COACHING

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Ogni corso formativo di coaching prevede l’utilizzo di strumenti volti a stabilire un obiettivo , costruire una strategia per raggiungerlo ed i mezzi più economici per conseguirlo.

L’assunto di base va ricercato nel termine “coach” che nell’inglese moderno identifica un veicolo in grado di trasportare una persona o un gruppo da un luogo di partenza a quello d’arrivo desiderato.

Allo stesso modo il tutor, il coach/formatore addestra singoli individui o squadre, “li trasporta” attraverso un percorso teso allo sviluppo di competenze e comportamenti utili al miglioramento di specifiche performance in vista del conseguimento di un obiettivo dato, di natura professionale, aziendale, privata.

Una dote sopra tutte è richiesta al fine di raggiungere lo scopo prefissato: l’ autoefficacia , vale a dire la consapevolezza che nel contesto il soggetto sia in grado di poter individuare e mettere in atto i comportamenti adeguati alla situazione per poter giungere alla meta.

Tale attitudine del Sé attiene alla sfera del “fare” e, qualora il coachee non ne disponga a sufficienze, è compito del coach aiutarlo a svilupparla, pena il fallimento.

Le origini di tale approccio sono molto antiche, più di quanto normalmente si pensi…

Benché le scuole di coaching siano svariate, come anche i modelli teorici a cui ognuna fa riferimento, tutte condividono il seguente schema:

preparazione di un PIANO STRATEGICO ideale, astratto, pensato, orientativo ___________ identificazione dei MEZZI , degli strumenti più consoni per attuarlo__________________ APPLICAZIONE concreta, pratica, del piano nella realtà.

E tale modello in cui il pensiero anticipa e determina il fare nel mondo origina dal pensiero greco classico e permane fino all’epoca contemporanea:

per Platone l’idea è fondamento dell’essere delle cose, l’idea è ciò che fa essere gli oggetti.

Aristotele riteneva che la conoscenza intellettiva avvenisse mediante un processo di astrazione dei concetti incarnati in potenza nella realtà sensibile.

Che dire di Galileo , per cui l’universo è un “grandissimo libro che continuamente ci sta aperto innanzi agli occhi” ma che “non si può intendere se prima non s’impara a intender la lingua e conoscer i caratteri ne’ quali è scritto” ed è scritto “in lingua matematica, e i caratteri son triangoli, cerchi e altre figure geometriche” (vd. Saggiatore)

I fenomeni naturali vengono insomma riordinati dalla costruzione e dai ragionamenti matematici prodotti a priori.

Infine Heidegger concepisce l’uomo come esserci, come colui che guarda alle cose in funzione del proprio progetto, esse sono per lui essenzialmente strumenti.

Il pensiero occidentale tutto è permeato da questa concezione: il modello ideale in contrapposizione alla pratica. Il modello ideale generato dall’intelletto e dalla volontà predispone all’azione adeguata determinandone l’esito.

Questa la prospettiva da cui la cultura occidentale ha sempre guardato al reale.

Ma non è sempre stato così..

…si pensi ad Odisseo, l’uomo dalle mille risorse che sapeva percepire il vantaggio delle situazioni e sfruttarle.

Il pensiero greco arcaico muoveva infatti da ben altra prospettiva rispetto a quello classico:

sapendo cogliere in quale senso stesse evolvendo la situazione, Ulisse sapeva come trarne profitto.

La prospettiva è radicalmente differente.

Non c’è alcun modello astratto a guidare l’azione. Nessuna elaborazione teorica precedente al fare, nessun pensiero pregresso se non quello vitale del qui ed ora.

Ulisse, diremmo oggi, sa surfare l’onda (F. Julien). Stando nel presente , vigilando, trae le informazioni necessarie ad ammansirla.

Tale concezione nella sua semplicità è sbalorditiva ed estremamente accattivante… sì, perché a pensarci bene anche la miglior strategia astratta deve “fare i conti” con le circostanze con cui nella pratica andrà a “cozzare”… ed esse, che le si attribuisca al destino o alla pura casualità, rappresentano una grave resistenza alla precisa applicazione del piano strategico..

Si pensi all’arte della guerra.

Storicamente le migliori strategie pensate a priori hanno dovuto scontrarsi con eventi (circostanze) di carattere metereologico (nebbia, neve, freddo) che ne hanno decretato un esito imprevisto, quando non il fallimento.

Ogni volta che basiamo la nostra azione su di un piano astratto, aprioristico, corriamo il rischio di “dover forzare la realtà” per adeguarla al piano stesso, in vista del nostro obiettivo . L’uomo capace di tale tenacia e determinazione è riconosciuto nella nostra cultura un vincente, un coraggioso, votato al successo.

Ma non sempre – specie se le circostanze non sono favorevoli – tale approccio verrà premiato dal raggiungimento del risultato.

Torniamo ad Odisseo… vigile e pronto a cogliere il variare della situazione e a trarne elementi per muoversi con efficacia… per quanto tale prospettiva venne presto abbandonata dal pensiero classico, essa acquista valore se inserita in un contesto concettuale di respiro più ampio, seppur lontano in termini culturali:

Il pensiero orientale viene sinteticamente ma efficacemente espresso nel libro di Mencio (IV sec a.C) appartenente alla tradizione confuciana.

L’autore parte dall’esempio di un contadino che rincasando la sera, spiega ai figli di aver passato la giornata a dissotterrare i semi germogliati del suo campo. Una faticaccia. Più tardi i figli si recano nel campo e trovano che tutto è seccato.

Ecco ciò che non si deve mai fare, dice Mencio.

Volendo affrettare la crescita , forzandola , agendo direttamente su di essa , mi muovo in senso contrario al processo avviato e così fermo, anniento la possibilità che l’effetto si realizzi spontaneamente .

La crescita del germoglio è implicita infatti alla situazione. Basta lasciar maturare .

Mencio dice di più..

come per Odisseo, anche nel pensiero orientale la pianificazione viene sostituita dalla valutazione del contesto reale .Questo atteggiamento permette di riuscire a cogliere tutti i fattori correlati alla situazione. Saper valutare tali fattori significa poi discriminare quelli potenzialmente favorevoli e quelli non.

E qui il secondo paradosso rispetto alla nostra cultura:

“né impazienza, né inerzia”

La raccolta di frutti maturi è determinata dalla capacità di non forzare la crescita spontanea, il naturale processo di maturazione(l’i mpazienza ). Ciò non vuol dire rimanere passivi, l ‘inerzia , bensì avere la pazienza e l’abilità necessaria a potenziare i fattori positivi presenti nel contesto (annaffiare regolarmente i germogli, curarne il benessere) e ridurre l’incidenza di quelli negativi (tenerli al riparo dalle intemperie..).

Torniamo alla nostra cultura. Al 2008. Al fine di raggiungere obiettivi nel futuro, molti coach adottano la tecnica dell’ imagineering.

Il termine fu coniato da Walt Disney per descrivere il processo che utilizzava per “creare il futuro”, partendo dall’elaborazione dei suoi sogni e facendoli diventare realtà.

L’imagineering implica il coordinamento di tre sottoprocessi:

  • il primo – il sognatore – pensa, progetta nuove idee da poter attuare in un secondo tempo.
  • Il secondo – il realista – Il suo scopo è trasformare il sogno in un progetto realizzabile. Il focus del suo lavoro è “come realizzare” il piano ideale del sognatore.
  • Il terzo – il critico – L’obiettivo è di valutare il progetto proposto, di cercare i collegamenti mancanti ed eventuali problemi “facendo considerazioni logiche su ciò che potrebbe accadere se si verificasse il problema” . (R. Dilts)

Il coach esperto supporta il coachee nel prefissarsi l’obiettivo (sogno) e nel conseguimento mediante il controllo della situazione (realismo e critica) ……….sulla base di paradgmi   che nella realtà dei fatti sono pressoché incontrollabili… qui lo “stridore”..

E se ogni coach tenesse conto della secolare saggezza orientale?

Se si facesse inquietare da una prospettiva tanto lontana dalla propria?

Proviamoci.

L’ efficacia non sarebbe un’ostinata attitudine personale, ma verrebbe intesa come risultante di un processo (fatto di attesa, di interventi mirati alla cura del campo, nell’esempio di Mencio .

Le circostanze , senza essere attribuite drammaticamente al destino, verrebbero potenziate se favorevoli, ridotte, nel possibile, se negative.

Il fine non verrebbe stabilito aprioristicamente ma inteso come maturazione, pieno rendimento del processo stesso.

L’ occasione propizia non come un dono del fato, bensì come il momento finale del raccolto.

CONCLUSIONI

UN ONESTO E CREDIBILE LAVORO DI COACHING

Qualsiasi sia il motivo del contratto stipulato con il cliente (professionale o privato), la possibilità di essere efficaci rispetto ad esso sembra sempre più derivare da questi imprescindibili assunti di partenza:

  • scoprire pazientemente nel qui e ora della situazione i fattori favorevoli in modo da farli crescere fino a che il frutto del lavoro comune giunga a completa maturazione.
  • scoprire pazientemente nel qui e ora della situazione i fattori sfavorevoli, riducendoli quanto possibili e così invertendo il potenziale a proprio favore
  • favorire pazientemente la maturazione, senza forzature, rispettando il processo naturale; l’occasione propizia coinciderà con il raccolto.

Ho usato più volte l’avverbio pazientemente.

Spiego perchè attraverso le parole di Aun San Suci:

“occorre avere un’enorme pazienza, ma per pazienza non intendo un’attesa inerte, per me pazienza è forza, la forza di sopportare le avversità per tutto il tempo che sarà necessario per raggiungere il nostro obiettivo” .

Pazienza è forza, è capacità di stare nel processo “surfando l’onda”, scoprendo il movimento più adeguato affinché il processo stesso avvenga e giunga a compimento .

Sembra assurdo far menzione di questi concetti in una cultura come l’attuale, permeata dall’idea che l’efficacia sia prodotto del pensiero forte, che sa imporsi piegando la realtà a proprio vantaggio, propensa a credere che vincitore sia colui che persevera ostinato, incurante di quanto accade intorno, focalizzato solo al proprio obiettivo…

Laddove la pazienza, la saggezza del saper guardare, dell’attesa vigile, il rispetto dell’incessante movimento di rinnovamento del reale soli portano al pieno, vero rendimento.

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

Studio in Milano, Roma, Napoli e Vietri sul Mare (Sa)

per contatti e consulenze private tel.320-8573502 email:cavalierer@iltuopsicologo.it

CINETERAPIA

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La Cineterapia è una terapia psicologica di supporto ad altre terapie che si basa sulla visione dei film ed è nata ad opera dello psicoterapeuta statunitense Gary Salomon. Quest’ultimo si rese conto che diversi disagi psicologici, da un semplice stato d’animo a vere e proprie patologie della psiche, possono trarre beneficio, in maniera più o meno evidente a seconda della situazione,dalla visione di un film o di vari films, da vedere sia al cinema che in ambito domestico. Infatti, è anche abbastanza evidente, che in determinati momenti dolorosi e tristi per noi, vedere un film che rappresenta una situazione in qualche maniera simile a quella del nostro disagio può esserci in qualche modo d’aiuto.
Il beneficio è più evidente nelle persone che non alzano barriere tra se stesse e lo schermo, barriere che non sono altro che la ripetizione di quelle che si alzano fra sé stesse e le proprie emozioni. Se si lascia “coinvolgere” dal film possiamo trarne i seguenti benefici:

• aumentare la capacità di sognare e di rievocare ricordi sepolti o latenti,
• rendere meno traumatiche paure profonde,
• favorire una riflessione interiore o sulle relazioni con i propri cari,
• aiutare ad operare una netta distinzione fra ciò che è bene e ciò che è male,
• identificazione nell’eroe di turno al fine di provare le sue stesse sensazioni sia di dolore che di felicità,
• cercare di capire che a volte non siamo i soli ad affrontare un determinato problema,
• un ruolo psicoeducativo volto a favorire l’elaborazione d’eventuali soluzioni, attraverso la proposizione di modelli cognitivi e comportamentali,
• una maggiore considerazione del punto di vista altrui.

E’ sopratutto nel campo delle emozioni che la cineterapia aiuta. Spesso si ha difficoltà a manifestare ed analizzare le proprie emozioni perché spaventano o sono portatrici di una sofferenza dilaniante. Nel film se ci riesce ad immedesimarsi o identificarsi nel protagonista si ottiene il risultato di rivivere tutta una gamma di emozioni che, normalmente non riusciremmo a vivere per i motivi sopraccitati. Il film ci permette man mano che si svolge di mantenere una distanza da esse, rivivendole, appunto, senza provare eccessiva sofferenza.

Una puntualizzazione è da farsi. Lo stesso film “terapeutico” per un determinato disagio, non è detto che lo sia per tutti. Fondamentale è la capacità del film stesso d’entrare in quella che chiamo la “risonanza emotiva individuale” dello spettatore. Quest’ultima può variare in base all’età, alla cultura, al momento particolare in cui si trova lo spettatore. Ecco perché a volte film che vengono definiti altamente terapeutici possono non sortire nessun effetto, nessuna emozione, lasciando addirittura indifferenti. D’altronde anche lo stesso film, che in un determinato momento, è stato terapeutico per uno spettatore, potrebbe non esserlo per lo stesso spettatore in un altro determinato momento. Parafrasando un proverbio “ci vuole il film giusto al momento giusto”:

Una generalizzazione, anche abbastanza evidente, possiamo però farla. E’ quella che riguarda i film “comici”. La loro “terapeuticità” è universale ed è legata agli effetti benefici della risata. Ridere per la visione di un buon film comico, aiuta indipendentemente dalla situazione in cui si trova.

In relazione alla “risonanza emotiva individuale” nei confronti della cineterapia possiamo dividere le persone in tre tipologie.

Spettatori indifferenti. Sono quelli per i quali vedere un film è un mero passatempo senza nessun coinvolgimento emotivo. Essi alzano una barriera tra loro e la trama del film senza lasciarsi coinvolgere da quello che vedono. O più semplicemente non considerano il cinema uno strumento per provare emozioni, perché probabilmente ritengono che determinate emozioni abbiano un loro valore solo se sono vissute in prima persona, nella vita reale. Sarebbe utile anche per quest’ultimi provare a lasciarsi andare un po’ di più davanti ad un film.

Spettattori attenti. Questi davanti alla visione di un film durante il seguimento della storia da un lato sono attenti alle proprie emozioni, per comprendere se potrebbero coincidere con quelle dei protagonisti, dall’altro riescono a mantenere un distacco sufficiente a trasformare la visione in un normale piacere e divertimento.

Spettatori coinvolti. I film per quest’ultimi sono altamente “terapeutici”. Si immedesimano ed s’identificano nei protagonisti delle storie, raggiungendo così il difficile obiettivo di riflettere sulle proprie emozioni senza esserne travolti. I film per loro rivestono anche un ruolo psicoeducativo ai fini del miglioramento del proprio equilibrio psicologico.Possono, però, correre il rischio di sognare ad occhi aperti.

FILM PER CINETERAPIA:

Su tematiche adolescenziali: L’ATTIMO FUGGENTE (Peter Weir) – MIGNON E’ PARTITA – IL GRANDE COCOMERO (Francesca Archibugi) – GENTE COMUNE (Robert Redford)

Sul disagio della “mezza età”: UN’ALTRA DONNA – ALICE (Woody Allen)

Su problemi coniugali e separazione: KRAMER CONTRO KRAMER (R.Bentos) – LA GUERRA DEI ROSES

Sul disagio psichico giovanile: RAGAZZE INTERROTTE

Su problematiche affettive: NON TI MUOVERE – I GIORNI DELL’ABBANDONO

Sul rapporto padre-figlio: LA STANZA DEL FIGLIO (2000) di Nanni Moretti.

BLOG SULLA CINETERAPIA

http://cineterapiasullamore.blogspot.com/

http://blog.libero.it/CINETERAPIA/

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

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AUTO-AIUTO E MUTUO-AIUTO

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I gruppi d’auto-aiuto e di mutuo-aiuto sono gruppi, tra persone che hanno in comune lo stesso problema e che, nel confronto paritario con gli altri, cercano di vivere momenti di condivisione, di solidarietà e di crescita.

All’interno del gruppo, ogni persona, che inizialmente si percepisce spesso solo come bisognosa d’aiuto, può sperimentare d’essere persona in grado di dare aiuto; da soggetto passivo, quindi, diviene soggetto attivo, verso se stesso e verso gli altri.

La caratteristica fondamentale del gruppo d’auto-aiuto, come già sottolineato, è l’essere un contesto paritario: l’assenza della guida di un conduttore professionista, permette a ciascun membro di non poter delegare all’esperto la responsabilità del proprio percorso e, dunque, la responsabilità complessiva di sé.

E’ prevista, comunque, la figura del facilitatore. Si tratta di un membro del gruppo, con un percorso di terapia significativo alle spalle, che ha seguito una specifica formazione, finalizzata a fornirgli gli strumenti di gestione della comunicazione, e che ha solo la funzione del facilitatore della comunicazione stessa. Con questo patrimonio conoscitivo ed esperienziale ed essendo, in più, portatore dello stesso problema degli altri, il facilitatore può permettersi di portare, all’interno del gruppo, il proprio vissuto emotivo e di utilizzare l’esperienza gruppale per la sua personale crescita.

Sintetizzando il gruppo di auto-aiuto offre:

accoglienza, solidarietà, incoraggiamento, sostegno
In questa prima fase, l’essere ascoltati (ascolto ricevuto) è la risposta, l’unica risposta, che si cerca; ed è ciò su cui si fonda la base sicura, che consente di passare ad una dimensione comprensiva anche dell’ascolto attivo.

empatia, affettività, confronto
Nella seconda fase, l’ascolto è divenuto attivo: l’altro è specchio di sé e in esso si ritrovano parti significative del proprio essere, della propria modalità di essere. All’altro si concede l’ascolto, nella misura in cui lo si richiede per sé: orizzontale, reciproco, non giudicante, privo di pregiudizi. E sano.

A differenza di un setting di terapia individuale o di terapia di gruppo, la democraticità del contesto di auto-aiuto ed il mettersi in gioco apertamente da parte di tutti i membri, consente a ciascuno di ascoltare in modo attivo e di poter rispondere, secondo modalità che via via si diversificano da quelle tipiche della propria vita fuori dal gruppo.

avanzamento nella consapevolezza, cambiamento
Il passaggio alla seconda fase accompagna, di conseguenza, la terza fase: quella dell’acquisizione di una consapevolezza maggiore e meno rigida di sé e dell’altro, e di conseguenza segna un cambiamento, che poi coincide con il maggior senso d’autoefficacia, benessere, capacità di trovare soluzioni ai propri problemi.

Come avviene ciò?

Come si è visto, fondamentalmente attraverso la relazione d’ascolto e risposta, o meglio l’evoluzione in tre tappe, della relazione di ascolto e risposta.

Una delle regole principali che il gruppo d’auto-aiuto si dà, dunque, è quella della sospensione del giudizio, del pregiudizio e dell’unico modello mentale, a favore della molteplicità dei punti di vista possibili.

Tale sospensione, oltre ad incoraggiare la libertà d’espressione e a facilitare il superamento della vergogna, crea le condizioni per l’accettazione dell’altro e, di riflesso, per l’accettazione di se stessi.

L’auto-aiuto coincide dunque con la possibilità reciproca di scoprirsi e con la possibilità reciproca di accettarsi.

Questo è un punto di fondamentale importanza nel susseguirsi delle tappe, che creano i cambiamenti auspicati da qualunque percorso d’auto-aiuto.

Non riteniamo che ciò che è altamente significativo, è che ognuno, senza dover aderire a delle verità presistemiche, può scoprire e vivere la propria verità; partiamo, cioè, dal presupposto che ognuno ha una sua risposta dentro, che non è applicabile a tutti gli altri.

L’impostazione di massimo ascolto, agli altri e a se stessi, permette proprio questo: l’individuazione, il riconoscimento, l’accettazione della propria identità. E non è poca cosa.

Gli obiettivi e i risultati sono spesso gli stessi ottenuti da una terapia individuale riuscita; ed è, tra l’altro, auspicabile l’integrazione tra questi due percorsi (naturalmente solo quando lo psicoterapeuta non lo viva come incompatibile).

In più, i gruppi d’auto-aiuto sono fruibili e accessibili, sia per i costi, che per l’abbattimento di parecchi limiti culturali, a molte più persone, pur sapendo non essere adeguati per la totalità.

Dott. Roberto Cavaliere

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AUTOSTIMA

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L’immagine che ognuno ha di sé stesso è un mosaico che si realizza sulla base delle risposte che riceviamo dagli altri, partendo dalla prima infanzia. Se ci viene chiesto troppo in termini di perfezionismo e successo si possono generare un Sé ideale e degli standard di comportamento ideale che possono causare grande insoddisfazione, in quanto solitamente irraggiungibili . Quando il Sé ideale, cioè l’idea di persona che ci piacerebbe essere, è troppo esagerato, si creano problemi di autostima.

Anche frasi svalutative come “Non sei buono a niente”, “Non porti a termine mai niente” o altre meno dirette e usate magari in buona fede, soprattutto se dette dai genitori e specialmente in tenera età, vengono conservati per tutta la vita e influenzano le nostre esperienze.

Ovviamente anche le successive relazioni interpersonali , il successo scolastico-lavorativo , il vissuto corporeo , sono molto importanti per lo sviluppo dell’autostima, dopo i 13 anni circa, però, solo esperienze molto forti possono modificare la direzione verso cui si sta sviluppando l’autostima di una persona.

Detto ciò, esistono tanti modi e tante tecniche per cercare di aumentare l’autostima , la cosa fondamentale però, prima di intraprendere qualsiasi strada, è arrivare ad una presa di coscienza riguardo se stessi, sul perché ci si comporta in un determinato modo, sulla consapevolezza che i nostri pensieri negativi diventano convinzioni e fatti concreti, che spetta solo a noi cambiare la nostra vita e cose del genere. Tutte cose che difficilmente una persona riesce a mettere a fuoco da sola, senza un supporto adeguato, perché, come è facilmente immaginabile, non basta dire certe cose perché queste vengano accettate ed assimilate da un’altra persona.

Un consiglio che mi sento di dare è di cercare di riflettere sui propri obiettivi e standard ideali, in modo tale da eliminare quelli irrealistici (probabilmente tali per la maggior parte delle persone, non solo noi!) e concentrare così tutte le nostre forze solo su quelli raggiungibili. Potrebbe essere utile cercare di realizzare qualcosa ogni giorno , poche cose ci gratificano come il raggiungimento di un traguardo!

La persona con alta autostima:

  1. È solitamente attiva ed assertiva di fronte alle richieste dell’ambiente;
  2. Presenta auto-accettazione , orgoglio e rispetto di sé ;
  3. Gode di una buona popolarità tra colleghi e conoscenti;
  4. E’ fiduciosa nelle proprie capacità ;
  5. E’ in grado di affrontare un eventuale giudizio negativo degli altri.

La persona con bassa autostima

  1. È solitamente passiva e sottomessa di fronte alle richieste dell’ambiente;
  2. Presenta spesso timidezza , senso di inferiorità , scarsa auto-accettazione ;
  3. Può manifestare ansia , depressione , disturbi psicosomatici ;
  4. Ha difficoltà nelle relazioni di amicizia ed è spesso solitaria ;
  5. Difficilmente manifesta il suo dissenso, non accetta le critiche mentre dà poca importanza ai giudizi positivi;
  6. Tende a passare inosservata in un gruppo;
  7. E’ eccessivamente attenta ai propri difetti .

 

Dott. Roberto Cavaliere

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ASSERTIVITA’

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Il comportamento assertivo è quel comportamento attraverso il quale si affermano i propri punti di vista, senza prevaricare né essere prevaricati. Si esprime attraverso la capacità di utilizzare in ogni contesto relazionale la modalità di comunicazione più adeguata.Potremmo anche definire l’assertività come quel punto d’equilibrio fra uno stile comunicativo passivo ed uno aggressivo. Con essa viene adottato uno stile comunicativo che permette all’individuo di esprimere le proprie opinioni, le proprie emozioni e di impegnarsi a risolvere positivamente le situazioni e i problemi. Non esiste una risposta assertiva definibile in modo assoluto, essa deve essere valutata all’interno della situazione sociale ed è un processo continuo di aggiustamento della propria performance comunicativa. Il comportamento assertivo quindi non è intermedio tra il comportamento aggressivo e passivo: obiettivo per una comunicazione assertiva è la capacità di ridurre le proprie componenti aggressive e passive. L’assertività è un modo di comunicare che nasce dall’armonia tra abilità sociali, emozioni e razionalità senza necessariamente modificare la propria personalità. In questa integrazione entra in gioco l’aspetto neurovegetativo per le emozioni, quello motorio volontario per i gesti e le azioni ed infine quello corticale-cognitivo per i pensieri e le verbalizzazioni. Tra questi tre aspetti della personalità esiste un rapporto di interdipendenza per cui migliorare l’assertività significa agire su ognuno dei tre. Non solo è importante conoscere le tecniche per migliorare l’assertività, ma occorre sviluppare nuove abitudini di comportamento e perfezionare l’educazione dei sentimenti e delle emozioni. Familiarizzarsi con il mondo dei sentimenti richiede, infatti, “un’educazione sentimentale”. La struttura concettuale dell’assertività è l’ordine che ciascuno pone nella propria vita, quando con maggiore consapevolezza pensa a se stesso e interagisce con le altre persone. Questo modo di agire permette di stabilire un rapporto attivo e intelligente che si basa sulla valutazione corretta della situazione e sull’avere a disposizione i mezzi adeguati per poter scegliere la soluzione più appropriata. Il costrutto dell’assertività è costituito dall’idea di libertà come capacità di affrancarsi dai condizionamenti ambientali negativi e comprende la conoscenza di sé e della propria personalità, della teoria dei diritti assertivi (in ciò è inclusa l’idea della reciprocità, ovvero il medesimo diritto di comunicare desideri e convinzioni e di perseguire obiettivi individuali viene riconosciuto anche agli altri, il saper riconoscere e criticare le idee irrazionali che generano e mantengono i disagi e i disturbi emotivi). Il secondo aspetto riguarda la forma dell’assertività, ovvero la capacità di esprimersi in modo più evoluto ed efficace, tradotta quindi in abilità non verbali e verbali, e, più in generale, in competenza sociale. Tale aspetto è stato definito da L. Philhps (1968) come “l’ampiezza con cui l’individuo riesce a comunicare con gli altri, in modo da soddisfare diritti, esigenze, motivazioni e obblighi, in misura ragionevole e senza pregiudicare gli analoghi diritti delle altre persone, in forma di libero e aperto dialogo”. In questo caso la persona assertiva sa esprimere in modo chiaro e tecnicamente efficace, emozioni, sentimenti, esigenze e convinzioni personali riducendo sempre più le sensazioni d’ansia, disagio o aggressività. A questa modalità comunicativa si contrappone uno stile comunicativo passivo e aggressivo.

Caratteristiche del tipo aggressivo

Il soggetto con questo stile è una persona che non rispetta i limiti degli altri, è concentrato sui propri desideri senza badare a coloro che gli sono intorno. Per fare questo utilizza qualsiasi mezzo a propria disposizione, anche distruttivo e violento. La tendenza è quella di dominare gli altri e l’unico obiettivo che si pone è il potere personale e sociale. Alla base di questo tipo di comportamento vi sono ancora delle componenti d’ansia accompagnate però da rabbia e ostilità. C’è anche un disprezzo degli altri e un mancato riconoscimento della dignità altrui.

Caratteristiche del tipo passivo

Il soggetto con uno stile di comunicazione passivo pensa più ad accontentare gli altri che non se stesso, è facilmente influenzabile e subisce le situazioni senza opporsi. È un soggetto che ha un’elevata ansia sociale, che non riesce ad esprimere adeguatamente i propri bisogni e le proprie esigenze. Il suo obiettivo è ottenere il consenso di tutti ed evitare qualsiasi forma di contrasto con gli altri. Nel breve termine questo tipo di atteggiamento è utile per ridurre l’ansia, ma finisce col limitare notevolmente la capacità dì azione della persona. Alla base di questo atteggiamento vi sono spesso sensi di colpa associati ad una forte componente ansiosa.

I livelli dell’assertività

La struttura concettuale dell’assertività è basata sulla funzionalità di cinque livelli ognuno dei quali ne definisce un aspetto. Il primo livello è costituito dalla capacità di riconoscere le emozioni, il cui obiettivo riguarda l’autonomia emotiva e la percezione delle emozioni senza il coinvolgimento negativo legato alla presenza di altre persone (arrossire, balbettare, vergognarsi, ecc.). Il secondo livello: la capacità di comunicare emozioni e sentimenti, anche negativi, attraverso molteplici strumenti comunicativi rappresenta il secondo livello che riguarda la libertà espressiva, ovvero il controllo delle reazioni motorie senza che queste siano alterate o inibite dall’ansia e dalla tensione. Al terzo livello troviamo la consapevolezza dei propri diritti nel senso di avere rispetto per sé e per gli altri. Esso ha un ruolo centrale nella teoria dell’assertività in quanto la distinzione tra i comportamenti aggressivi, passivi e assertivi si fonda sui diritti e sul principio di reciprocità. Il quarto livello è rappresentato dalla disponibilità ad apprezzare se stessi e gli altri. Questo implica la stima di sé, la capacità di valorizzare gli aspetti positivi dell’esperienza con una visione funzionale e costruttiva del proprio ruolo sociale. L’ultimo livello è relativo alla capacità di auto-realizzarsi e di poter decidere sui fini della propria vita. Per raggiungere tale obiettivo è necessario possedere un’immagine positiva di se stessi, fiducia e sicurezza personale. Il possedere tali caratteristiche comporta una maggiore capacità di autocontrollo, di intervento sulle situazioni e di soluzione dei problemi, un “ambiente interno” rilassante che permette di percepire le difficoltà non come occasioni negative di frustrazione, ma come ostacoli da superare abilmente. Gli obiettivi dei vari livelli vengono raggiunti intervenendo sia sull’aspetto concettuale, di contenuto, sia sull’aspetto tecnico, riguardante il modo di agire e di comunicare.

Le componenti dell’Assertività

AUTOSTIMA Autostima come il giudizio che ogni individuo dà del proprio valore. E’ anche avere fiducia nelle proprie capacità di pensare, scegliere e prendere decisioni..

Essa si può modificare durante l’intera vita influenzata da successi e fallimenti. Successi e fallimenti che viviamo attualmente, che abbiamo già vissuto, che pensiamo di vivere nel futuro.

OBIETTIVI CHIARI L’avere obiettivi chiari può aumentare la percentuale di successi ed influire, così, positivamente sull’autostima personale.

SAPER ASCOLTARE Spesso lamentiamo che gli altri non ci ascoltano, ma chiediamoci anche se noi sappiamo ascoltare gli altri.

SAPER ASSUMERE RISCHI Affermare le proprie convinzioni e comunicare le proprie aspettative.

SAPER DIRE DI NO Fondamentale è saper dire di no senza sentirsi in colpa. Non è piacevole per nessuno dire di “no” , ma diventa essenziale quando:

  • -dire di “si” non aiuta né noi, né l’altro
  • -non sono presenti elementi obiettivi per dire di “sì”
  • -dire di “no” aiuta direttamente o indirettamente l’altro.

Il nostro “no” và motivato, spiegato, espresso in modo non aggressivo suggerendo delle alternative.

SAPER AMMETTERE GLI SBAGLI Sbagliare non è piacevole, ma è ancora più spiacevole scoprire di essere così poco importanti che non se ne accorge nessuno.

CRITICARE IN MANIERA COSTRUTTIVA Affrontare il problema in maniera razionale, obiettiva, non emotiva. La critica è espressa in maniera impersonale senza ferire l’altro e nessuno è vincente.

La critica deve essere posta in maniera specifica e riguardare il comportamento e non la persona.

Conseguentemente è l’osservazione di un fatto e non un’accusa o un giudizio emotivo. Il suo scopo è correggere in maniera costruttiva.

TECNICHE ASSERTIVE PER FARE MODIFICARE UN COMPORTAMENTO

  • Esprimere empatia con l’altro (sono partecipe del….)
  • Descrivere il comportamento che ha un impatto negativo su di noi
  • Esprimere il sentimento conseguente al suddetto comportamento
  • Spiegare il sentimento (perché mi sento così)
  • Specificare il cambiamento desiderato nel comportamento
  • Analizzare le conseguenze positive se ci sarà il cambiamento
  • Analizzare le conseguenze negative se non ci sarà il cambiamento
  • Confermare la relazione (te lo dico perché ci tengo)
  • Richiedere di risolvere insieme il problema (come posso aiutarti?)

All’interno di una comunicazione verbale assertiva è utile adoperare i seguenti criteri:

  • una maggiore autoapertura dando maggiori informazioni su noi stessi
  • comunicare i propri sentimenti perché si favorisce una maggiore apertura e chiarezza nelle relazioni, in quanto le emozioni hanno un alto valore comunicativo
  • la tecnica del “disco rotto” consistente nel ribadire e ripetere in maniera sistematica il contenuto chiave che si vuole trasferire all’interlocutore.

Il tutto all’interno di una modalità comunicativa serena, senza aggredire o irritare.

Diritti assertivi

I diritti assertivi comprendono il rispetto di se stessi, delle proprie esigenze, sentimenti e convinzioni. Tali diritti sono necessari per costruire sentimenti e pensieri positivi come l’autostima e la fiducia. Riconoscerli e rispettarli significa anche riconoscerli e rispettarli negli altri.

Ma vediamo quali sono questi diritti assertivi. Innanzitutto il più importante:

DIRE NO ALLE RICHIESTE ALTRUI SENZA SENTIRSI IN COLPA

Di seguito

  • • il diritto di fare qualsiasi cosa, purchè non danneggi nessun altro.
    • il diritto di mantenere la propria dignità agendo in modo assertivo, anche se ciò urta qualcun altro, a condizione che il movente sia assertivo e non aggressivo.
    • il diritto di fare richieste ad un’altra persona, dal momento che riconosco all’altro l’identico diritto di rifiutare.
    • il diritto ridiscutere il problema con la persona interessata, e di giungere a un chiarimento.
    • il diritto ad attuare i propri diritti ed al rispetto altrui dei propri diritti.
  • il diritto di avere idee, opinioni, punti di vista personali e non necessariamente coincidenti con quelli degli altri
  • il diritto a che le proprie idee, opinioni e punti di vista siano quanto meno ascoltati e presi in considerazione (non necessariamente condivisi) dalle altre persone
  • il diritto ad avere bisogni e necessità anche diverse da quelle delle altre persone
  • il diritto a provare determinati stati d’animo ed a manifestarli in modo assertivo se si decide di farlo
  • il dirittodi commettere degli errori, in buona fede
  • il diritto di decidere di sollevare una determinata questione o, viceversa, di non sollevarla
  • il diritto di essere realmente se stessi, anche se questo significa a volte contravvenire a delle aspettative esterne
  • il diritto di chiedere aiuto.

Essere assertivi non è facile, costa sacrificio ed esercizio costante al fine di ottenere risultati soddisfacenti. Importante è, comunque, iniziare a praticarli, se non tutti insieme, anche uno alla volta. Come si è riusciti superarne uno, passare a quello successivo. Come recita un aforisma zen “un cammino è fatto di mille passi”. Incominciamo, un passo alla volta, a fare il cammino verso l’assertività.

ESERCIZI PER ESSERE ASSERTIVI

Visionate anche le presentazioni in powerpoint

“ASSERTIVITA’, COMPORTTAMENTO ASSERTIVO E COMUNICAZIONE ASSERTIVA” del dott. Roberto Cavaliere

“L’AUTOSTIMA E L’ASSERTIVITA” della dott.ssa Rosalia Cipollina

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

Studio in Milano, Roma, Napoli e Vietri sul Mare (Sa)

per contatti e consulenze private tel.320-8573502 email:cavalierer@iltuopsicologo.it

ARTE DELLA GUERRA

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Il famoso ed antico libro “L’arte della guerra” rappresenta un ottimo strumento per relazionarsi all’interno del conflitto cogli altri. Ma potrebbe anche essere utile per combattere il nemico interiore. Di seguito riporto i passaggi più significativi per gli scopi suddetti.

Un risultato superiore consiste nel conquistare intero e intatto il paese nemico. Distruggerlo costituisce un risultato inferiore.

Perciò ottenere cento vittorie in cento battaglie non è prova di suprema abilità. Sottomettere l’esercito nemico senza combattere è prova di suprema abilità.

Affidati alla forma per vincere sul nemico numeroso . E quest’ultimo non riuscirà a capire come hai fatto. Tutti vedono la forma con cui ho vinto, Ma nessuno sa cosa mi porta a decidere la forma della vittoria. Evita di ripetere le tattiche vittoriose del passato, Perché la forma deve essere suggerita dall’infinità varietà delle circostanze.

Il fine del dare forma alle operazioni militari è diventare senza forma. Quando si è senza forma, nemmeno le spie più abili riescono a scoprire nulla e il nemico saggio non avrà elementi per poter preparare i suoi piani.

Ora la forma dell’operazione militare è come quella dell’acqua. L’acqua, quando scorre, fugge le altezze e precipita verso il basso. L’operazione militare vittoriosa evita il pieno e colpisce il vuoto. Come l’acqua adegua il suo movimento al terreno, la vittoria in guerra si consegue adattandosi al nemico. L’abile condottiero non segue uno shih prestabilito e non mantiene una forma immutabile.

Esiste una pianta nelle regioni occidentali chiamata iris perenne. Il suo gambo è alto dodici centimetri, ma poiché cresce in cima ad alte montagne, si sporge su abissi di migliaia di metri.

Arrampicandoti su un’altura per fare segnalazioni, non è che il tuo braccio si allunghi, ma lo si potrà vedere da lontano. Urlando sottovento, non è che la tua voce si intensifichi, ma la si potrà intendere più chiaramente.

Il Serpente che solleva la testa si diverte nelle brume, il Drago Volante cavalca le nubi. Ma quando le nuvole se ne vanno e le brume si dissolvono, Essi non sono differenti dai vermi della terra.

Col termine comando, intendo le qualità di saggezza, rettitudine, di umanità, di coraggio e di severità del generale.

Non può esservi generale, se non conosce i cinque elementi fondamentali. Chi li padroneggia, vince; chi non se ne cura, è annientato.

In quale esercito si dispensano ricompense e punizioni con il metodo più illuminato ?

Sapendo ciò, potrai prevedere quale parte sarà vittoriosa e quale sconfitta.

Fondamentale in tutte le guerre è lo stratagemma.

Quindi, se sei capace, fingi incapacità; se sei attivo, fingi inattività.

Se vuoi attaccare in un punto vicino, simula di dover partire per una lunga marcia; se vuoi attaccare un punto lontano, simula di essere arrivato presso il tuo obbiettivo.

Offri al nemico un’esca per attirarlo; fingi disordine fra le truppe, e colpiscilo.

Quando vedi il nemico pronto, preparati contro di lui; ma evitalo, dove è forte.

Simula inferiorità e incoraggiane l’arroganza.

Tienilo sotto pressione e logoralo.

Quando il nemico è unito, dividilo.

Attacca il nemico dove non è preparato, fai sortite con le truppe quando non se l’aspetta.

Non comunicare a nessuno il tuo schieramento e la strategia che intendi adottare.

Solo valutando tutto esattamente si può vincere, con cattive valutazioni si perde. Quanto esigue sono le probabilità di vittoria di chi non fa alcun calcolo ! Coi principi che ho elencato, io valuto la situazioni: il risultato, allora si definisce da solo.

Ciò che da valore alla guerra, è la vittoria. Quando la guerra dura troppo a lungo, le armi si spuntano e il morale si deprime. Quando le truppe assediano troppo a lungo le città, le loro forze si esauriscono in fretta.

Con le armi spuntate, l’ardore spento, la forza esaurita, il denaro volatilizzato, i vicini potranno avvantaggiarsi delle tue difficoltà e insorgere contro di te. Anche se hai saggi consiglieri, non potranno cambiare la situazione a tuo favore.

Ho visto troppe guerre-lampo condotte male, ma non ho mai saputo di un’operazione militare abile protratta nel a lungo.

Non vi è mai stata una guerra protratta a lungo nel tempo della quale un paese abbia tratto vantaggio.

L’obbiettivo essenziale della guerra è la vittoria, non le operazioni prolungate.

In guerra è meglio conquistare uno Stato intatto. Devastarlo significa ottenere un risultato minore.

Ottenere cento vittorie su cento battaglie non è il massimo dell’abilità: vincere il nemico senza bisogno di combattere, quello è il trionfo massimo.

Il generale esperto attacca la strategia del meno esperto. Questa è la prima cosa da fare.

La seconda cosa da fare, è spezzare le alleanze del nemico.

La terza cosa da fare, è attaccare il suo esercito.

Se sei inferiore in tutto al nemico, devi riuscire a sfuggirgli. Se ti ostini a cercare il combattimento sarai fatto prigioniero, perché, per una forza più potente, una forza esigua diventa preda desiderata.

Chi è in grado di distinguere quando è il momento di dare battaglia, e quando non lo è, riuscirà vittorioso.

Chi è in grado di stabilire quando deve usare forze minori, e quando maggiori, riuscirà vittorioso.

Chi è prudente e preparato, e resta in attesa delle mosse del nemico temerario e impreparato, sarà vittorioso.

Perciò dico: “Conosci il nemico come conosci te stesso. Se fari così, anche in mezzo a cento battaglie non ti troverai mai in pericolo”.

Se non conosce il nemico, ma conosci soltanto te stesso, le tue possibilità di vittoria saranno pari alle tue possibilità di sconfitta.

Se non conosci te stesso, né conosci il tuo nemico, sii certo che ogni battaglia sarà per te fonte di pericolo gravissimo.

Un tempo i generali esperti, prima d’ogni cosa cercano di rendersi invincibili, poi aspettavano il momento in cui il nemico era vulnerabile

L’invincibilità, dipende soltanto da noi stesso; la vulnerabilità del nemico dipende soltanto da lui.

Ne consegue che in una guerra un abile generale può rendersi invincibile, pur se non può indurre un nemico a diventare vulnerabile.

Per questo si dice che chi conosce l’Arte della Guerra può prevedere la vittoria, ma non determinarla.

L’invincibilità dipende dalla difesa; la possibilità di vittoria, dall’attacco.

Ci si deve difendere quando le nostre forze sono inferiori; si deve attaccare quando le nostre forze sono molto superiori.

Gli esperti nell’arte della difesa si nascondono come se fossero sotto i nove strati della terra; gli esperti nell’arte dell’attacco si muovono come se fossero in cielo. In questo modo riescono a proteggere se stessi e gli e ottengono una completa vittoria.

Prevedere una vittoria evidente, come chiunque può prevederla, non è vera abilità.

Chi riporta la vittoria in battaglia è riconosciuto da tutti come un generale esperto, ma non è questa la vera abilità. Strappare la pelle d’autunno non richiede forza; distinguere fra il sole e la luna non è

difficile per gli occhi; sentire il rumore del tuono non è prova di orecchie fini.

-“pelle d’autunno”= riferimento alla pelle del coniglio, che in autunno, ha un manto molto leggero.

I generali d’un tempo, vincevano rendendo facile vincere.

Perciò, le vittorie ottenute dai maestri nell’Arte della Guerra non si distinguono né per l’uso della forza, né per l’audacia.

I loro successi in guerra non dipendono dalla fortuna. Perché per vincere basta non commettere errori. “Non commettere errori”, vuol dire porsi in condizione di vincere con certezza: in questo modo, si sottomette un nemico già vinto.

Perciò, il generale esperto crea situazioni grazie alle quali non potrà essere battuto, e non si lascia sfuggire alcuna occasione di porre in condizioni di inferiorità il nemico.

in tal modo, un esercito vittorioso prima vince, poi dà battaglia; un esercito destinato alla sconfitta prima dà battaglia, poi spera di vincere.

Si attacca con la forza frontale, ma si vince con quelle laterali.

Le possibilità di chi sa impiegare abilmente le forza laterali sono vaste e infinite come il cielo e la terra, inesauribili come le acque di grandi fiumi.

Esse finiscono e ricominciano di nuovo, come il movimento del sole e della luna. Muoiono e rinascono, come le stagioni-

Le note musicale non sono che cinque, ma le loro melodie sono così numerose che nessuno può dire di averle udite tutte.

I colori fondamentali non sono che cinque, ma le loro combinazioni sono così tante che nessuno può immaginarle tutte.

Cinque soltanto sono i sapori, ma le loro mescolanze sono così varie che nessuno può dire di averle gustate tutte.

Le azioni d’attacco in battaglia sono soltanto due: l’attacco frontale ordinario e quello laterale di sorpresa, ma le loro combinazioni sono infinite e nessuno può dire di conoscerle tutte.

Queste due forze si riproducono reciprocamente, e le loro interazioni sono infinite, come gli anelli concatenati. Chi può stabilire dove comincia l’una e l’altra finisce ?

L’acqua torrenziale scorrendo svelle le rocce, grazie alla sua velocità.

Il falco in picchiata spezza in due il corpo della preda, perché colpisce con precisione.

Così la velocità di chi è abile nell’Arte della Guerra è fulminea, e il suo attacco è assolutamente preciso.

La sua forza è quella della balestra tesa al massimo, il suo tempismo come lo scatto del grilletto.

Tumulto e fragore; la battaglia sembra caotica, ma non c’è disordine; le truppe che manovrano ordinatamente, non possono essere vinte.

Ciò che sembra confusione, in realtà è ordine; ciò che sembra viltà è coraggio; la debolezza è forza.

Commento di Tu Mu (803-853 d. C. – Letterato, poeta, funzionario della Core Imperiale) : <Vuol dire che, se uno intende simulare disordine per ingannare il nemico, deve in realtà essere molto ben disciplinato; soltanto così può fingere confusione. Chi desidera apparire debole per rendere il nemico audace e imprudente, deve essere in realtà fortissimo; soltanto così può simulare debolezza. Se si vuol fingere vigliaccheria, per indurre il nemico ad avanzare con vana baldanza. si deve essere molto coraggiosi: soltanto così si può simulare timore.>

Ordine e disordine dipendono dall’organizzazione; coraggio e viltà dalle circostanza; forza e debolezza dallo schieramento.

Il generale esperto induce il nemico a muoversi, e ad assumere un certo schieramento. Lo adesca con qualcosa che il nemico è sicuro di prendere e, attirandolo, con l’illusione di un piccolo vantaggio, lo aspetta in forze.

Chi sa valutare la situazione, adopera i propri uomini in battaglia come se fossero tronchi o pietre, da far rotolare. Per loro natura, tronchi e pietre, sono statici sul terreno piano, ma si muovono su un terreno inclinato. Se hanno forma squadrata rimangono immobili, se rotonda, rotolano.

Così, il potenziale delle truppe abilmente comandate in battaglia può essere paragonato a quesi massi rotondi, che rotolano giù dalla sommità delle montagne. Questa è la forza.

Di solito, chi ha occupato per primo il campo di battaglia e attende il nemico, è riposato; chi invece arriva più tardi e si impegna all’ultimo momento nella battaglia, è affaticato.

Per questo il generale esperto non va, ma fa in modo che sia il nemico a venire: non si lascia condurre da lui.

Per indurre il nemico a muovere, gli si deve prospettare un vantaggio. Per scoraggialo, fargli temere un danno.

Quando il nemico è riposato, devi essere in grado di stancarlo; quando è ben nutrito, di farlo morire di fame; quando è rilassato, di indurlo a muoversi.

Appari in luoghi dove sarà obbligato ad affaticarsi per raggiungerti in fretta; dirigiti rapidamente dove non se lo aspetta.

Puoi marciare anche per mille li senza stancarti, se ti muovi dove il nemico non c’è.

Per essere certo di conquistare la zona dove hai impegnato battaglia, attacca un punto che il nemico non difende. Per essere certo di tenere ciò che difendi, attestati dove il nemico non può attaccare.

L’attacco migliore è quello che non fa capire dove difendersi. La difesa migliore è quella che non fa capire dove attaccare.

Muovi con rapidità senza lasciare traccia, quasi fossi evanescente, meravigliosamente misterioso, impercettibile: sarai padrone del destino del nemico.

L’avanzata inarrestabile si getta nei varchi del nemico. La ritirata inafferrabile è data dalla massima velocità.

Se voglio ingaggiare battaglia contro i nemici salgo in difesa dietro alte mura e profondi fossati, attacco un obbiettivo che di sicuro dovrà difendere: così, non potrà evitare di uscire per muovere al contrattacco.

Se invece voglio evitare di ingaggiare battaglia, inganno il nemico con fattori di diversione. Così non muoverà contro di me, neppure se gli indicassi la strada disegnata sul terreno.

Induci il nemico a schierarsi, ma nello stesso tempo tieni l’esercito unito; così le forze saranno concentrate e le sue divise.

Un fronte forte significa una retroguardia debole, una retroguardia debole significa che il fronte è più vulnerabile. Essere forti a sinistra significa essere attaccabili a destra, rafforzarsi a destra significa rimanere scarsi a sinistra. Se poi ci si divide dappertutto si sarà deboli dappertutto.

Perciò, cerca di anticipare i piani del nemico, e individua i suoi punti forti e deboli: potrai decidere quale strategia usare per avere successo, e quale no.

Individua le sue posizioni: così conoscerai il terreno della vita e della morte.

La forma che vince i molti, non appare ai molti. Dopo la vittoria, la mia forma sarà palese a tutti. Prima della vittoria, nessuno sa la forma che impiegherò.

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

Studio in Milano, Roma, Napoli e Vietri sul Mare (Sa)

per contatti e consulenze private tel.320-8573502 email:cavalierer@iltuopsicologo.it

ARTETERAPIA

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L’Arte Terapia è un trattamento psicologico che compare a partire dal 1950 e si conferma come terapia individuale per poi espandersi sempre di più al gruppo e sempre di più in contesti rigorosi di espressione non verbale.L’arteterapia, più precisamente, nasce verso gli anni 40-50 in America come strumento di supporto nella cura di gravi forme psichiatriche. Alcuni medici, infatti, osservarono che molti soggetti ricoverati per malattie mentali riuscivano ad esprimersi e comunicare meglio attraverso il proprio corpo, ballando o gesticolando, ed anche attraverso disegni o la modellazione della creta.

Nell’arteterapia l’uomo è infatti, considerato senza scissione fra mente e corpo, ma un tutt’uno. Il corpo è un arricchimento per la mente , è uno strumento, un canale di comunicazione, di comprensione e di esperienza per la mente. Da allora tale tecnica si è modificata e adeguata gradualmente a diverse modalità di intervento terapeutico, fino anche ad essere utilizzata oggigiorno non solo come terapia di riabilitazione e sostegno di soggetti con handicap fisici o mentali, ma anche come strumento per poter migliorare la conoscenza di se stessi, per poter ritrovare una profonda serenità interiore sempre più difficile da raggiungere nella nostra attuale e frenetica società.Questa tecnica si basa principalmente sull’effetto immediato, spontaneo e naturale che provoca il fare prodotti manuali, cioè realizzati da soli, per cui non necessita di particolari doti naturali o la conoscenza di tecniche artistiche specifiche.Si utilizzano le immagini, le forme ed i colori, anziché le parole per poter esprimere e riconoscere sentimenti, emozioni e sensazioni che altrimenti rimarrebbero celati. E’ inoltre, una enorme soddisfazione e fonte di benessere riconoscersi in ciò che si è fatto, non tanto perché il prodotto finito ha un valore economico, ma perché attraverso la manipolazione, i gesti, il contatto con i materiali, ci si sente liberi di esprimere se stessi e a volte anche i propri disagi. Questo da anche la possibilità, attraverso il lavoro finito, di poter osservare in modo distaccato, sentimenti o emozioni non accettate e sofferte, in modo da poterne prendere le distanze, comprenderle meglio ed anche elaborarle.L’intervento di arteterapia è dunque un momento attivo in cui la persona è protagonista di quanto sta avvenendo, ed è necessario che il setting in cui si sta svolgendo tale attività sia adeguato alla situazione, cioè ci sia un clima di rilassamento e tranquillità. L’arteterapia si svolge prevalentemente in un setting dotato di materiali informi a basso costo e di spazi ampi e sicuri per consentire la libertà dei movimenti,che sono del corpo espressione non verbale. Per questa ragione alcuni esercizi preliminari di significato psicomotorio possono precedere le sedute di espressione figurativa o musicale o quant’altro. Generalmente il terapista non fa consegne particolari,nè suggerisce il tema:ma dà la consegna di non usare la parola,la voce sì,ma la parola no. L’abbigliamento deve essere informale e deve potersi sporcare,le scarpe si devono poter togliere con facilità e si deve poter camminare scalzi senza preoccupazioni. Per quanto riguarda poi i temi e i contenuti dell’opera, essi non sono mai dati precisamente dal terapeuta, per non limitare l’espressione, artistica e non, del soggetto.E’, inoltre, importante la relazione con il terapeuta, che deve creare il contesto relazionale più adatto, in cui il soggetto possa lasciarsi andare e sentirsi protetto e al sicuro.

Qui di seguito ho inserito un collegamento ad un sito che vi permetterà di dipingere online e di praticare in questo modo un pò di Arteterapia. Crea una tua opera d’arte! Hai la tela, tutte le misure di pennelli, combinando colori e opacità avrai tutte le sfumature che fantastichi… ed alla fine salva la tua opera pittorica nella galleria…
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Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

Studio in Milano, Roma, Napoli e Vietri sul Mare (Sa)

per contatti e consulenze private tel.320-8573502 email:cavalierer@iltuopsicologo.it

SORRISI… TERAPEUTICI

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Di seguito riporto una serie di barzellette sulla malattia mentale, sui psicologi, psichiatri e psicanalisti. Ridere e sorridere, è provato scientificamente, fa bene alla propria salute fisica e mentale. Sopratutto se si ironizza su se stessi.

 

Se tutti fossero pazzi, non ci sarebbero piu’ pazzi al mondo.

Paziente: “Perche’ risponde sempre alle mie domande con una domanda?”. Psicoanalista: “Perche’ mi fa questa domanda?”. (Carlo Landini)

La follia e’ spesso causa di divorzio, ma piu’ spesso e’ causa di matrimonio. (Wilson Mizner)

Non credo che l’analisi mi possa aiutare. Mi ci vorrebbe una lobotomia. (Woody Allen in “Stardust Memories”)

“Ma perche’…perche’ devi sempre incasellare le mie voglie animalesche dentro categorie psicanaliste?” egli disse, togliendole il reggiseno. (Woody Allen)

Uno psichiatra e’ un uomo che va alle Folies Bergeres e guarda il pubblico. (Marvin Stockwood)

Due psichiatri si incontrano. Dice il primo: “Sono stato a casa per Pasqua e ho avuto un terribile lapsus freudiano: invece di dire a mia madre: “Per favore, mamma, passami il sale” le ho detto: “Puttana, mi hai rovinato la vita!”. (Tony Randall)

Una bambina passa davanti alla camera dei genitori e guarda dal buco della serratura: “E dire che vogliono farmi vedere dallo psicologo perche’ mi succhio il pollice!”.

Uno psicologo e’ un tizio che vi fa un sacco di domande costose che vostra moglie vi fa gratis.

Gli psicologi dicono che 1 persona su 4 e’ malata di mente. Esamina tre amici. Se sono tutti OK, allora il malato di mente sei tu!

Nevrastenico: colui che costruisce castelli in aria. Psicopatico: colui che vi abita. Psichiatra: colui che riscuote l’affitto. (Jerome Lawrence)

Fui buttato fuori dall’Universita’ il primo anno. Mi scoprirono mentre copiavo allo scritto di metafisica. Sbirciavo nell’anima del mio vicino. (Woody Allen)

In questo paese, due persone su una sono schizofreniche.

Aprirsi fa bene, ma squartarsi e’ un po’ eccessivo.

Non sarai mai solo con la schizofrenia. (Woody Allen)

Nevrotico: 2+2=5. Nevrastenico: 2+2=4 (ma gli da’ molto fastidio).

Zelig: “Devo andare, non posso trattenermi”. “Che devi fare?”. Zelig: (che crede di essere un psicoanalista) “Ho un caso interessantissimo: 2 gemelli siamesi che soffrono di doppia personalita’”. “E allora?”. Zelig: “Sono pagato da 8 persone”. (Woody Allen)

Psicologi: professionisti che si fanno pagare (tanto) per dirti che tu sei tu.

Una bella ragazza va dallo psichiatra e appena questi la vede le ordina di spogliarsi. La ragazza e’ un po’ sorpresa, arrossisce, ma alla fine comincia a togliersi lentamente i suoi vestiti. Lo psichiatra si impazientisce: “Forza, ragazza, veloce a spogliarsi, non vorrai che passiamo tutta la notte qui?”. La ragazza esita a togliersi il reggiseno e gli slip, ma lo psichiatra insiste e dice di fare in fretta. Quando la ragazza e’ completamente nuda, lo psichiatra si spoglia anche lui e la violenta. Dopo aver fatto all’amore, si riveste, si siede dietro la sua scrivania e dice alla donna: “Bene, signorina, ora che il mio problema e’ risolto, passiamo al vostro”.

Un giovane, molto timido, una sera si reca ad un bar dove vede una bella ragazza sola in un angolo che beve la sua aranciata. Dopo aver raccolto tutto il coraggio il ragazzo si avvicina alla giovane e le dice: “Posso sedermi qui’ a chiacchierare un po’ con te?”. Al che la ragazza, immediatamente e con un tono di voce altissimo, urla verso il giovane: “No, non voglio venire a letto con te, lasciami in pace!”. Tutti i presenti si voltano per osservare bene la coppia. Naturalmente il giovane, fortemente imbarazzato, abbandona il posto e torna sconsolato al suo tavolino. Dopo qualche minuto la ragazza si avvicina al tavolo del giovane e gli sussurra in tono accomodante: “Scusa per la chiassata di poco fa’. Io sono una studentessa di psicologia e sto osservando le reazioni delle persone ad una situazione fortemente imbarazzante” .Il giovane senza perdere tempo e a piena voce allora le grida: “Cosa? 100.000 lire? Meglio dormire da solo che con te!”.

Mio figlio ha 40 anni ed ha pagato 50 euro all’ora ogni settimana ad uno psicologo per due anni e mezzo. Deve essere pazzo !!!

Sirena dallo psicanalista: “Dottore, non mi sento ne’ carne ne’ pesce…”.

La psicanalisi e’ un mito tenuto in vita dall’industria dei divani. (Woody Allen)

Un uomo che va dallo psicologo dovrebbe farsi curare il cervello.

Qual e’ la differenza fra uno psichiatra e un pazzo? La laurea.

Studio del dr. Freud a Vienna. Si presenta una signora con il figlio: “Dottore, non so piu’ che fare, mio figlio e’ terribile, sadico, cattivo. Da’ calci ai vecchietti, maltratta gli animali, strappa le ali alle farfalle ridendo … non so piu’ che fare”. “Quanti anni ha?”. “4 anni”. “Allora non c’e’ da preoccuparsi; crescendo divenera’ piu’ gentile”. “Grazie molte, dottore, mi avete tranquillizata”. “Di niente, arrivederla signora Hitler”. (Gino Bramieri)

Se parli con Dio stai pregando. Se Dio parla con te, sei uno schizofrenico. (Thomas Szasz) (Lily Tomlin)

Ho flirtato con la psicoanalisi e la psicoterapia fin da giovanissimo. Ogni tanto mi ci riavvicino, con risultati a volte buoni, a volte meno buoni. Ma non ho mai pensato di diventare dottore. Mi contento di fare il paziente. (Woody Allen)

Assioma di Platone: l’amore e’ una grave malattia mentale.

Io non soffro di pazzia, ne godo ogni minuto.
La Terra e’ il manicomio dell’universo.
Sono fuori di testa. Torno tra cinque minuti.


Un uomo va dallo psichiatra: “Dottore, mi deve aiutare…e’ un periodo che sono sotto stress e perdo facilmente la pazienza con la gente…”. “Mi parli del suo problema…”. “Ma te l’ho gia’ detto… brutto stronzo… testa di cazzo!”

La vita e’ tutto un equilibrio sopra la follia. (Vasco Rossi)

La paranoia e’ semplicemente un’ottimistica prospettiva sulla vita.

Se hai molte idee sei un pazzo, se hai una sola idea, e solo quella, sei un pazzo, se non hai nessuna idea sei scemo.

A tutto c’e’ un limite tranne che alla pazzia.

In California tutti o vanno da un terapista o sono terapisti, oppure sono terapisti che vanno da un terapista. (Truman Capote)

Quanti psichiatri (o psicologi) servono per cambiare una lampadina? Uno solo, pero’ la lampadina deve veramente volere di essere cambiata. (Ann Eve Ricks)

In questo mondo devi essere matto. Se no impazzisci. (Leopold Fechtner)

Chi vive senza follia non e’ saggio quanto crede. (Francois de La Rochefoucauld)

Dopo un anno di terapia il mio psicologo mi disse: “Forse la vita non e’ da tutti”.

C’e’ sempre un grano di pazzia nell’amore, cosi’ come c’e’ sempre un grano di logica nella follia. (Friedrich Nietzsche)

Lo psicologo della marina stava visitando un potenziale futuro marinaio. Chiese alla giovane recluta: “Cosa faresti se ora, affacciandoti alla finestra, vedessi una nave da guerra che si avvicina lungo la strada?”. “Sparerei un siluro e la affonderei!”. “E dove andresti a prendere il siluro?” “Nello stesso posto in cui lei e’ andato a prendere la nave!”

Il mio complesso di inferiorita’ e’ migliore del tuo!!!


Anche i paranoici sono persone. Anche loro hanno i loro problemi. E’ facile criticare, ma se tutti ti odiassero anche tu saresti paranoico. (D. J. Hicks)

Per smettere di bere ho provato con la psicanalisi. Ora bevo sdraiato su un divano. (Boris Makaresko)

“Salve! Benvenuti alla Linea Diretta Psichiatrica. Se siete Compulsivi Ossessivi, premete ripetutamente 1. Se siete Co-dipendenti, per favore chiedete a qualcuno di premere 2. Se avete Problemi di Personalita” Multipla, per favore premete 3, 4, 5 e 6. Se siete Paranoico-Disillusi, sappiamo chi siete e cosa volete; rimanete in linea sinche” non riusciamo a rintracciare la vostra chiamata. Se siete Schizofrenici, ascoltate attentamente e una piccola voce vi dira’ quale numero premere”.

Uno psicologo sta sottoponendo una paziente ad alcuni test: schizza dei disegni e la ragazza deve dire che cosa ci vede. Il medico disegna due linee diritte e chiede: “Che cosa rappresentano?”. La ragazza risponde: “Un uomo che fa all’amore con la sua donna”. Il dottore disegna due linee curve e chiede: “E queste?”. La paziente risponde:” Un uomo che fa all’amore con la sua ragazza”. La terza volta lo psichiatra disegna un cerchio e chiede: “E questo?”. Senza esitare la ragazza risponde: Un uomo che fa all’amore con la sua fidanzata”. Il medico si sofferma un po’ a pensare e poi dice alla paziente: “Lei sembra ossessionata dal sesso”. La ragazza ribatte: “Io? E’ lei che sta facendo i disegni osceni, mica io!”.

Se una persona che soffre di sdoppiamento di personalita’ minaccia il suicidio, quella persona e’ considerata un ostaggio?

Volete fare impazzire qualcuno? Mandategli un telegramma con su scritto: ‘Ignora il primo telegramma’. (Henny Youngman)

Esiste una linea veramente sottile fra un hobby e una malattia mentale.

Tutti pensano che io sia psicotico, tranne i miei amici nel profondo della terra.


Lo stress e’ quando vi svegliate urlando e capite che ancora non vi siete addormentati. (Stress is when you wake up screaming & you realize you haven’t fallen asleep yet).

Tutti nasciamo pazzi; alcuni lo rimangono. (Samuel Beckett in ‘Aspettando Godot’)

Pazzi ed intelligenti sono ugualmente innocui. I mezzi matti e i mezzi saggi, quelli sono i piu’ pericolosi. (Johann Wolfgang von Goethe)

L’amore e’ una forma di pazzia temporanea curabile solo con il matrimonio.

Un tizio si reca da un terapista con aria molto depressa e gli dice: “Dottore, mi aiuti. Ho 35 anni e non ho la minima fortuna con le donne. Per quanto ci provi ripetutamente i risultati sono disastrosi”. Il dottore lo incoraggia: “Caro amico, questo non e’ un problema grave. Bisogna avere fiducia in se stessi. La aiutero’ a guardare dentro di se’ e vedra’ che i risultati saranno in breve eccezionali. Pero’ la cosa piu’ importante e’ che lei ogni mattina si deve guardare allo specchio e con forte convinzione si deve dire: ‘Io sono una persona eccezionale, divertente, intelligente e attraente’. Vedra’ che nel giro di un mese i suoi problemi saranno risolti e un sacco di donne le ronzeranno attorno”. L’uomo, contento dei consigli del terapista, lascia lo studio del medico. Passa un mese e il tizio ritorna con una faccia funebre dal dottore che gli chiede: “Allora? I miei consigli non hanno funzionato?”. E il tizio: “Oh, no. Hanno funzionato, eccome! Sono circondato giorno e notte da donne favolose e sensuali”. “E allora dov’e’ il problema” gli fa il dottore. E il tizio: “Io non ho problemi. E’ mia moglie che ne ha”.

“Dottor Freud, ho sognato un enorme pene che entrava ripetutamente in una grandissima vagina, cosa significa?”. “Che vuole comprarsi un ombrello”.

Tutti mi odiano perche’ sono paranoico.

Lo stupido parla del passato, il saggio del presente, il folle del futuro. (Napoleone Bonaparte)

Solo chi e’ sano di mente può impazzire.

Lo Schizofrenico: Autobiografia Non Autorizzata.

Ho conosciuto uno che la mattina appena sveglio, oltre alle mani alzava anche le gambe per non farle sentire arti inferiori.

Baciami due volte… sono schizofrenica.


Una meta’ di me non sopporta l’altra. E cerca alleati! (Gesualdo Bufalino)

Perche’ la psicoanalisi e’ molto piu’ veloce negli uomini? Perche’ quando devono tornare alla loro infanzia… gia’ ci sono!

Una donna soffre di continui mal di testa e non riesce a risolvere il suo problema fino a quando un’amica non le dice: “Carissima, il tuo e’ un problema psicologico, ti consiglo di rivolgerti al mio analista, vedrai che lui trovera’ una soluzione”. La donna prende un appuntamento e lo psicologo le prescrive una cura particolare che consiste nel concentrarsi a fondo per cacciare il mal di testa dal cervello. Occorre mettersi le mani sulle tempie e ripetere in continuazione a bassa voce: “Non ho mal di testa. Non ho mal di testa. Non ho mal di testa…”. Contro ogni previsione la cura ha un grande successo e la donna in pochi giorni risolve il suo problema. Il marito, stupito, decide di rivolgersi allo stesso dottore per ritrovare la virilita’ di un tempo nei rapporti con la moglie. Dopo pochi giorni il marito si chiude qualche minuto in bagno, dopodiche’ sfodera a letto una eccellente prestazione. La moglie e’ molto contenta, ma anche incuriosita e dopo una settimana di prestazioni da ventenni, decide di spiare la sua seduta in bagno. Allora lo vede seduto sul wc, con le mani sulle tempie, che ripete: “Non e’ mia moglie. Non e’ mia moglie. Non e’ mia moglie…”

Pazzia: La convinzione che gli altri siano pazzi. (Ambrose Bierce)

Il vero psicanalista delle donne e’ il loro parrucchiere. (Ennio Flaiano)

Un ramo di pazzia abbellisce l’albero della saggezza. (Alessandro Morandotti)

Lo psicanalista e’ un uomo che per risolvere i propri problemi si finge capace di risolvere quelli altrui. (Alessandro Morandotti)

Narcosi: ferite senza dolori. Nevrastenia: dolori senza ferite. (Karl Kraus)

I pazzi sono definitivamente riconosciuti tali dagli psichiatri per il fatto che dopo l’internamento mostrano un comportamento agitato. (Karl Kraus)

Una certa psicanalisi e’ il mestiere di lascivi razionalisti che riconducono a cause sessuali tutto cio’ che esiste al mondo, eccetto il loro mestiere. (Karl Kraus)

La psicanalisi e’ quella malattia mentale di cui ritiene di essere la terapia. (Karl Kraus)

Il primo passo verso la follia e’ credersi saggio. (Fernando da Rojas)

I pazzi aprono le vie che percorrono i savi. (Carlo Dossi)

Il nevrotico crede di poter star bene una volta guarito. In cio’ consiste la sua nevrosi. (Carlo Gragnani)

Maniaco: un mortale privilegiato che ha una sola follia. (Adrien Decaurcelle)

La psichiatria ci permette di correggere le nostre colpe confessando quelle dei nostri genitori. (Laurence J. Peter)

Ho una nevrosi classica e cio’ da’ molta sicurezza al mio analista. (Mirco Stefanon)

Raptus: Cos’ e’ il raptus se non un lapsus della ragione? (Mirko Amadeo)

Non ci fu mai grande ingegno senza un po’ di pazzia. (Seneca)

Lui: “Cara, ti devo confessare una cosa. Da quando ci conosciamo io vedo segretamente uno psicanalista”. Lei: “Anch’io, caro, ti devo confessare una cosa. Da quando ci conosciamo io vedo in segreto un medico, un avvocato e un idraulico”.

Vittima del complesso di Edipo, ha trovato questo compromesso: fa indossare alla moglie le mutande della propria madre. (Mirko Amadeo)

Meglio dallo psicanalista che dal confessore. Per questo è sempre colpa tua, per quello è sempre colpa degli altri. (Marcello Marchesi)

Alcune madri sono sedute in salotto davanti ad una tazza di the, parlando del piu’ e del meno, ma inevitabilmente l’argomento finisce sui propri figli. Dice la prima: “Mio figlio mi vuole cosi’ bene che per il mio compleanno mi ha regalato una crociera”. Dice la seconda: “Anche il mio mi vuole cosi’ bene che mi ha regalato un diamante”. E cosi’ tutte le altre. L’ultima allora dice: “Mio figlio mi vuole cosi’ bene che, pensate, va dallo psicanalista tre volte alla settimana e per tutto il tempo non fa che parlare di me!”

Tutto al mondo è follia, ma non l’allegria. (Friedrich der Grosse)

Dottore, soffro di personalità multipla… vi prego, aiutateci!

Devo portare il mio pesce dallo psicanalista: è depresso perché è nato il primo aprile ma non ci crede nessuno.

Il genio è una varietà della pazzia. (Carlo Dossi)

Di tanto in tanto è bello anche far pazzie. (Seneca)

La più grande lezione nella vita è sapere che anche i pazzi alle volte hanno ragione. (Winston Churchill)

Tutti gli uomini sono pazzi, e chi non vuole vedere dei pazzi deve restare in camera sua e rompere lo specchio. (Alphonse De Sade)

L’uomo e’ certamente pazzo: non sa fare un verme, ma fa dei a dozzine.

Invece di andare all’analista, raccontargli i cavoli miei e pagarlo, potevo andare in giro, raccontare i cavoli miei alla gente ed essere pagato io. (Dario Vergassola)

Dopo un furto non andate né dalla polizia, che non se ne interessa. Né dall’analista, a cui la cosa interessa solo in quanto sei tu che in realtà hai rubato qualcosa.

Io ed il mio psichiatra abbiamo deciso che non appena saro’ pronto prendero’ la mia macchina e mi gettero’ dal ponte di Verrazzano. (Neil Simon)

Follia: Quel dono e facolta’ divina la cui creativa e sovrana energia ispira la mente dell’uomo, guida le sue azioni e adorna la sua vita. (Ambrose Bierce)

Dal dottore: “Mi dica, soffre di doppia personalità?”. Paziente: “Si’. Ma solo nei momenti di solitudine…”

Ha spezzato la propria vita! E ora ne ha due distinte, molto piacevoli. (Stanislaw Lec)

L’ansia è come una sedia a dondolo: sei sempre in movimento, ma non avanzi di un passo.

Lo schizzofrenico e’ un orgasmo interrotto ? (Zap)

Ciò che si dice e si scrive dei paranoici giustifica appieno il loro atteggiamento (G.P. Lepore)

La ragione è la follia del più forte. La ragione del meno forte è follia. (Eugene Ionesco)

Ho visto il mio psichiatra e gli ho detto: “Doc, continuo a pensare di essere un cane”. Lui mi ha risposto di uscire dalla sua cuccia. (Rodney Dangerfield)

Ho abbandonato la terapia perche’ il mio analista cercava di aiutarmi alle mie spalle. (Richard Lewis)

Ho chiesto alla mia psichiatra se le sembravo pazzo, lei ha risposto:’No!’, così l’ho lasciata andare. (Anonimo)

C’e’ del metodo in questa pazzia. (William Shakespeare) (in “Amleto”, atto II)

L’uomo si crede savio quando la sua pazzia sonnecchia. (Denis Diderot)

Mi hanno detto che per vivere meglio dovrei pensare al futuro in rosa. Poi ho visto la Jervolino e mi e’ aumentata la depressione. (Mauroemme)

Il vero pazzo è il savio convinto di essere savio. (Guru)

Uno dei motivi per cui vado dall’analista: ci sono giorni in cui il mondo sembra che ce l’abbia con me. L’altra sera sono andato al ristorante cinese. Nel mio biscotto della fortuna c’era scritto: “CREPA!”.

I vecchi folli sono più folli dei giovani. (Francois de la Rochefoucauld)

Un depresso va per l’ennesima volta dal medico e dice: “Dottore, ho il morale a terra; sono tentato persino di suicidarmi”. “Lei non ci pensi – dice il dottore – lasci fare a me!”. (da Il Calendario di Frate Indovino)

Senza matti non ci sarebbe saggezza.

Ho un complesso di inferiorità, ma non così accentuato come il vostro.

L’individuo equilibrato è un pazzo. (Charles Bukowski)

Nessuno grande genio è mai esistito senza un tocco di pazzia (No great genius has ever existed without some touch of madness). (Aristotele, Problemata)

Una bella signora si presenta tutta agitata dallo psicanalista e senza tanti preamboli lo assale: “Dottore, la scongiuro, mi aiuti, soffro di sdoppiamento della personalita’”. E il medico: “Stia calma, signora, e soprattutto non parlate tutte e due contemporaneamente!”.

Una bella signora si presenta tutta agitata dallo psichiatra: “Dottore, sono angosciata, ho scoperto mio figlio che giocava al dottore con la bambinetta dei vicini!”. E lo psichiatra: “Su, signora, non si preoccupi. Sono esperienze comuni, assai diffuse!”. E la signora: “Ma, vede, dottore, io sono anzi relativamente tranquilla. Ma e ‘ la moglie di mio figlio che l’ha presa molto male!”.

Due amici discutono sulla validita’ delle terapie psichiatriche. Dice il primo: “Non servono a niente. Per me gli psichiatri servono solo ad arricchirsi coi soldi di noi pazienti”. Ma il secondo non e’ d’accordo: “Ma no, non e’ vero. Sono molto brave a curare la mente umana. Io ad esempio l’anno scorso ero affetto da una terribile mania: non volevo assolutamente andare a rispondere al telefono. Ne avevo una paura folle”. Al che il primo chiede: “E allora? Ora sei guarito?”. “Certo, ora vado sempre a rispondere al telefono.. sia che squilli oppure no!”

Non sono paranoico! Quale dei miei nemici ti ha detto questo?

La psicologia e’ una scoperta meravigliosa: fa sentire complicate anche le persone piu’ semplici. (Samuel Nathaniel Behrman)

Nel passato, gli uomini creavano le streghe, ora creano malati mentali. (Thomas Szasz)

Se i morti ti parlano, sei uno spiritista; se Dio ti parla, sei uno schizofrenico. (Thomas Szasz)

Ci sono piu’ pazzi che persone a questo mondo. (There are more fools in the world than there are people). (Heinrich Heine)

Sono pazzi non solo tutti coloro che sembrano pazzi, ma anche la metà di quelli che non lo sembrano affatto. (Baltasar Gracián)

PSICOLOGO: e’ colui che guarda tutti gli altri quando una bella donna entra nella stanza.

In un’epoca di pazzia, credersi immuni dalla pazzia è una forma di pazzia. (Saul Bellow)

Un paranoico e’ uno che conosce un pochettino di cio’ che sta succedendo. (A paranoid is someone who knows a little of what’s going on). (William S. Burroughs)

Quale persona sana potrebbe vivere in questo mondo e non essere pazza? (Ursula K. LeGuin)

Mostrami un uomo sano ed io te lo curero’ per te. (Carl Gustav Jung)

Psicanalisti: Il nostro equilibrio va con gli alti e bassi dei pazienti. (Fulvio Fiori)

L’altro giorno ero talmente depresso che un cieco s’è offerto d’aiutarmi ad attraversare la strada.

Ho un amico che fa lo psichiatra a tempo perso, ma il suo vero lavoro è il maniaco sessuale, al quale si dedica spalmandosi creme depilatorie che estrapolano il pelo dalla cavità toracica e tramite training autogeno lo convincono a non ripresentarsi in zona per almeno sei-otto ore. Be’, questo strizzacervelli dice che probabilmente da piccolo ho avuto problemi coll’Ego. Forse è vero: io ci giocavo tutto il giorno col Lego, ma non sono mai riuscito a incastrare quei maledetti mattoncini. (Francesco Salvi)

Ho detto al mio psicanalista che tutti mi odiano. Mi ha detto di non essere ridicolo: non tutti mi hanno già incontrato. (Rodney Dangerfield)

Morì pazzo, ma era nato cretino. (Jorge Luis Borges)

Ero molto depresso, in quel periodo. Intendevo uccidermi ma, come ho già detto, ero in analisi, e i freudiani sono molto severi al riguardo, ti fanno pagare le sedute che perdi. (Woody Allen in “Monologo”)

Matto: affetto da accentuatissima indipendenza intellettuale. (Ambrose Bierce)

Un individuo che dichiara spesso che non è pazzo, solitamente nutre dei sospetti su ciò. (Wilson Mizner)

Tutti al mondo sono pazzi, tranne te e me, e anche tu sei un po’ svitato. (Robert Owen)

Lo psichiatra: “Mister Williams, come mai ha prenotato una seduta di soli tre minuti? Non mi dira’ che lo ha fatto per risparmiare…”. Il paziente: “No… ho un complesso di inferiorita’ !”. (Andrea Franzante e Fulvio Giacomone)

Quando un pazzo sembra perfettamente ragionevole è gran tempo, credetemi, di mettergli la camicia di forza. (Edgar Allan Poe)

Ma credete veramente di essere pazzi? Davvero? Invece no, voi non siete più pazzi della media dei coglioni che vanno in giro per la strada, ve lo dico io! (Jack Nicholson “istruisce” gli altri ricoverati nella clinica psichiatrica in “Qualcuno volò sul nido del cuculo”)

L’ospedale ha assunto un nuovo psichiatra. Finito il suo primo mese di lavoro si trova con i suoi colleghi alla mensa dell’ospedale e mangiando fa due chiacchiere con loro. Siccome ha l’aria affranta e abbattuta, gli altri gli domandano cosa lo preoccupa. E lui: “Francamente, io non so come voi ve la passiate. Io ho appena iniziato e ho meno pazienti di voi e pur tuttavia voi siete allegri e frizzanti, mentre io sono abbattutissimo… Ma come fate per non impazzire o per non avere il morale a terra a forza di ascoltare tutti i loro guai?”. E i colleghi gli rispondono: “Ah, beh, certo, se li ascolti…”

L’ego non è il padrone a casa tua. (Sigmund Freud)

Nella psicanalisi nulla è vero tranne le esagerazioni. (Theodor Wiesengrund Adorno)

La pazzia negli individui e’ qualcosa di raro, ma nei gruppi, nelle nazioni e nelle epoche e’ la regola. (Friedrich Nietzsche)

Una personalità complessa e’ quella di colui che si scrive lettere anonime per guidare la propria coscienza. (Leo Longanesi)

Lo studio dello psichiatra ha il tutto esaurito.

TERAPIA. Uno dei motivi per cui vado dall’analista: ci sono giorni che il mondo sembra che ce l’abbia con me. L’altra sera sono andato al ristorante giapponese, e nel mio biscotto della fortuna c’era scritto “Muori!”. (Daniele Luttazzi) (in Tabloid)

I malati di mente vanno pazzi per certe caramelle.

Dicono che la depressione impedisca di vedere le cose con lucidità, di prendere le giuste decisioni, sprofondando l’individuo verso una confusa condizione di stasi e inazione. E’ vero! Infatti sono proprio le ricorrenti crisi depressive a impedirmi il suicidio.

Lo so che non sembro uno psicologo… se e’ per questo neanche la mia ex ragazza sembrava una zoccola. (Renato Trinca)

Il mio psichiatra mi disse che stavo diventando matto. Io gli dissi che desideravo una seconda opinione. “D’accordo – mi disse – lei è anche brutto!!”.

E’ afflitto da un complesso di parità, non si sente inferiore a nessuno. (Ennio Flaiano)

L’attore Jim Carrey ha ricevuto due nominations per la sua interpretazione dello schizofrenico in “Io, me e Irene” . (Lopezzone)

Tutto è follia in questo mondo fuorché il folleggiare. Tutto è degno di riso fuorché il ridersi di tutto. Tutto è vanità fuorché le belle illusioni e le dilettevoli frivolezze. (dallo ‘Zibaldone’) (Giacomo Leopardi)

La psicanalisi, cara signora, è una pseudo-scienza inventata da un ebreo per convincere i protestanti a comportarsi come cattolici. (Ennio Flaiano)

La pazzia e’ ereditaria, si eredita dai figli.

In una strada molto affollata un distinto signore è intento a fare un prelievo al bancomat quando, improvvisamente, viene aggredito da uno sconosciuto che per rapinarlo gli rifila una coltellata nell’addome. L’uomo stramazza a terra sanguinante invocando aiuto. Per primo interviene un avvocato che gli dice: “Questa è senza dubbio una rapina a mano armata con lesioni volontarie! Se mi lascia un acconto potrei difenderla!”. Allora si avvicina un medico che, guardando in malo modo l’avvocato dice allo sventurato: “Questa è certamente una ferita da taglio! Inoltre quel sangue che esce a zampilli indica un’emorragia arteriosa… la aiuterei… ma non ho nemmeno i guanti e sa… con l’AIDS in giro…”. Nel frattempo è accorso un sociologo che incomincia a inveire contro i bancomat e il sistema bancario finchè arriva uno psicologo che apostrofa tutti: “Ma siete tutti degli insensibili!!! Non vi rendete conto che bisogna immediatamente aiutare CHI HA FATTO QUESTO!!!”

L’ansieta’ e’ il modo della natura di tirarti fuori dal letto in tempo. (Anxiety is nature’s way of getting you out of bed on time)

PAZZIA. Il palazzo dell’ospedale psichiatrico è stato eretto in un mese. Un’erezione pazzesca! (Stellario Panarello)

Apritevi pure, ma senza squartarvi. (Nanni Moretti)

Le sole persone normali sono quelle che tu non conosci molto bene. (Joe Ancis)

Pazzo: Genitale incapace di intendere e di volere.

Da piccola faceva le sedute alla Barbie: non capiva perché Ken portasse le mutande anche quando era nudo.

Il mio psichiatra per 15.000 franchi mi ha tolto cio’ che avevo: 15.000 franchi!

La mia insicurezza la devo ad un trauma infantile: un giorno mia zia mi strappo’ il ciuccio e lo getto’ dalla finestra. Una violenza inaudita su un bambino di soli 12 anni. (Renato Trinca)

Le nevrosi sono, per così dire, il negativo delle perversioni. (Sigmund Freud)

Noi deriviamo la nostra vitalità dal magazzino della pazzia. (Émile M. Cioran)

Se a volte vi sentite depressi senza sapere bene perche’ e tutte le domande che vi ponete restano senza risposta, avete mai pensato seriamente che puo’ darsi siate soltanto idioti? (Fabio KoRyu Calabro’)

La pazzia e’ ereditaria: puoi prenderla dai tuoi bambini. (Sam Levinson)

Paziente: “Dotto’, è grave?!”. Psichiatra: “No, Lei ha soltanto un’ernia dell’Io!”

Dallo psicanalista: “Dottore, vivo in un incubo. Parlo da solo tutto il giorno, senza sosta, non riesco a smettere…”. “Ma mi scusi, perché deve essere un incubo? Una quantità di persone parlano da sole, non è il caso di disperarsi”. “Dottore, non ha capito: il problema non è che parlo da solo, il problema è che sono tremendamente noioso!!!”.

“Sono stato un incosciente” come disse Freud scoprendo l’inconscio.

Appena stesi sul lettino dello psichiatra ammettete subito di essere degli imbecilli. Gli faciliterete molto il lavoro. (Coco)

La differenza tra me e un pazzo e’ che io non sono pazzo. (Salvador Dali’)

I pazzi si precipitano la’ dove gli angeli non oserebbero posare piede. (Alexander Pope)

Risposta automatica telefonica di un famoso Istituto Psichiatrico: “Grazie per aver chiamato l’Istituto Psichiatrico di Salute Mentale:
Se lei è ossesso-convulsivo, prema ripetutamente fino allo spasmo il tasto 1.
Se lei è affetto di personalità multipla, prema i tasti 2, 3, 4, 5 e 6.
Se lei è paranoico, sappiamo già chi è lei, cosa fa nella vita e sappiamo cosa vuole, quindi rimanga in linea, finchè non rintracciamo la sua chiamata.
Se lei soffre di allucinazioni, prema il tasto 7 nel telefono rosa gigante che lei (e solo lei) vede alla sua destra.
Se lei è schizofrenico, chieda al suo amico immaginario di premere il tasto 8 per lei.
Se lei soffre di depressione, non importa quale numero prema, tanto non c’è niente da fare, il suo caso è disperato e non ha cura.
Se lei soffre di amnesia, prema 9 e ripeta a voce alta il suo nome, cognome, numero di telefono di casa e del cellulare, indirizzo e-mail, numero di conto corrente, codice bancomat, data di nascita, luogo di nascita, stato civile e cognome da nubile di sua madre.
Se lei soffre di indecisione, lasci il messaggio dopo il bip …oppure prima del bip … o durante il bip, insomma scelga lei.
Se lei soffre di amnesie temporanee di breve durata, prema 0.
Se lei soffre di amnesie temporanee di breve durata, prema 0.
Se lei soffre di amnesie temporanee di breve durata, prema 0.
Se lei soffre di avarizia ossessiva, attenzione, riattacchi subito, questa telefonata è a pagamento a 500 euro al secondo.
Se lei soffre di autostima bassa, per favore riagganci, poichè tutti i nostri operatori sono impegnati a parlare con persone molto più importanti di lei.
Se lei è uno degli italiani che votò Berlusconi alle ultime elezioni, riagganci, si fotta e aspetti il 2005. Qui curiamo “pazzi” e non “coglioni”.
“Grazie per aver chiamato” !!!

Nel momento in cui ci si chiede il significato ed il valore della vita, si è malati. (Sigmund Freud)

Cessando di essere pazzo, diventò stupido. (Marcel Proust)

Nella follia c’è un piacere che solo i pazzi conoscono. (John Dryden)

Mai la psicologia potrà dire sulla follia la verità, perché è la follia che detiene la verità della psicologia. (Michel Foucault)

Non c’è adulto che, esaminato bene, non sia nevrotico. (Jorge Luis Borges)

Una società tarata ha inventato la psichiatria per difendersi dalle investigazioni di certe lucide menti superiori, le cui facoltà divinatorie la infastidivano. (Antonin Artaud)

Professore, sogno spesso cose insignificanti. Significa qualcosa? (Umberto Domina)

Depressione : Particolare condizione di spirito provocata da una barzelletta, uno spettacolo comico o la contemplazione del successo altrui. (Ambrose Bierce)

“Tutti gli psicopatici tengono dei trofei delle loro vittime”. “Io no”. “Lei se le mangiava, dottore!” (da “Il silenzio degli innocenti”)

La psicologia non da’ risposte, solo avvertimenti. (Il piacere) (A. Lowen)

Nuovi sviluppi del complesso di Edipo: “Soffro perche’ mia moglie va a letto con mio figlio”. (Fulvio Fiori)

Solo perche’ sei paranoico, non vuol dire che non ce l’abbiano con te. (Kurt Cobain)

Sono una specie di paranoico alla rovescia. Sospetto sempre che la gente faccia di tutto per rendermi felice. (J.D. Salinger)

La pazzia, signore, se ne va a passeggio per il mondo, e non v’è luogo in cui non risplenda. (William Shakespeare)

La follia e’ comportarsi nello stesso modo e aspettarsi un risultato differente. (Albert Einstein)

La depressione è la rabbia senza entusiasmo. (Anonimo)

Le persone come te sono il motivo per cui persone come me prendono queste medicine! (Sharon Odell)

Uno psichiatra sta conducendo una terapia di gruppo con alcune giovani madri e inizia a fare le sue osservazioni. Ad una madre dice: “Cara Mary, tu sei ossessionata dal cibo. Infatti hai chiamato tua figlia Candy”. Poi si rivolge a una seconda mamma: “E tu sei ossessionata dal denaro, come denota il nome di tua figlia, Penny”. Poi dice ad una terza mamma: “La tua ossessione e’ l’alcool, visto che il nome di tuo figlio e’ Brandy”. Al che la quarta madre si alza, prende per mano suo figlio e gli sussurra: “Andiamocene di qui, Dick”

Sembra che la nevrosi sia un privilegio degli esseri umani. (Sigmund Freud)

APATIA, s.f. : sperare che piova per avere una buona scusa per stare in casa il sabato sera.

NEVROTICO, s.m.: persona che cerca le scorciatoie andando a passeggio.

Non preoccuparti se sei un cleptomaniaco. Puoi sempre prendere qualcosa per curarti.

Esistono due tipi di donne: quelle che vanno in analisi e quelle che ti ci mandano.

“Dottore, vedo elefanti azzurri da tutte le parti!”. “Uhm… ha gia’ visto uno psicologo?”. “No, le ho detto che vedo solo elefanti azzurri”. (Mauroemme)

Talvolta un pensiero mi annebbia l’Io: sono pazzi gli altri, o sono pazzo io? (Albert Einstein)

Dicono che la depressione impedisca di vedere le cose con lucidità, di prendere le giuste decisioni, sprofondando l’individuo verso una confusa condizione di stasi e inazione. E’ vero! Infatti sono proprio le ricorrenti crisi depressive a impedirmi il suicidio. (philotto)

Il mio complesso di superiorita’ e’ indiscutibilmente migliore del tuo complesso di superiorita’! (Marco Bernardini)

Gli uomini sono così necessariamente pazzi, che il non essere pazzo equivarrebbe ad essere soggetto a un altro genere di pazzia. (Blaise Pascal)

“Oh, sei in analisi”. Si’ da 15 anni”. “15 anni? “. “Si’, adesso gli do un altro anno di tempo e poi vado a Lourdes”. (Woody Allen in “Io e Annie”)

“Sei mai andato dallo psicanalista?”. “E’ lui che è venuto da me”. (Franco Oppini)

Alla domanda se avesse un esaurimento nervoso rispose: “No, però ne sono portatore sano”. (Fred Friendly)

Il peggior pazzo è un santo diventato pazzo. (Alexander Pope)

I pazzi che leggono diventano insoddisfatti. Cominciano a desiderare di vivere in modi diversi, il che non è…mai possibile! (da “Fahrenheit 451”)

Lo psicanalista al paziente: “Innanzitutto mi dica perche’ odia cosi’ tanto suo fratello”. Il paziente: “Ma io non ho fratelli”. Lo psicanalista, seccato: “Senta, se non collabora, e’ proprio inutile continuare…”.

Lo psicanalista al paziente: “Il solo fatto che lei sia cosi’ perfettamente normale e’ anormale!”

Se sei depresso, è d’aiuto appoggiare la testa al braccio e fissare il vuoto. Se sei insolitamente depresso, forse dovrai cambiare braccio. (Charlie Brown) (Charles M. Schulz)

Mentre ancora lo puoi, alla saggezza mescola una breve follia; al giusto tempo è dolce uscir di senno. (Orazio Flacco)

L’ansia è l’interesse che si paga su un guaio prima che esso arrivi. (William Ralph Inge)

Lo psichiatra si rivolge al suo nuovo paziente, appena sdraiatosi sul lettino per iniziare la terapia: “Io non conosco i suoi problemi. Mi dica lei tutto dall’inizio”. “Bene” risponde il paziente “In principio, creai il cielo e la terra…”

Ho abbandonato la terapia perche’ il mio analista cercava di aiutarmi dietro le mie spalle. (Richard Lewis)

La bibliotecaria ad un lettore: “Libri sulla claustrofobia? Sono in quella stanzetta in fondo al corridoio”. (Bob Thaves)

In Italia si prendono provvedimenti curiosi. Per sopprimere la pazzia, hanno soppresso i manicomi. (Gianni Brera)

Gli unici modi per fuggire dalla vita sono la pazzia e l’ironia. (Luigi Pirandello)

Notizie giornalistiche: Tribune esaurite sono state portate dallo psichiatra.

Uno psichiatra al suo paziente: “Sono tre anni che la vedo tre volte alla settimana, ascolto i suoi sogni, le sue associazioni di parole e pensieri, le emanazioni del suo subconscio, ed infine oggi ho delle buone notizie per lei!”. “Grazie mille, dottore. Le sono molto riconoscente per quanto ha fatto! Mi dica, allora sono guarito dal mio complesso di inferiorità?”. “Assolutamente! Il problema infatti non è un complesso, bensì il fatto che lei è proprio inferiore!”

Oggi in un momento di depressione ho detto: “Mi sento una merda!!!”. Uno studente vicino a me mi ha risposto: “Professore, usi la carta igenica”.

Il mio psichiatra mi ha detto che ho dei problemi, e viene da credergli a giudicare da come bacia la mia ragazza. (Maurizio Avanzi)

Adamo e’ stato il primo paranoico: era terrorizzato dalle corna. (Paco Genovese)

Io non attraverso mai periodi di depressione. Mi ci fermo dentro. (Roberto Serafini)

La psicanalisi mi annoia. L’ultima volta l’analista si e’ arrabbiato solo perche’, dopo essermi sdraiato sul lettino, ho puntato la sveglia. (Diego Parassole)

La follia e’ ereditaria: te la passano i tuoi figli. (Erma Bombeck)

Lo Psicologo.
E’ uno studioso
Che al night ha come fine
Non guardar le ballerine
Ma la gente che ci va.
(Brunello)

Due psicologi si incontrano: “Scusa, sai che ora è?”. “No, ma possiamo parlarne…”. (Amerigo Apetti)

Si passa tutta la vita a cercare di fare qualcosa per cui la gente viene messa in manicomio. (Jane Fonda)

Il mio medico pensa che io sia paranoico. Non è che me l’abbia proprio detto, ma sono sicuro che lo pensi. (Lopezzone)

Mantenetevi folli, e comportatevi come persone normali. (Paulo Coelho)

Il mio psicanalista mi ha raccomandato tanto di evitare il piu’ possibile gli stress, e cosi’ ho smesso di pagare le sue parcelle.

Alcune madri sono sedute in salotto davanti ad una tazza di the, parlando del più e del meno, ma inevitabilmente l’argomento finisce sui propri figli. Dice la prima: “Mio figlio mi vuole così bene che per il mio compleanno mi ha regalato una crociera”. Dice la seconda: “Anche il mio mi vuole così bene che mi ha regalato un diamante”. E così tutte le altre. L’ultima allora dice: “Mio figlio mi vuole così bene che, pensate, va dallo psicanalista tre volte alla settimana e per tutto il tempo non fa che parlare di me!”

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

Studio in Milano, Roma, Napoli e Vietri sul Mare (Sa)

per contatti e consulenze private tel.320-8573502 email:cavalierer@iltuopsicologo.it

 

PROVERBI… TERAPEUTICI

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Ci sono soltanto due uomini perfetti: uno e’ morto e l’altro non e’ mai nato.

Due son le razze degli uomini: i divorati e i divoratori.

Il cuore dell’uomo e’ come un cavallo che corre in discesa: e’ facile spronarlo, ma molto difficile farlo fermare.

La vita dell’uomo non dura piu’ di cent’anni, ma le sue tribolazioni sono sufficienti per mille.

L’ambizione dell’uomo e’ come il serpente che, visto un elefante, se lo vorrebbe ingoiare: qualunque meta raggiunga non riesce mai a essere soddisfatta.

L’ambizione dell’uomo si protende verso l’alto dei cieli, ma l’acqua, che comprende l’ordine delle cose, scorre verso valle.

L’uomo e’ il suo abito.

L’uomo è l’anima della casa.

L’uomo fa il luogo e il luogo fa l’uomo.

L’uomo fu creato per lavorare e gli uccelli per volare.

L’uomo ha grandi ali che non sa di possedere.

L’uomo propone e Dio dispone.

L’uomo tanto vale, quanto si fa valere.

Nel corso della sua vita l’uomo non conosce il proprio spirito; dopo morto, dimentica il proprio corpo.

Nell’animo di ogni uomo, gli dèi hanno creato cielo e terra in miniatura.

Nessuno è più che uomo.

Per costruire un impero l’uomo impiega cent’anni; per distruggerlo gli basta un giorno.

Spesso sotto abito vile s’asconde uom gentile.

Terribile quell’uomo che non ha nulla da perdere.

Tutti gli uomini sono fratelli.

Un albero rimane sempre un albero: sia esso alto o basso…un uomo rimane sempre un uomo, servo o padrone che sia.

Un uomo trascina il risciò; un altro viene trasportato… eppure la loro natura e’ la stessa.

Uomo amante, uomo zelante.

Accade in un momento quel che non è accaduto in anni.

Bisogna servire il tempo e dal tempo farsi servire.

C’è più tempo che vita.

C’e’ un tempo per pescare e un tempo per asciugare le reti.

Chi fa tutto a tempo debito, di un giorno ne fa tre.

Chi ha tempo non aspetti tempo.

Chi ha tempo, ha vita.

Chi risparmia i minuti guadagna le ore.

Chi tempo e tempo aspetta, tempo perde.

Col tempo una foglia di gelso diventa di seta.

I tempi buoni fanno gli uomini cattivi.

Il momento sfuggito più non torna.

Il tempo consuma ogni cosa.

Il tempo dà e toglie tutto.

Il tempo è denaro.

Il tempo è galantuomo.

Il tempo è il ladro della gioventù e dell’amore.

Il tempo è un gran maestro.

Il tempo è un gran medico.

Il tempo fa le pietre e poi le divora.

Il tempo ferisce e sana.

Il tempo matura i frutti acerbi e guasta i maturi.

Il tempo matura il grano, ma non ara il campo.

Il tempo non ha un momento di tempo.

Il tempo passa e porta via ogni cosa.

Il tempo ti saluta, ma non aspetta che tu lo ringrazi.

Il tempo viene per tutti.

Minore il tempo, maggiore la fretta.

Misura il tempo e farai maggior guadagno.

Molte cose il tempo cura che la ragione non sana.

Nel giardino del tempo cresce il fiore della consolazione.

Nessuno può fermare la ruota del tempo.

Non vi sono frutti così duri che il tempo non maturi.

Nulla è più prezioso del tempo e nulla c’è che più si sprechi.

Amici invan cerchiam che sian perfetti, io sopporto i tuoi, tu sopporta i miei difetti.

Amicizia riconciliata è una piaga mai saldata.

Amico di ventura niente vale e poco dura.

Chi fa da sé fa per tre.

Chi vuole conservare un amico, l’onori in presenza, Io lodi in assenza, l’aiuti nel bisogno.

Cuor sincero, amico vero.

I falsi amici corrono con le lepri e cacciano con i cani.

L’amico certo si conosce nell’incerto.

L’amico non è conosciuto finchè non è perduto.

Meglio soli che mal accompagnati.

Nel volerti giovar, Io stolto amico ti nuoce piú d’ogni crudel nemico.

Non è amico in verità chi ti visita nelle nozze e non nelle infermità .

Patti chiari, amicizia lunga.

Ricco, nobile e dotto come sei, io non ti voglio fra gli amici miei .

Se trovi un amico nuovo non obliar l’antico.

Se vuoi che l’amicizia si mantenga fai che un paniere vada e l’altro venga.

Si può vivere senza fratelli ma non senza amici.

Si sta piu’ amici a stare un po’ lontani.

Val piú un amico che cento parenti.

Anche i fanciulli ben nati vogliono essere educati.

Chi educa governa.

Chi parla sempre di galateo, non Io ha mai letto.

É meglio educare i bambini con le parole che con la verga.

Educare è amare.

I ragazzi son come la cera, quel che vi si imprime resta.

II ramo si piega quand’è giovane.

L’educazione è la miglior dote.

L’educazione forma l’uomo.

L’educazione perfeziona le nature buone e corregge le cattive.

Non essere incivile per troppa civiltá.

Puoi essere colto, ricco, illustre e chiaro, se non hai civiltá sei un somaro.

Quando il piccolo parla, il grande ha giá parlato.

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

Studio in Milano, Roma, Napoli e Vietri sul Mare (Sa)

per contatti e consulenze private tel.320-8573502 email:cavalierer@iltuopsicologo.it

 

RACCONTI… TERAPEUTICI

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Leggete i racconti, qui di seguito, e ….riflettete…

Potete trovare un ampia selezione di racconti… terapeutici in questo Blog

L’OTTIMISTA Leandro è il tipo di persona che ti fa piacere odiare perché è sempre di buon umore ed ha sempre qualcosa di positivo da dire. Quando qualcuno gli chiede come và, lui risponde:
“Se andasse meglio di così, sarei due persone!” E’ un’ottimista

Se un suo amico ha un giorno nero, Leandro riesce sempre a fargli vedere il lato positivo della situazione.
Vederlo mi incuriosiva e così un giorno gli chiesi:
“io non capisco, non è possibile essere ottimista ogni giorno, come fai?”
Mi rispose. “ogni giorno mi sveglio e mi dico, oggi avrò due possibilità. Posso scegliere di essere di buon umore o posso scegliere di essere di cattivo umore. E scelgo di essere di buon umore. Quando qualcosa di brutto mi accade, io posso scegliere di essere una vittima o d’imparare da ciò. Ed io scelgo d’imparare.
Ogni volta che qualcuno viene da me a lamentarsi per qualcosa, io posso scegliere di accettare le lamentele, o posso scegliere di aiutarlo a vedere il lato positivo della vita.Ed io scelgo il lato positivo della vita.”

“Ma non è sempre cos’ facile” gli dissi. “Si lo è” disse Leandro “La vita è tutta una questione di scelte. Quando tagli via tutto ciò che non conta, e tutta una questione di scelte. Sta a te scegliere come reagire alle situazioni, sta a te decidere come lasciare che gli altri influenzino il tuo umore. Tu scegli se essere di buon umore o di cattivo umore. Alla fine sei tu a decidere come vivere la tua vita”

Dopo quella conversazione ci perdemmo di vista, ma spesso mi ritrovai a pensare alle sue parole, quando dovevo fare una scelta nella mia vita, invece di reagire negativamente agli eventi.

In seguito venni a sapere che Leandro aveva avuto un brutto incidente, era caduto da 18 metri di altezza, e dopo 12 ore di sala operatoria fù rilasciato dall’ospedale con una piastra d’acciaio nella schiena. Sono andato a trovarlo e gli ho chiesto come si sentisse:
“Se stessi meglio sarei due persone” rispose “vuoi vedere le mie cicatrici?”
“Ma come fai?” gli chiesi “ad essere così positivo dopo quello che ti è successo?”

“Mentre stavo cadendo, la prima cosa a cui ho pensato sono stati i miei figli. Poi mentre giacevo per terra, mi sono detto che potevo scegliere di vivere o di morire. Ed ho scelto di vivere”

“Ma non hai mai avuto paura?”

“Sì quando mi hanno portato in ospedale ed ho visto l’espressione sul viso dei medici, ho avuto paura, perchè era come se guardassero ad un uomo morto. Poi l’infermiera mi ha chiesto se avessi allergie, ed io risposi…Sì. Tutti mi guardarono ed io urlai: sono allergico alla… gravità!. Tutti scoppiarono a ridere, ed io dissi: ed ora operatemi da uomo vivo, non come se fossi già morto”

Leandro mi ha insegnato che ogni giorno abbiamo la possibilità di scegliere di vivere la vita.. Quindi è inutile preoccuparsi sempre per il domani, perchè ogni giorno ha i suoi problemi su cui scegliere di vivere, e domani penseremo ai problemi di domani. Dopo tutto oggi è il domani ti cui ti preoccupavi ieri.

FELICITA’ E DOLORE Due uomini, entrambi molto malati, occupavano la stessa stanza d’ospedale. A uno dei due era permesso mettersi seduto sul letto per un’ora, ogni pomeriggio, per aiutare il drenaggio dei fluidi dal suo corpo ed il suo letto era vicino all’unica finestra della stanza. L’altro uomo doveva restare sempre sdraiato. Infine i due uomini fecero conoscenza e cominciarono a parlare per ore. Parlarono delle loro mogli e delle loro famiglie, delle loro case, del loro lavoro, del loro servizio militare e dei viaggi che avevano fatto.

Ogni pomeriggio l’uomo che stava nel letto vicino alla finestra poteva sedersi e passava il tempo raccontando all’altro tutte le cose che poteva vedere fuori dalla finestra. L’uomo nell’altro letto cominciò a vivere per quelle singole ore nelle quali il suo mondo era reso più bello e più vivo da tutte le cose e i colori del mondo esterno. La finestra dava su un parco con un delizioso laghetto.

Le anatre e i cigni giocavano nell ‘acqua mentre i bambini facevano navigare le loro barche giocattolo. Giovani innamorati camminavano abbracciati tra fiori di ogni colore e c’era una bella vista della città in lontananza. Mentre l’uomo vicino alla finestra descriveva tutto ciò nei minimi dettagli, l’uomo dall ‘altra parte della stanza chiudeva gli occhi e immagginava la scena.

In un caldo pomeriggio l’uomo della finestra descrisse una parata che stava passando. Sebbene l’altro uomo non potesse sentire la banda, poteva vederla con gli occhi della sua mente, così come l’uomo dalla finestra gliela descriveva. Passarono i giorni e le settimane.

Una mattina, l’infermiera di turno portò loro l’acqua e trovò il corpo senza vita dell’uomo vicino alla finestra, morto pacificamente nel sonno. L’infermierà diventò molto triste e chiamò gli inservienti per portare via il corpo.

Non appena gli sembrò opportuno, l’altro uomo chiese se poteva spostarsi nel letto vicino alla finestra. L’infermiera acconsenti ben volentieri, e dopo il cambio di letto ed essersi assicurata che stesse bene, lo lasciò solo. Lentamente, dolorosamente, l’uomo si sollevò su un gomito per vedere per la prima volta il mondo esterno. Si sforzò e si voltò lentamente per guardare fuori dalla finestra vicina al letto.

Essa si affacciava su un muro bianco

L’uomo chiese all’infermiera che cosa poteva avere spinto il suo amico morto a descrivere delle cose così meravigliose al di fuori di quella finestra. L’infermiera rispose che il suo amico morto era cieco e non poteva nemmeno vedere il muro. “Forse, voleva farle coraggio.” disse.

Vi è una tremenda felicità nel rendere felici gli altri, anche a dispetto della nostra situazione. Un dolore diviso è dimezzato, ma la felicità divisa è raddoppiata.

DILLO OGGI... C’era una volta un ragazzo nato con una grave malattia…Una malattia di cui non si conosceva la cura… Aveva 17 anni, ma poteva morire in qualsiasi momento… Visse sempre in casa sua, con l’assistenza di sua madre… Stanco di stare in casa, decise di uscire almeno una volta… Chiese il permesso a sua madre. Lei accettò. Camminando nel suo quartiere vide diversi negozi. Passando per un negozio di musica, guardando dalla vetrina, notò la presenza di una tenera ragazza della sua età.Fu amore a prima vista. Aprì la porta ed entrò guardando nient’altro che la ragazza. Avvicinandosi poco a poco, arrivò al bancone dove c’era la
ragazza. Lei lo guardò e gli disse sorridente: “Posso aiutarti?” Nel frattempo egli pensava che era il sorriso più bello che avesse mai visto nella sua vita. Nello stesso istante sentì il desiderio di baciarla.
Balbettando le disse: “Si, eeehhhmmm, uuuhhh…mi piacerebbe comprare un CD”. Senza pensarci, prese il primo che vide e le diede i soldi. “Vuoi che te lo impacchetti?” – Chiese la ragazza sorridendo di nuovo. Egli rispose di si annuendo; lei andò nel magazzino, tornò con ilpacchetto e glielo consegnò. Lui lo prese ed uscì dal negozio.

Tornò a casa e da quel giorno in poi andò al negozio ogni giorno per comprare un cd.
Faceva fare il pacchetto sempre alla ragazza e poi tornava a casa per riporlo nell’armadio. Egli era molto
timido per invitarla ad uscire e nonostante provasse non ci riusciva. Sua madre si interessò alla situazione e lo spronò a tentare, così egli il giorno seguente si armò di coraggio e si diresse al negozio. Come tutti i giorni comprò un altro cd e come sempre lei gli fece una confezione. Lui prese il cd e, in un momento in cui la ragazza era distratta, posò rapidamente un foglietto con il suo numero di telefono sul bancone; dopodichè uscì di corsa dal negozio.

Driiiiin !!! Sua madre rispose al telefono: “Pronto?”, era la ragazza che chiedeva di suo figlio; la madre afflitta cominciò a piangere mentre diceva: “Non lo sai?…è morto ieri”. Ci fu un silenzio prolungato interrotto dai lamenti della madre. Più tardi la madre entrò nella stanza del figlio per ricordarlo. Decise di iniziare dal guardare tra la sua roba. Aprì l’armadio. Con sorpresa si trovò di fronte ad una montagna di cd impacchettati. Non ce ne era nemmeno uno aperto. Le procurò una curiosità vederne tanti che non resistette: ne prese uno e si sedette sul letto per guardarlo;facendo ciò, un biglietto uscì dal pacchettino di plastica.. La madre lo raccolse per leggerlo, diceva: “Ciao!!! Sei carino ! Ti andrebbe di uscire con me?? TVB…Sofia.” La madre emozionata ne aprì altri e trovò altri bigliettini: tutti dicevano la stessa cosa.

Questa è la vita, non aspettare troppo per dire a qualcuno di speciale quello che senti. Dillo oggi stesso. Domani potrebbe essere troppo tardi.

Favola d’amore di herman hesse (estratto) “Pictor divenne albero. Penetrò con le radici nella terra, si allungò verso l’alto, foglie e rami germogliarono dalle sue membra. Era molto contento. Con fibre assetate succhiò nelle fresche profondità della terra e con le sue foglie sventolò alto nell’azzurro. Insetti abitavano nella sua scorza, ai suoi piedi abitavano il porcospino e il coniglio, tra i suoi rami gli uccelli.

L’albero Pictor era felice e non contava gli anni che passavano. Passarono molti anni prima che si accorgesse che la sua felicità non era perfetta. Solo lentamente imparò a guardare con occhi d’albero. Finalmente poté vedere, e divenne triste.

Vide infatti che intorno a lui nel paradiso gran parte degli esseri si trasformava assai spesso, che tutto anzi scorreva in un flusso incantato di perenni trasformazioni. Vide fiori diventare pietre preziose o volarsene via come folgoranti colibrì. Vide accanto a sé più d’un albero scomparire all’improvviso: uno si era sciolto in fonte, un altro era diventato coccodrillo, un altro ancora nuotava fresco e contento, con grande godimento, come pesce allegro guizzando, nuovi giochi in nuove forme inventando. Elefanti prendevano la veste di rocce, giraffe la forma di fiori.

Lui invece, l’albero Pictor, rimaneva sempre lo stesso, non poteva più trasformarsi. Dal momento in cui capì questo, la sua felicità se ne svanì: cominciò ad invecchiare e assunse sempre più quell’aspetto stanco, serio e afflitto, che si può osservare in molti vecchi alberi. Lo si può vedere tutti i giorni anche nei cavalli, negli uccelli, negli uomini e in tutti gli esseri: quando non possiedono il dono della trasformazione, col tempo sprofondano nella tristezza e nell’abbattimento, e perdono ogni bellezza.”

IL VALORE Marco, con la faccia triste e abbattuta, si ritrovò con la sua amica Francesca in un bar per prendere un caffè. Depresso, scaricò su di lei tutte le sue preoccupazioni sul lavoro, sui soldi, sui suoi rapporti sentimenatli e via dicendo.

Tutto sembrava andar male nella sua vita.Francesca introdusse la mano nella borsa, prese un biglietto da 100 EURO e gli disse: Vuoi questo biglietto? Marco, un po’ confuso, all’inizio le rispose: Certo Francesca… sono 100 EURO, chi non li vorrebbe?

Allora Francesca prese il biglietto in una mano, lo strinse forte fino a farlo diventare una piccola pallina. Mostrando la pallina accartocciata a Marco, gli chiese un’altra volta: E adesso, lo vuoi ancora? Francesca, non so cosa intendi con questo, però continuano ad essere 100 EURO. Certo che lo prenderò anche così, se me lo dai.

Francesca spiegò il biglietto, lo gettò al suolo e lo stropicciò ulteriormente con il piede , riprendendolo quindi sporco e segnato. Continui a volerlo?
Ascolta Francesca, continuo a non capire dove vuoi arrivare, rimane comunque un biglietto da 100 EURO, e finchè non lo rompi,conserva il suo valore….

Marco, devi sapere che anche se a volte qualcosa non esce come vuoi, anche se la vita ti piega o accartoccia, continui a essere tanto importante come lo sei stato sempre…

Quello che devi chiederti è quanto vali in realtà, e non quanto puoi essere demoralizzato in un particolare momento.

Marco si bloccò guardando Francesca senza dire una parola, mentre l’impatto del messaggio entrava profondamente nella sua testa. Francesca mise il biglietto spiegazzato di fianco a lui, sul tavolo, e con un sorriso complice disse: Prendilo, ritiralo perchè ti ricordi di questo momento quando ti senti
male… però mi devi un biglietto nuovo da 100 EURO per poterlo usare con il prossimo amico che ne abbia bisogno.

Gli diede un bacio sulla guancia e si allontanò verso la porta. Marco tornò a guardare il biglietto, sorrise, lo guardò e con una nuova energia chiamò il cameriere per pagare il conto…
Quante volte dubitiamo del nostro valore, di cosa meritiamo veramente e che possiamo conseguirlo se ce lo promettiamo? Certo che non basta con il solo proposito… Si richiede azione ed esistono molte strade da seguire.

Ora rifletti bene. Cerca di rispondere a queste domande:

1 – Nomina le 10 persone più ricche del mondo. 2 – Nomina le 3 ultime vincitrici del concorso Miss Universo. 3 – Nomina 10 vincitori del premio Nobel. 4 – Nomina i 5 ultimivincitori del premio Oscar come miglior attore o attrice. Come va? Male? Non preoccuparti. Nessuno di noi ricorda i migliori di ieri. E gli applausi se ne vanno! E i trofei si impolverano! I vincitori si dimenticano! Adesso rispondi a queste altre:

1 – Nomina 3 professori che ti hanno aiutato nella tua formazione. 2 – Nomina 3 amici che ti hanno aiutato in tempi difficili.
3 – Pensa ad alcune persone che ti hanno fatto sentire speciale. 4 – Nomina 5 persone con cui passi il tuo tempo. Come va? Meglio? Le persone che
segnano la differenza nella tua vita non sono quelle con le migliori credenziali, con molti soldi, o i migliori premi… Sono quelle che si
preoccupano per te, che si prendono cura di te, quelle che ad ogni modo stanno con te. Rifletti un momento. La vita è molto corta! Tu, in che lista
sei? Non lo sai?… Permettimi di darti un aiuto… Non sei tra i famosi, però sei tra quelli che sono importanti per tante persone a te vicine, senza che tu te ne renda conto.

Qualche anno fa, alle Paraolimpiadi di Seattle, nove atleti, tutti mentalmente o fisicamente disabili erano pronti sulla linea di partenza dei100 metri. Allo sparo della pistola, iniziarono la gara, non tutti correndo,ma con la voglia di arrivare e vincere. Mentre correvano, un piccolo ragazzino cadde sull’asfalto, fece un paio di capriole e cominciò a piangere. Gli altri otto sentirono il ragazzino piangere. Rallentarono e guardarono indietro. Si fermarono e tornarono indietro…..ciascuno di loro. Una ragazza con la sindrome di Down si sedette accanto a lui e cominciò a baciarlo e a dire:”Adesso stai meglio?” Allora, tutti e nove si abbracciarono e camminarono verso la linea del traguardo. Tutti nello stadio si alzarono, e gli applausi andarono avanti per parecchi minuti.

Persone che erano presenti raccontano ancora la storia. Perché? Perché dentro di noi sappiamo che: La cosa importante nella vita va oltre il vincere per se stessi. La cosa importante in questa vita è aiutare gli altri vincere, anche se comporta rallentare e cambiare la nostra corsa.

LE COSE NON SEMPRE SONO COME SEMBRANO Due angeli in viaggio fecero una sosta, per passare la notte, nella casa di una famiglia benestante. Questa famiglia si dimostrò scortese e rifiutò di accogliere gli angeli nella camera degli ospiti della casa padronale. Fù loro accordato, invece, un piccolo posticino nel freddo della cantina. Quando fecero per sdraiarsi sul duro pavimento, l’angelo più anziano vide un buco nella parete e lo riparò. Quando l’angelo più giovane chiese il perchè quello più anziano rispose “Le cose non sempre sono come sembrano”

La notte successiva, i due angeli trovarono ospitalità nella casa di un contadino e di sua moglie, poveri ma molto ospitali. Dopo aver condiviso con i due angeli il poco cibo che avevano, il contadino e sua moglie fecero dormire i due angeli nel loro letto, dove dormirono beatamente.

Il mattino dopo, con il sorgere di un sole radioso, i due angeli trovarono il contadino e sua moglie in lacrime. La loro unica mucca, il cui latte era il loro unico sostentamento, era stesa morta sul prato. L’angelo più giovane s’arrabbiò e chiese a quello più anziano perchè egli aveva lasciato accadere tutto ciò? “La prima famiglia aveva tutto e ciò nonostante l’hai aiutata” disse in tono accusatorio “La seconda famiglia aveva ben poco e tu gli hai lasciato morire la mucca”. “Le cose non sempre sono come sembrano” disse l’angelo più anziano.

“Quando noi riposavamo nella fredda cantina della casa padronale, mi accorsi che c’era dell’oro nel buco della parete. Poichè il proprietario era così ingordo ed avaro e non voleva condividere la sua buona sorte, ho sigillato la parete affinchè egli non potesse più trovarlo.

Quando noi dormivamo la notte scorsa nel letto del contadino, vidi l’angelo della morte venire a prendere sua moglie. Al suo posto gli ho dato la mucca.

“Le cose non sempre sono come sembrano” Talvolta è proprio quello che succede se le cose non evolvono come dovrebbero. Se tu hai fiducia devi semplicemente prendere atto del fatto che ogni avvenimento è per te positivo. Potresti non rendertene conto prima che sia passato un pò di tempo.

I DUE VASI Un’anziana donna cinese aveva due grandi vasi, ciascuno sospeso all’estremità di un palo che lei portava sulle spalle. Uno dei vasi aveva una crepa, mentre l’altro era perfetto, ed era sempre pieno d’acqua alla fine della lunga camminata dal ruscello a casa, mentre quello crepato arrivava mezzo vuoto.

Per due anni interi andò avanti così, con la donna che portava a casa solo un vaso e mezzo d’acqua.
Naturalmente, il vaso perfetto era orgoglioso dei propri risultati.
Ma il povero vaso crepato si vergognava del proprio difetto, ed era avvilito di saper fare solo la metà di ciò per cui era stato fatto.
Dopo due anni che si rendeva conto del proprio amaro fallimento, un giorno parlò alla donna lungo il cammino:
Mi vergogno di me stesso, perché questa crepa nel mio fianco fa sì che l’acqua fuoriesca lungo tutta la strada verso la vostra casa.
La vecchia sorrise:
Ti sei accorto che ci sono dei fiori dalla tua parte del sentiero, ma non dalla parte dell’altro vaso?
È perché io ho sempre saputo del tuo difetto, perciò ho piantato semi di fiori dal tuo lato del sentiero ed ogni giorno, mentre tornavamo, tu li innaffiavi.
Per due anni ho potuto raccogliere quei bei fiori per decorare la tavola.
Se tu non fossi stato come sei, non avrei avuto quelle bellezze per ingentilire la casa.

Ognuno di noi ha il proprio specifico difetto. Ma sono la crepa e il difetto che ognuno ha a far sì che la nostra convivenza sia interessante e gratificante.
Bisogna prendere ciascuno per quello che è e vedere ciò che c’è di buono in lui.

L’AMICIZIA Un giorno, ero un ragazzino delle superiori, vidi un ragazzo della mia classe che stava tornando a casa da scuola. Il suo nome era Tom e sembrava stesse portando tutti i suoi libri. Dissi tra me e me:”perché mai uno dovrebbe portarsi a casa tutti i libri di venerdì? deve essere un ragazzo strano.”
Ho scrollato le spalle e mi sono incamminato. Mentre stavo camminando vidi un gruppo di ragazzini che correvano incontro a Tom . Gli corsero addosso facendo cadere tutti i suoi libri e lo spinsero facendolo cadere nel fango ed isuoi occhiali volarono via, e li vidi cadere nell’erba un paio di metri più in la. Lui guardò in su’ e vidi una terribile tristezza nei suoi occhi. Mi rapì il cuore! Così mi incamminai verso di lui mentre lui stava cercando i suoi occhiali e vidi una lacrima nei suoi occhi. Raccolsi gli occhiali e glieli diedi dicendogli: quei ragazzi sono proprio dei selvaggi, dovrebbero imparare a vivere. Tom mi guardò e disse:grazie! C’era un grosso sorriso sul suo viso, era uno di quei sorrisi che mostrano vera gratitudine.Lo aiutai a raccogliere i libri e gli chiesi dove viveva. Scoprii che viveva vicino a me così gli chiesi come mai non lo avessi mai visto prima, lui mi spiegò che prima andava in una scuola privata. Prima di allora non sarei mai andato in giro con un ragazzo che frequentava le scuole private.Parlammo per tutta la strada e io lo aiutai a portare alcuni libri. Mi sembrò un ragazzo molto carino ed educato così gli chiesi se gli andava di giocare a football con i miei amici e lui disse di si. Andammo in giro tutto il week end e più lo conoscevo più Tom mi piaceva così come piaceva ai miei amici. Arrivò il lunedì mattina ed ecco Tom con tutta la pila dei libri ancora. Lo fermai e gli dissi: ragazzo finirà che ti costruirai dei muscoli incredibili con questa pila di libri ogni giorno! Egli rise e mi passo la metà dei libri.

Nei successivi quattro anni io e Tom diventammo amici per la pelle. Una volta adolescenti cominciammo a
pensare al college, Tom decise per Columbia Universitye io per Georgetown. Sapevo che saremmo sempre stati amici e che la distanza non sarebbe stata un problema per noi. Tom sarebbe diventato un dottore mentre io mi sarei occupato di scuole di football. Tom era il primo della nostra classe e io l’ho sempre preso in giro per essere un secchione.Tom doveva preparare un discorso per il diploma. Io fui
molto felice di non essere al suo posto sul podio a parlare. Il giorno dei diplomi vidi Tom, aveva un’ottimo aspetto. Lui era uno di quei ragazzi che aveva veramente trovato se stesso durante le
scuole superiori. Si era un po’ riempito nell’aspetto e stava molto bene con gli occhiali. Aveva qualcosa in più e tutte le ragazze lo amavano. Ragazzi, qualche volta ero un pò geloso! Oggi era uno di
quei giorni, vidi che era un po’ nervoso per il discorso che doveva fare, così gli diedi una pacca sulla spalla e gli dissi: “hei, ragazzo te la caverai alla grande!” Mi guardò con uno di quegli sguardi (quelli pieni di gratitudine) e sorrise mentre mi disse: “grazie”.

Iniziò il suo discorso schiarendosi la voce: “nel giorno del diploma si usa ringraziare coloro che ci hanno aiutato a farcela in questi anni duri. I genitori, gli insegnanti, gli allenatori ma più di tutti i tuoi amici. Sono qui per dire a tutti voi che essere amico di qualcuno è il più bel regalo che voi potete fare. Voglio raccontarvi una storia”. Guardai il mio amico Tomincredulo non appena cominciò a raccontare il giorno del nostro incontro. Lui aveva pianificato di suicidarsi durante il week end. Egli raccontò di come aveva pulito il suo armadietto a scuola,così che la madre non avesse dovuto farlo dopo, e di come si stava
portando a casa tutte le sue cose. Tom mi guardò intensamente e fece un piccolo sorriso. “ringraziando il cielo fui salvato, il mio amico mi salvò dal fare quel terribile gesto”. Udii un brusio tra la gente a
queste rivelazioni. Il ragazzo più popolare ci aveva appena raccontato il suo momento più debole. Vidi sua madre e suo padre che mi guardavano e mi sorridevano, lo stesso sorriso pieno di gratitudine. Non avevo mai realizzato la profondità di quel sorriso fino a quel momento.Non sottovalutate mai il potere delle vostre azioni. Con un piccolo gesto potete cambiare la vita di una persona, in meglio o in peggio.

COSE CHE NON SI RECUPERANO! Una ragazza stava aspettando il suo volo in una sala d’attesa di ungrande aeroporto. Siccome avrebbe dovuto aspettare per molto tempo, decisedi comprare un libro per ammazzare il tempo. Comprò anche un pacchetto di biscotti. Si sedette nella sala VIP per stare più tranquilla. Accanto a lei c’era la sedia con i biscotti e dall’altro lato un signore che stava leggendo il giornale. Quando lei cominciò a prendere il primo biscotto, anche l’uomo ne prese uno, lei si sentì indignata ma non disse nulla e continuò a leggere il suo libro Tra lei e lei pensò “ma tu guarda se soloavessi un po’ più di coraggio gli avrei già dato un pugno…” Così ogni volta che lei prendeva un biscotto, l’uomo accanto a lei, senza fare un minimo cenno ne prendeva una anche lui. Continuarono fino a che non rimase solo un biscotto e la donna pensò “ah, adesso voglio proprio vedere cosa mi dice quando saranno finiti tutti!!” L’uomo prima che lei prendesse l’ultimo biscotto lo divise a metà! “Ah, questo è troppo” penso e cominciò a sbuffare e indignata si prese le sue cose, il libro e lasua borsa e si incamminò verso l’uscita della sala d’attesa.

Quando si sentì un po’meglio e la rabbia era passata, si sedette in una sedia lungo il corridoio per non
attirare troppo l’attenzione ed evitare altri dispiaceri. Chiuse il libro e aprì la borsa per infilarlo dentro quando…. nell’aprire la borsa vide che il pacchetto di biscotti era ancora tutto intero nel suo interno.
Sentì tanta vergogna e capì solo allora che il pacchetto di biscottiuguale al suo era di quell’ uomo seduto accanto a lei che però aveva diviso i suoi biscotti con lei senza sentirsi indignato, nervoso o
superiore al contrario di lei che aveva sbuffato e addirittura si sentiva feritanell’orgoglio.

Prima di arrivare ad una conclusione affrettata e prima di pensare male delle persone, guarda attentamente le cose, molto spesso nonsono come sembrano!!!!
Esistono 5 cose nella vita che non si RECUPERANO:
Una pietra dopo averla lanciata;
Una parola dopo averla detta;
Un’opportunità dopo averla persa;
Il tempo dopo esser passato;
L’amore per chi non lotta.

…FERITE… C’era una volta un ragazzo con un pessimo carattere. Suo padre gli dette un sacchetto pieno di chiodi e gli disse di piantare nella palizzata in giardino un chiodo per ogni volta che si fosse arrabiato con qualcuno o gli avesse recato offesa.

Il ragazzo obbedì al padre ed arrivò a piantare in pochi giorni 100 chiodi nella palizzata in giardino. Stufo di piantare chiodi andò dal padre e gli promise di non arrabbiarsi più con alcuno o di recarne offesa.

Il padre accettò la promessa del figlio a patto che per ogno giorno che non si fosse arrabiato o avesse offeso, doveva togliere 10 chiodi dalla palizzata. Il ragazzo riuscì a essere fermo nella sua promessa e nell’arco di 10 giorni riuscì a levare tutti i chiodi dalla palizzata.

Soddisfatto del suo comportamento andò a riferire al padre che era riuscito a togliere tutti i chiodi dalla palizzata. Ma il padre lo portò in giardino e gli fece notare tutti i buchi che erano rimasti nella palizzata, in maniera irreparabile.

Disse al figlio: “vedi, come i buchi lasciati dai chiodi in questa palizzata, ogni qualvolta tutto aggredisci o offendi qualcuno, anche se poi ti scusi, rischi di lasciare una profonda ferita in lui”. Infatti le parole, a volte, possono essere la peggiore delle armi e lasciare ferite che non sanano più. Sta ad ognuno di noi fare un giusto uso della rabbia verbale.

DISGRAZIE Un contadino aveva un vecchio asino, che un giorno cadde in un pozzo ormai secco. L’asino piangeva a dirotto mentre il contadino cercava di tirarlo fuori dal pozzo.

Ma, il contadino, non riuscendoci, decise di abbreviare le sofferenze dell’asino coprendolo di terra. Chiese aiuto ad altri contadini e tutti insieme cominciarono a riempire il pozzo. Il povero asino, vedendo piovere zolle di terra scoppiò in un pianto irrefrenabile.

Poi il pianto cessò e quando il contadino trovò il coraggio di guardare in fondo al pozzo…… con grande sorpresa vide che l’asino era ancora vivo e, scrollandosi di dosso ogni palata di terra, la pressava e la utilizzava come un gradino. A ogni zolla di terra, saliva e si avvicinava al bordo del pozzo, dal quale alla fine riuscì a uscire con un’ultimo balzo.

I contadini, allibiti, restarono a guardarlo mentre riprendeva a trottare felice.

Come l’asino, quando la vita ci butta in pozzi neri sta a noi cercarne di uscirne fuori utilizzando le stesse disgrazie capitateci. Ricordiamo la massima di Nietzsche: “Tutto ciò che non mi uccide mi giova”

IL BURRONE Un monaco si lamentò con il suo maestro perché non riusciva a raggiungere il versante opposto di una montagna.
“La colpa è tua” gli rispose il maestro.
“In che cosa sbaglio? Che cosa mi manca?” domandò l’allievo.
“Vieni con me, e te lo mostrerò.”
Il maestro chiamò un altro discepolo, che era cieco, e tutt’e tre si recarono sulla montagna, in un punto in cui uno stretto tronco era stato gettato su un burrone.
“Attraversa!” disse il maestro al primo monaco.
Il poveretto guardò il fondo del burrone, il debole tronco e rispose: “Non posso: ho paura”.
Allora il maestro si rivolse al discepolo cieco e gli diede lo stesso ordine.
Il monaco attraversò senza esitare il burrone.
“Hai capito?” domandò il maestro al primo monaco.

È sempre la paura il sentimento che si oppone al nostro risveglio: la paura di essere autonomi, la paura dell’ignoto, la paura di perdere il proprio io, la paura della responsabilità. Eppure, per colmare il divario, per raggiungere l’altra riva, è necessario affrontare l’abisso; e questo non può essere fatto se non si eliminano i mille timori che ci accompagnano nell’attraversamento.

AH SI’! Il maestro Zen Hakuin era decantato dai vicini per la purezza della sua vita. Accanto a lui abitava una bella ragazza giapponese, i cui genitori avevano un negozio di alimentari.
Un giorno, come un fulmine a ciel sereno, i genitori scoprirono che era incinta. La cosa mando’ i genitori su tutte le furie.
La ragazza non voleva confessare chi fosse l’uomo, ma quando non ne pote’ piu’ di tutte quelle insistenze, fini col dire che era stato Hakuin.
I genitori furibondi andarono dal maestro, lo insultarono e gli imposero di mantenere la ragazza e il bambimo.
“Ah si?” disse lui come tutta risposta.
Quando il bambino nacque, lo portarono da Hakuin. Ormai si era preso la reputazione, cosa che lo lasciava indifferente, ma si occupo’ del bambino e della giovane con grande sollecitudine. Si procurava dai vicini il latte e tutto quello che occorreva al piccolo. Si mise inoltre a intrecciare un maggior numero di stuoie per poter mantenere i due nuovi venuti.
Dopo un anno la giovane – annoiata di vivere con Hakuin – non resitette piu’, si pentì e disse ai genitori la verita’: il vero padre del bambino era un giovanotto che lavorava al mercato del pesce.
La madre e il padre della ragazza, cosi come anche i vicini, andarono subito da Hakuin a chiedergli perdono, a fargli tutte le loro scuse e a riprendersi il bambino e la giovane.
Hakuin non fece obiezioni.
Nel cedere il bambino, tutto quello che disse fu: “Ah si?”.

In realtà Hakuin non si sentiva offeso da nessuno. Quella ragazza, i suoi genitori e i vicini erano solo parte del mondo vociante, passionale e confuso che costituisce la società “normale” di tutti i tempi e di tutti i paesi. Sempre instabili, alla prima occasione colpiscono e alla prima occasione si pentono… e poi ricominciano tutto da capo. Se non si prende coscienza dei propri condizionamenti – e se non se ne prendono le distanze -, si ripeteranno sempre gli stessi comportamenti.

IL DESTINO Un grande guerriero giapponese che si chiamava Nobunaga decise di attaccare il nemico sebbene il suo esercito fosse numericamente soltanto un decimo di quello avversario. Lui sapeva che avrebbe vinto, ma i suoi soldati erano dubbiosi.
Durante la marcia si fermò a fin tempio shintoista e disse ai suoi uomini: ” Dopo aver visitato il tempio butterò una moneta. Se viene testa vinceremo, se viene croce perderemo. Siamo nelle mani del destino”.
Nobunaga entrò nel tempio e pregò in silenzio. Uscì e gettò una moneta. Venne testa. I suoi soldati erano così impazienti di battersi che vinsero la battaglia senza difficoltà.
” Nessuno può cambiare il destino” disse a Nobunaga il suo aiutante dopo la battaglia.
” No davvero ” disse Nobunaga, mostrandogli una moneta che aveva testa su tutt’e due le facce.

Non possiamo cambiare certi aspetti del destino, ma, per quanto riguarda le nostre scelte e il nostro impegno, tutto dipende da noi. È vero che i condizionamenti ci sono stati per lo più instillati dagli altri, ma è anche vero che, da un certo punto in avanti, da quando cioé ne diventiamo consapevoli, saremo noi a decidere come affrontarli, se accettarli o liberarcene.

UNA TAZZA DI THE Un filosofo si recò un giorno da un maestro zen e gli dichiarò:
“Sono venuto a informarmi sullo Zen, su quali siano i suoi principi ed i suoi scopi”.
“Posso offrirti una tazza di tè?” gli domandò il maestro. E incominciò a versare il tè da una teiera.
Quando la tazza fu colma, il maestro continuò a versare il liquido, che traboccò.
“Ma che cosa fai?” sbottò il filosofo. “Non vedi che la tazza é piena?”
“Come questa tazza” disse il maestro “anche la tua mente è troppo piena di opinioni e di congetture perché le si possa versare dentro qualco’altro..
Come posso spiegarti lo Zen, se prima non vuoti la tua tazza?”

La mente non può che fare riferimento al passato e al noto: tutto ciò che riceve, lo interpreta alla luce delle precedenti esperienze ed opinioni. In tal modo impedisce un approccio diretto e fresco della realtà.
Se non la si svuota, non c’è modo di apprendere nulla di veramente nuovo.

CARPE DIEM Un uomo stava camminando nella foresta quando s’imbatté in una tigre. Fatto dietro-front precipitosamente, si mise a correre inseguito dalla belva. Giunse sull’orlo di un precipizio, ma per fortuna trovò da aggrapparsi al ramo sporgente di un albero.
Guardò in basso, e stava per lasciarsi cadere, quando vide sotto di sé un’altra tigre. Come se non bastasse, arrivarono due grossi topi, l’uno bianco e l’altro nero, che incominciarono a rodere il ramo.
Ancora poco e il ramo sarebbe precipitato.
Fu allora che l’uomo scorse accanto a sé una bellissima fragola. Tenendosi con una sola mano, con l’altra staccò la fragola e la mangiò.
Com’era dolce!

Questo aneddoto illustra la capacità di vivere qui ed ora, di cogliere l’attimo fuggente.
Tra le opposte esigenze, tra l’essere e il nulla, tra la vita e la morte, rifiutando tanto lo sconforto quanto l’esaltazione, bisogna gustare la dolcezza di un semplice frutto, di un semplice istante, lasciando perdere sia i ricordi sia le preoccupazioni per il futuro. Anche se ci troviamo sull’orlo di un precipizio, questo momento è tutto il nostro tempo. Solo la nostra mente, con le sue previsioni e le sue anticipazioni, ce lo può distruggere.

IL SEGRETO DELLA VITA Un’antica leggenda racconta che un uomo ch’era salito sulle vette dell’Himalaya, in cerca di un grande savio ch’egli credeva conoscesse il segreto della vita. Dopo moltè difficoltà, finalmente il viaggiatore si trovò faccia a faccia con il savio, che viveva in una grotta celata fra cime altissime. Da molti anni quel santone viveva in completo isolamento, il corpo seminudo coperto da pochi stracci. Il capo e il volto erano un groviglio candido di peli. Gli occhi apparivano vitrei e arrossati dall’insonnia. il viagiatore sedette ansioso accanto al savio. “Ditemi maestro,” prese a dire in tono supplichevole “qual è il segreto della vita?” “è semplice,” rispose il savio ” la vita è come una ciotola colma di ciliegie.” “una ciotola colma di ciliegie?” esclamò il viaggiatore, stupefatto. Il vecchio meditò alquanto, poi domandò al viaggiatore:”Secondo te, non lo è?”. La vita è ciò che accade mentre noi perdiamo del tempo prezioso domandandoci quale sia il senso della vita.

IL BRUCO Il bruco stava faticando per uscire dal suo bozzolo. Un uomo osservò la scena e gli parve che tale ultima trasformazione risultasse alquanto dolorosa per l’insetto.

Decise quindi di aiutare la farfalla affrettando il processo. Cominciò così ad alitarle dolcemente sopra.

Il processo effettivamente fù accelerato, ma le piccole ali della farfalla rimasero per sempre atrofizzate.

ILLUMINAZIONE. Un giovane andò da un maestro e gli chiese: “Quanto tempo potrò impiegare per raggiungere l’illuminazione?” Rispose il maestro: “Dieci anni”. Il giovane era sbalordito. “Così tanto?” domandò incredulo. Replicò l’altro: “No, mi sono sbagliato, ci vorranno venti anni”. Il giovane chiese: ” Perché hai raddoppiato la cifra?” Allora il maestro spiegò: “Adesso che ci penso, nel tuo caso ce ne vorranno probabilmente trenta”.

IL NEMICOTi sei svegliato prima dell’alba, ma il tuo nemico non l’hai trovato. Quando il sole era basso hai attraversato tutta la pianura, ma il tuo nemico non l’hai trovato. Mentre il sole era alto nel cielo hai cercato tra le piante di tutta la foresta, ma il tuo nemico non l’hai trovato. Il sole era rosso nel cielo mentre tu cercavi sulla cima di tutte le colline, ma il tuo nemico non l’hai trovato. Ora sei stanco e ti riposi sulla riva di un ruscello, guardi nell’acqua ed ecco il tuo nemico: l’hai trovato.

GIOIELLI. Un uomo perse il suo anello più prezioso; cercò ovunque per ritrovarlo, ma nonostante la sua fatica non ci riuscì. Si sedette su una pietra, disperato, cercando inutilmente di sopprimere la sua disperazione. Come al solito il suo cane gli si avvicinò cercando le carezze del padrone. Il vicino di casa lo salutò come ogni sera. Gli amici gli fecero vedere i pesci che avevano pescato e gliene regalarono alcuni. La moglie e i figli lo accolsero con affetto al suo arrivo a casa esattamente come accadeva sempre. La giornata si concluse nella pace familiare. Purtroppo il tormento per la perdita dell’anello perseguitava ancora l’uomo, il quale però pensò: “nessuno si è accorto che ho perso l’anello, tutti si sono comportati con me come sempre, perché proprio io devo comportarmi in modo diverso con me stesso?”. Fu così che si addormentò sereno.

PADRE.Uhm… una volta conoscevo un ragazzino in Inghilterra che chiese a suo padre: I padri sanno sempre più cose dei figli? » e il padre rispose: « Sì ». Poi il ragazzino chiese: « Papà, chi ha inventato la macchina a vapore? e il padre: « James Watt ». E allora il figlio gli ribatté: « Ma perché non l’ha inventata il padre di James Watt? ».

LA MORTE Un giorno il Califfo manda il suo Visir a sentire cosa dice la gente al bazar. Quello va e nella folla nota una donna magra e alta, avvolta in una gran mantello nero, che lo guarda fisso. Terrorizzato il Visir scappa via. Corre dal Califfo e lo implora: “Sire, aiutami! Al bazar ho visto la Morte. È venuta per me. Lasciami partire, ti prego. Dammi il tuo migliore cavallo. Con quello, a tappe forzate, stasera sarò in salvo a Samarcanda.” Il Califfo acconsente e fa portare il suo cavallo più veloce. Il Visir balza in sella e galoppa via a spron battuto. Incuriosito, il Califfo va lui stesso al mercato. Nella folla vede la donna dal gran mantello nero e l’avvicina. “Perché hai fatto paura al mio Visir?” le chiede. “Non gli ho neppure parlato”, risponde la Morte. “Ero solo sorpresa di vederlo qui, perché il nostro appuntamento è stasera a Samarcanda”

AMICI Un uomo camminava per una strada con il suo cane. Si godeva il paesaggio, quando ad un tratto si rese conto di essere morto. Si ricordò di quando stava morendo e che il cane che gli camminava al fianco era morto da anni. Si chiese dove li portava quella strada. Dopo un po’ giunsero ad un alto muro bianco che costeggiava la strada e che sembrava di marmo. In cima ad una collina s’interrompeva in un alto arco che brillava alla luce del sole. Quando vi fu davanti, vide che l’arco era chiuso da un cancello che sembrava di madreperla e che la strada che portava al cancello sembrava di oro puro. Con il cane s’incammino verso il cancello, dove a un lato c’era un uomo seduto a una scrivania. Arrivato davanti a lui, gli chiese: – Scusi, dove siamo? – Questo è il Paradiso, signore, – rispose l’uomo. – Wow! E non si potrebbe avere un po’ d’acqua? – Certo, signore. Entri pure, dentro ho dell’acqua ghiacciata. L’uomo fece un gesto e il cancello si aprì. – Non può entrare anche il mio amico? – disse il viaggiatore indicando il suo cane. – Mi spiace, signore, ma gli animali non li accettiamo. L’uomo pensò un istante, poi fece dietro front e tornò in strada con il suo cane. Dopo un’altra lunga camminata, giunse in cima a un’altra collina in una strada sporca che portava all’ingresso di una fattoria, un cancello che sembrava non essere mai stato chiuso. Non c’erano recinzioni di sorta. Avvicinandosi all’ingresso, vide un uomo che leggeva un libro seduto contro un albero. – Mi scusi, – chiese. – Non avrebbe un po’ d’acqua? – Sì, certo. Laggiù c’è una pompa, entri pure. – E il mio amico qui? – disse lui, indicando il cane. – Vicino alla pompa dovrebbe esserci una ciotola.Attraversarono l’ingresso ed effettivamente poco più in là c’era un’antiquata pompa a mano, con a fianco una ciotola.Il viaggiatore riempì la ciotola e diede una lunga sorsata, poi la offrì al cane. Continuarono così finché non furono sazi, poi tornarono dall’uomo seduto all’albero.- Come si chiama questo posto? – chiese il viaggiatore. – Questo è il Paradiso. – Be’, non è chiaro. Laggiù in fondo alla strada uno mi ha detto che era quello, il Paradiso. – Ah, vuol dire quel posto con la strada d’oro e la cancellata di madreperla? No, quello è l’Inferno. – E non vi secca che usino il vostro nome? – No, ci fa comodo che selezionino quelli che per convenienza lasciano perdere i loro migliori amici. (Anonimo)

IL LUPO Un bambino alla nonna… Nonnina mia, ho due Lupi qua proprio nel petto; uno affamato d’amore e l’altro affamato di morte. Dimmi nonnina mia chi vincerà…? Nipotino mio, vincerà il lupo…a cui darai nutrimento. (Anonimo)

Condanna a Morte. Un re dell’antica India condannò a morte un uomo.Questi lo imploro di condonargli la pena e aggiunse: – Se il re sarà cosi misericordioso da risparmiarmi la vita nel giro di un anno insegnerò al suo cavallo a volare-. -Ci sto! -. disse il re. – Ma se alla fine di questo periodo il cavallo non saprà volare sarai giustiziato-.Quando più tardi i suoi familiari gli chiesero come intendeva realizzare il suo piano l’uomo rispose: – Durante quest’anno potrebbe morire il cavallo oppure il re, o chissà, magari il cavallo imparerà davvero a volare!- Anthony de Mello

LE MAGICHE ROSE Il principe ritornando a palazzo sosta presso la casa di un saggio sufi e gli espone il suo tormento e la sua tristezza. Il saggio gli dice: “ Quando vuoi vendicarti di qualcuno lasci solo che quel qualcuno continui a farti del male. Prima di tornare al tuo palazzo devi liberarti dai ricordi che ti tormentano.” e gli narra di un giardino agli antipodi del mondo, dove crescono delle rose magiche il cui profumo ha il potere di dare l’oblio. Il principe parte con i suoi fidi e durante i mesi e poi gli anni capitano avventure insolite, incontri strabilianti, battaglie vinte e perse, paesi e costumi meravigliosi, finché dopo sette anni di viaggio, in cui ha perso la maggior parte della sua scorta, rimanendo solo con pochi amici, giunge al giardino e scorge il cespuglio dove fioriscono le magiche rose. Si avvicina al cespuglio ma, improvvisamente si chiede. “Perché devo sentire il profumo di queste rose?”

IL POZZO MAGICO C’era una volta un uomo che voleva sapere quale significato dare alla sua vita. Si recò allora presso un pozzo magico che dava responsi sull’avvenire e gli pose la domanda. Il pozzo rispose:”A tre leghe verso nord troverai un villaggio dove, nella piazza principale, vedrai tre botteghe. Lì potrai trovare il significato della tua vita”.

L’uomo si mise in cammino e arrivò alla piazza di quel villaggio e vide una bottega che vendeva fili metallici, l’altra placche metalliche e l’ultima oggetti di legno. L’uomo non capì e se ne andò sconsolato.

Anni più tardi, sempre con la stessa domanda interiore insoddisfatta, mentre di notte vagava per una foresta, udì un suono dolcissimo che lo commosse profondamente. Si avvicinò alla fonte del suono e in una radura illuminata da alcune torce scorse un uomo che suonava un sithar. In quel momento si ricordò di quanto aveva detto il pozzo magico e del significato delle tre botteghe che vendevano separatamente i pezzi con cui era costruito un sithar. Allora non era ancora pronto, ma ora capì che la sua vocazione, era quella di divenire un musicista.

FALSO VIAGGIO Il barone aveva ambizioni sconfinate, ma abitava in un piccolo castello ai confini dell’impero. Ormai vedovo, con una figlia bellissima, si tormentava imprecando contro il destino che non gli permetteva di raggiungere i suoi fini.

Si ricordò che poco lontano dalle sue terre viveva un famoso mago. Il castello del mago era su una montagna aspra e scoscesa Intraprese il viaggio e finalmente arrivò al castello del mago. Bussò al portone e una voce gli intimò di entrare da solo. Trovò il mago in una ampia stanza con un grande camino acceso. Il mago gli offrì da bere del vino ma il barone rifiutò e subito fece le sua richiesta: voleva diventare imperatore. Il mago restò impassibile, per un po’ in silenzio, poi disse: “Ti aiuterò a diventare imperatore ma quando lo sarai mi darai in cambio tua figlia. Il barone accettò e promise solennemente di rispettare il patto.

Pochi mesi dopo l’imperatore si trovò a transitare nelle terre del barone. Il mago suscitò una grande tempesta di neve e una valanga ostruì la strada. L’imperatore fu costretto a sostare presso il castello del barone. Il mago istruì il barone sul comportamento da adottare verso l’imperatore e questo nelle lunghe giornate di attesa cominciò ad apprezzare il barone e lo volle portare con se a corte. Il barone a corte, aiutato dal mago riuscì a sventare tutti gli intrighi e le invidie e fu nominato capo dell’esercito e mandato a combattere un vicino regno che minacciava di invadere l’impero.

Il barone, sempre aiutato dal mago, riuscì a sconfiggere il nemico. Al ritorno in patria l’imperatore ormai vecchio e senza figli lo nominò suo erede. Un anno dopo l’imperatore morì e il barone gli succedette.

Allora il mago si presentò a corte e chiese all’imperatore, come pattuito la mano della figlia.

“Come osi, tu, che sei niente al confronto della mia grandezza, chiedere la mano di mia figlia !” lo apostrofò l’imperatore dal suo alto trono. “Ora ho al mio servizio maghi, più potenti di te . Vattene o ti farò rinchiudere nelle segrete.”

Il mago, sospirò, poi battè le mani tre volte e il palazzo, la corte, i dignitari, tutto scomparve e il barone non più imperatore si ritrovò , come la prima volta che aveva incontrato il mago, nella stanza dove ardeva il camino e sul tavolo ancora stava il bicchiere di vino che aveva rifiutato: tutto era stato un sogno.

Il mago allora disse: “Le tue ambizioni, barone, poggiano sul tradimento e la menzogna e ora vattene, ma ricordati, d’ora in avanti non saprai più se la vita che stai conducendo sarà realtà o sogno, perché in qualsiasi momento io potrò apparire, battere tre volte le mani e ti sveglierai sempre qui.

L’ULTIMO VIAGGIO L’uomo era ricco e potente, ma stava morendo. Aveva consultato tutti i più famosi luminari della medicina, ma nessuno lo aveva guarito. Un giorno un vecchio amico gli disse:” So che esiste nell’Egeo un isola dove vive un uomo, chiamato il giardiniere, che veramente ti può guarire, ma solo se risponderai ad una sua domanda, altro non ti posso dire.” L’uomo partì subito, preparandosi a rispondere alla domanda. “Forse” si ripeteva: “sarà un rebus, un indovinello, come quello di Edipo e la sfinge?”. L’isola era piccola e verde ed era abitata da un piccolo villaggio di pescatori poi c’era la casa del guaritore e un’ampia foresteria.

Si presentò subito e vide, in un grande giardino, un uomo che stava potando un cespuglio di rose. Prima ancora che potesse parlare l‘uomo gli disse:”la maggior parte degli uomini non sa quando morirà, alcuni possono sapere quando accadrà e questa può sembrare una disgrazia o una opportunità.” Ma l’uomo, che aspettava solo la domanda per la guarigione , non capì ed anzi si irritò. Il giardiniere che aveva notato il cambiamento, sospirò e disse: ”So perché sei venuto e la mia domanda, per la tua guarigione, è questa- Dammi la tua unica e vera ragione perché tu possa interrompere il tuo destino e continuare a vivere. Per risparmiarti rifiuti non allettarmi con denari, potere, pietà e sesso. Ti posso solo dire che la risposta non è al di fuori di te, ma dentro te. Ora va e medita , quando sarai pronto, ritorna”. L’uomo, scosso da queste parole, si ritirò nella foresteria e cominciò a riflettere sulle parole del giardiniere.

“Non posso tentarlo con soldi, potere e donne” si disse “potrei mostrargli la foto di mia moglie, dei miei figli ma le sue parole sono chiare, anche la pietà non conta.” Si guardò intorno e vide altri uomini che , come lui, erano in cerca di una risposta. Parlò con loro.

Un famoso scienziato l’aveva implorato invano per avere tempo di finire una scoperta che avrebbe salvato molte vite, un noto brigante l’aveva minacciato di morte, ma tutte le blandizie e minaccie non erano servite. Eppure alcuni erano ripartiti dall’isola sereni e con uno sguardo nuovo. Si allontanò dagli altri e alloggiò nel piccolo villaggio di pescatori, lasciando passare in ozio, il bene a lui più prezioso, il tempo.

Osservava la vita semplice dei pescatori e dei bambini e il susseguirsi delle albe, dei tramonti e delle notti. Un giorno vide dei pescatori che dalle reti avevano tratto degli oggetti di plastica. Un vecchio pescatore accanto a lui mormorò sconsolato:” Ormai il fondo del mare è ricoperto da queste porcherie, inutili, dannose che non muoiono mai.” L’uomo ebbe un sussultò e cominciò a riflettere sulle parole del vecchio pescatore che così tanto lo avevano turbato. Dopo pochi giorni si presentò davanti al giardiniere e gli disse: “Non ho una ragione unica e veramente importante per non morire perché sono un uomo come gli altri e seguo come tutti le leggi dell’universo. Inutile andare contro la corrente, Voglio solo prepararmi a questo ultimo viaggio e lasciarmi portare dalla corrente fino a sfociare in quel mare che sento molto vicino” Il giardiniere annui, poi si avvicinò ad un cespuglio di rose, prese una rosa, la più bella, gliela porse e disse: Tu sei come questo fiore reciso ma solo da ora puoi veramente assaporarne la bellezza e il profumo.

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

Studio in Milano, Roma, Napoli e Vietri sul Mare (Sa)

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