Articoli

LA FINZIONE NELLA COPPIA

Condividi

L’amore vuole risparmiare all’altro, al quale si consacra, ogni senso di estraneità, conseguentemente è tutto un fingere e un assimilarsi, un continuo ingannare e recitare la commedia di un’eguaglianza che in verità non esiste. E questo avviene cosi istintivamente, che le donne innamorate negano questa finzione e questa costante dolcissima impostura e affermano temerariamente che l’amore rende eguali (cioè opera un miracolo).

Questo processo è semplice, quando uno dei due si lascia amare e non trova necessario fingere, piuttosto lo lascia fare all’altro, a colui che ama: ma quando entrambi sono completamente invaghiti l’uno dell’altro, e quindi ognuno rinuncia a se stesso e vuole farsi eguale all’altro e a lui solo, non c’è commedia più ingarbugliata e impenetrabile.

E alla fine nessuno sa più che cosa deve imitare, a che scopo deve fingere, per chi deve spacciarsi. La bella assurdità di questo spettacolo è troppo perfetta per questo mondo e troppo sottile per occhi umani.

 

FRIEDRICH NIETZSCHE, Aurora, 1881.

 

Dottor Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

Studio in Milano, Roma, Napoli e Vietri sul Mare (Sa)

per contatti e consulenze private tel.320-8573502 email:cavalierer@iltuopsicologo.it

L’ELEFANTE NELLA STANZA: QUANDO SI VEDE E NON SI PARLA

Condividi

L’Elefante nella stanza  è un’affermazione dei paesi anglosassoni (Elephant in the room) per indicare una verità e/o un problema che, per quanto palesi ed appariscenti per tutti, vengono ignorati o non presi nella giusta considerazione.

Si fa riferimento ad un elefante dentro una stanza che sarebbe impossibile da non vedere; quindi, se le persone all’interno della stanza fanno finta che questo non sia presente, la ragione è che così facendo sperano di evitare di affrontare un problema più che palese. Questo atteggiamento è tipicamente adottato in presenza di vari tipi di problematiche più o meno gravi.

L’Elefante nella stanza può essere a livello individuale, di coppia, familiare e sociale.

A livello individuale quando si è  consapevoli di una problematica personale, ma non palese agli altri e  si continua a non volerne prendere pienamente consapevolezza e/o a non volerle parlare e/o affrontare in nessun modo.

A livello di coppia si verifica allorquando la coppia ha un profondo disagio e/o un’accentuata distanza intepersonale e nessuno dei componenti, pur essendo consapevoli, fa niente per discuterne. Classico esempio è la presenza di un terzo nella coppia (amante) di cui si fa finta di ignorarne la presenza da parte di entrambi. Si ha anche nelle relazioni di coppia allargate come nell’amicizia.

A livello familiare quando è presente una problematica quale: la violenza di vario genere in famiglia, la presenza di una grave malattia fisica e tutti tendono a minimizzare, un segreto familiare che rimane latente e via dicendo. In questi casi nessuno dei componenti ne parla e ne discute: una sorta di omertà familiare.

A livello sociale si verifica sopratutto nelle organizzazioni o nei gruppi, allorquando tutti sanno che qualcosa non và ma nessuno osa affrontare la problematica.

Le ragioni che spingono a non voler vedere l’Elefante nella stanza possono essere diverse: timore di rompere degli equilibri, paura di perdere la relazione coll’altro, incapacità di comunicare i propri pensieri e le proprie emozioni e tant’altro ancora.

Come uscirne ?

  • Affermare tutti insieme ed a voce alta che l’Elefante c’è e bisogna parlarne.
  • Accettare, momentaneamente, la presenza dell’Elefante e non tentare di cacciarlo subito via
  • Accoglierlo con dolcezza come si farebbe con un vero Elefante.
  • Pian piano, riportarlo nel suo habitat naturale, vale a dire trovare la via d’uscita dalla problematica

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

Studio in Milano, Roma, Napoli e Vietri sul Mare (Sa)

per contatti e consulenze private in studio, telefoniche e/o via Skype:

tel.320-8573502 email:cavalierer@iltuopsicologo.it

ALLA FINE L’AMORE MUTERA’ IN UNA FORMA DIVERSA

Condividi

In questa storia vera raccontata dalla compagna di Kafka, è contenuta una riflessione profonda sulla natura dell’amore che tende a mutare in forme diverse col passare del tempo.

“Un anno prima della sua morte, Franz Kafka visse un’esperienza insolita. Passeggiando per il parco Steglitz a Berlino incontrò una bambina, Elsi, che piangeva sconsolata: aveva perduto la sua bambola preferita, Brigida. Kafka si offrì di aiutarla a cercarla e le diede appuntamento per il giorno seguente nello stesso posto.
Incapace di trovare la bambola scrisse una lettera – da parte della bambola – e la portò con se quando si rincontrarono. “Per favore non piangere, sono partita in viaggio per vedere il mondo, ti riscriverò raccontandoti le mie avventure…”, così cominciava la lettera.
Quando lui e la bambina si incontrarono egli le lesse questa lettera attentamente descrittiva di avventure immaginarie della bambola amata. La bimba ne fu consolata e quando i loro incontri arrivarono alla fine Kafka le regalò una bambola. Era ovviamente diversa dalla bambola perduta, e in un biglietto accluso spiegò: “i miei viaggi mi hanno cambiata”.

Molti anni più avanti la ragazza cresciuta trovò un biglietto nascosto dentro la sua bambola ricevuta in dono. Riassumendolo diceva: ogni cosa che tu ami è molto probabile che tu la perderai, però alla fine l’amore muterà in una forma diversa“.

(Da “Kafka e la bambola viaggiatrice” di Jordi Sierra i Fabra)