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La Metafora dell’ essere un Frammento di Specchio

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Il significato della vita
Un professore concluse la sua lezione con le parole di rito: “Ci sono domande?”.
Uno studente gli chiese: “Professore, qual è il significato della vita?”.
Qualcuno, tra i presenti che si apprestavano a uscire, rise. Il professore guardò a lungo lo studente, chiedendo con lo sguardo se era una domanda seria. Comprese che lo era. “Le risponderò” gli disse. Estrasse il portafoglio dalla tasca dei pantaloni, ne tirò fuori uno specchietto rotondo, non più grande di una moneta. Poi disse: “Ero bambino durante la guerra. Un giorno, sulla strada, vidi uno specchio andato in frantumi. Ne conservai il frammento più grande. Eccolo. Cominciai a giocarci e mi lasciai incantare dalla possibilità di dirigere la luce riflessa negli angoli bui dove il sole non brillava mai: buche profonde, crepacci, ripostigli. Conservai il piccolo specchio. Diventando uomo finii per capire che non era soltanto il gioco di un bambino, ma la metafora di quello che avrei potuto fare nella vita. Anch’io sono il frammento di uno specchio che non conosco nella sua interezza. Con quello che ho, però, posso mandare la luce, la verità, la comprensione, la conoscenza, la bontà, la tenerezza nei bui recessi del cuore degli uomini e cambiare qualcosa in qualcuno. Forse altre persone vedranno e faranno altrettanto. In questo per me sta il significato della vita”.

Bruno Ferrero: “Solo il vento lo sa”

Dottor Roberto Cavaliere Psicoterapeuta. Studio professionale in Milano, Roma e Salerno. Possibilità di effettuare sedute tramite videochiamata.

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La leggenda dello Schiaccianoci ed i significati psicologici

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“La Leggenda dello Schiaccianoci” è una fiaba che ha avuto diverse interpretazioni nel corso degli anni, ma la versione più conosciuta è quella legata al balletto “Lo Schiaccianoci” di Čajkovskij, basato sul racconto di E.T.A. Hoffmann “Schiaccianoci e il re dei topi”. La storia, per chi non la conoscesse, narra di una giovane ragazza, Clara, che la notte di Natale riceve in regalo uno schiaccianoci a forma di soldato. Durante la notte, Clara sogna che lo Schiaccianoci prende vita, combatte contro il Re dei Topi e, dopo averlo sconfitto, la conduce in un regno incantato.

✅Significato psicologico:

1. Rito di passaggio e crescita personale: Clara, la protagonista, rappresenta la fase di transizione dall’infanzia all’adolescenza. Il suo viaggio onirico, che inizia con l’incontro con lo Schiaccianoci e termina nel regno incantato, simboleggia la scoperta di sé e il passaggio a una nuova fase della vita.

2. Lotta tra il bene e il male: La battaglia tra lo Schiaccianoci e il Re dei Topi può essere vista come una rappresentazione simbolica della lotta interna tra i desideri e le paure. Il Re dei Topi rappresenta le paure, le ansie e i lati oscuri della mente, mentre lo Schiaccianoci incarna la protezione, la forza e la capacità di superare queste paure.

3. Sessualità e scoperta dell’amore: Secondo alcune interpretazioni, l’intera storia può anche essere letta come un’allegoria della scoperta della sessualità e dell’amore. Lo Schiaccianoci, che si trasforma da oggetto inanimato in un principe, potrebbe rappresentare il risveglio dei sentimenti amorosi e la scoperta di una nuova dimensione emotiva nella vita di Clara.

4. Sogno come strumento di crescita: Il viaggio che Clara compie all’interno del sogno può essere visto come una metafora del processo di crescita e di auto-scoperta che avviene nel subconscio. I sogni sono spesso interpretati come una via per esplorare aspetti nascosti della psiche e, in questo contesto, il sogno di Clara riflette il suo sviluppo interiore e l’accettazione del cambiamento.

5. Riconciliazione con il mondo adulto: Lo Schiaccianoci e il regno incantato possono essere visti come la metafora dell’accettazione e riconciliazione di Clara con il mondo adulto, un mondo che inizialmente appare minaccioso e incomprensibile, ma che, attraverso il sogno, diventa affascinante e pieno di promesse.

✅In sintesi, “Lo Schiaccianoci” può essere interpretato come una storia di crescita e trasformazione, in cui la protagonista attraversa una serie di esperienze simboliche che la conducono a una maggiore consapevolezza di sé e del mondo che la circonda.

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LA METAFORA DELL’ARAGOSTA SULLA CRESCITA PERSONALE

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Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

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LA METAFORA DELLA CARROZZA

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Il filosofo Gurdjieff paragona l’essere umano ad un veicolo destinato al trasporto di un passeggero e composto da carrozza, cavallo e cocchiere.
La carrozza è il corpo fisico, i cavalli le emozioni, il cocchiere la mente, e infine il passeggero la coscienza l’anima o l’io superiore.
Naturalmente i cavalli, così come le emozioni, vanno controllate, altrimenti la carrozza verrà trascinata a caso senza alcuna meta. Per fare questo esiste il Cocchiere, che rappresenta la nostra mente razionale, e guida i cavalli lungo la retta via. Ma nemmeno il cocchiere, seppure molto bravo a condurre la carrozza, sa esattamente dove andare.
Chi conosce la meta? L’unico a sapere veramente dove andare è il Passeggero della carrozza, che rappresenta il nostro Vero Sè, ed è l’unico che può indicare la strada.
La metafora si sposa perfettamente con la realtà, basti pensare a come i vari elementi sono collegati: i cavalli sono legati alla carrozza tramite delle staffe rigide, che quindi rendono la carrozza (il nostro corpo) estremamente sensibile al movimento dei cavalli (le emozioni).
Il cocchiere (la mente) comanda i cavalli con le redini, che non sono rigide, quindi il controllo delle emozioni non è sempre così ferreo ed efficace. Ci vuole molta dimestichezza e concentrazione per tenere a bada i cavalli.
Il grande problema è che il cocchiere riceve gli ordini dal passeggero solo attraverso la voce, che è un collegamento molto labile e soggetto ad interferenze. E’ esattamente quello che succede: di solito la nostra mente agisce da sola senza ascoltare il proprio Vero Sè (la voce del cuore), confusa dal rumore di fondo rappresentato nella metafora dal frastuono causato dalle ruote e dagli zoccoli sul terreno, e nella realtà dai pensieri compulsivi e incontrollati che affollano continuamente la nostra mente.
Siamo come una carrozza senza il Passeggero, lasciata a se stessa, in balia delle emozioni e di una mente incapace di controllarla, frastornata com’è dal rumore continuo dei pensieri compulsivi.

George Ivanovic Gurdjieff paragona la condizione dell’uomo a quella del sonno: “La condizione fondamentale dell’uomo è il sonno; l’uomo è addormentato, la sua coscienza è ipnotizzata, confusa; egli non sa chi è, non sa perché agisce, è una specie di macchina, un automa, cui tutto “succede”; non ha il minimo controllo sui propri pensieri, sulle proprie emozioni, sulla propria immaginazione, sulla propria attenzione; crede di amare, di desiderare, di odiare, di volere, ma non conosce mai le vere motivazioni di questi impulsi che compaiono e scompaiono come meteore; dice “io sono”, “io faccio”, “io voglio”, credendo di avere davvero un ego unitario, mentre è frammentario in una moltitudine di centri che di volta in volta lo dominano; si illude di avere coscienza di sé, ma non può svegliarsi da sé, può soltanto sognare di svegliarsi; pensa di poter governare la propria vita, ma è una marionetta diretta da forze che ignora; trascorre l’intera esistenza nel sonno e muore nel sonno; passa tutto il tempo in un mondo soggettivo cui non può sfuggire; non è in grado di distinguere il reale dall’immaginario; spreca le proprie energie a inseguire cose superflue; e solo qualche volta si rende conto che non è soddisfatto, che la vita gli sfugge, che sta sciupando l’occasione che gli è stata offerta.”

Dott. Roberto Cavaliere

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