FARE I CONTI COL PROPRIO PASSATO
Psicologo, Psicoterapeuta
Studio in Milano, Roma, Napoli e Vietri sul Mare (Sa)
per contatti e consulenze private (anche telefoniche o via Skype) tel.320-8573502 email:cavaliere@iltuopsicologo.it
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Ciò che uno ha in sé stesso è l’essenziale per la felicità della sua vita. Solo perché quest’elemento di regola e tanto scarso, la maggior parte di coloro che hanno superato la lotta contro il bisogno, si sentono in fondo tanto infelici quanto quelli che vi sono ancora immersi. Il vuoto della loro interiorità, la scipitezza della loro coscienza, la povertà del loro spirito, li spingono alla società, consistente di individui simili a loro, poiché “similis simili gaudet”.
Ci si dà allora in comune alla caccia di passatempi e di divertimenti, ricercati anzitutto nei piaceri sensuali, nei godimenti di ogni genere e infine negli stravizi. […] Le feste e i divertimenti splendidi e rumorosi portano sempre in sé un vuoto, anzi una stonatura, già soltanto per il fatto che si oppongono nettamente alla sventura e alla povertà della nostra esistenza. […]
Un uomo spirituale si trattiene egregiamente, nella piu completa solitudine, con i propri pensieri e le proprie fantasie, mentre un continuo mutamento di compagnia, di spettacoli, di gite e di divertimenti non può difendere da una noia tormentosa un individuo ottuso e apatico.
ARTHUR SCHOPENHAUER, Parerga e paralipomena, 1851.
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Le persone che si autorealizzano distinguono molto più facilmente degli altri ciò che è genuino, concreto e particolare da ciò che è generico, astratto, rubricato. La conseguenza è che essi vivono nel mondo reale della natura più di quanto vivano nel mondo artificiale dei concetti, delle astrazioni, delle aspettative, delle credenze e degli stereotipi, che molti confondono col mondo reale. perciò essi sono molto più adatti a percepire le cose come stanno anziché i loro desideri, le loro speranze, le loro ansie, le loro teorie e le loro credenze o quelle del loro gruppo culturale.
Le persone che si autorealizzano sono in grado di accettare la loro natura umana secondo lo stile stoico, con tutti i difetti che tale natura presenta, con tutte le differenze dall’immagine ideale che potrebbero avere presente, senza preoccuparsene molto. L’affettazione, l’inganno, l’ipocrisia, la finzione, lo sforzo di impressionare nella maniera convenzionale, tutto questo è assente in tali persone o, almeno, non è presente nel grado ordinario. Poiché tali persone sono in grado di vivere a loro agio anche con i loro difetti, questi finiscono per essere percepiti, soprattutto nell’età matura, non come difetti, ma solo come caratteristiche neutre della persona.
Le persone che si autorealizzano possono essere descritte come persone relativamente spontanee per il loro comportamento ed ancora più spontanee nella vita interiore, nei pensieri, negl’impulsi, ecc. Il loro comportamento è caratterizzato dalla semplicità, dalla naturalezza e dalla mancanza di artificiosità o di sforzi di affettazione.
Le persone che si autorealizzano in genere sono interessate ai problemi che sono al di fuori di loro. Nella terminologia in uso sono “problemacentrici” e non egocentrici. In genere non si tratta di problemi che nascono in loro, essi non si preoccupano molto di se stessi; in questo differiscono dalle persone insicure, che insistono ad essere introspettive. Sono individui che in genere hanno una qualche missione nella vita, qualche compito da svolgere, qualche problema esterno a cui dedicano la maggior parte delle loro energie.
Le persone che si autorealizzano dispongono della meravigliosa capacità di apprezzare sempre di nuovo, sempre con nuova freschezza ed ingenuità, i beni fondamentali della vita, mettendo in queste valutazioni rispetto, piacere, meraviglia ed estasi, anche se per altri le stesse cose sono risultate poco interessanti.
ABRAHAM MASLOW, Motivazione e personalità (Roma, Armando Editore 1970).
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