo significa che è meno timoroso di uscire dalla propria zona di comfort.

Adattabilità
Il multipotenziale è capace di trasformarsi in qualsiasi cosa ci sia bisogno di essere in una data situazione. È apprezzato perché fa un buon lavoro, ma ancora di più perché può assumere diversi ruoli a seconda delle esigenze del suo cliente. Secondo la Wapnick “il mondo economico sta cambiando in maniera così veloce e imprevedibile che sono gli individui e le organizzazioni che possono adattarsi per soddisfare i bisogni del mercato che stanno davvero crescendo”.

Tra i multipotenziali più famosi la Wapnick ricorda Leonardo da Vinci, Cartesio, Isaac Newton, Aristotele, ma anche Oprah Winfrey, Steve Jobs. Come a dire – non vi preoccupate, siete in ottima compagnia!

La maggiore critica che viene fatta ai multipotenziali è che disperdono la propria attenzione verso mille cose diverse, senza specializzarsi. E che questo rende difficile lavorare e fare business. In realtà la Wapnick ha individuato quattro modelli di lavoro comunemente adottati dai multipontenziali, dimostrando che è possibile fare soldi anche quando si coltivano interessi diversi. Modelli che sicuramente rispecchiano come il mondo del lavoro sia cambiato in questi anni e come si svilupperà nei prossimi.

 

Dottor Roberto Cavaliere

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