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ASPETTI POSITIVI E NEGATIVI DEI PSICOFARMACI

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I psicofarmaci sono farmaci utilizzati per trattare i disturbi mentali e dell’umore. Hanno numerosi aspetti positivi e negativi, che variano a seconda del tipo di farmaco, della condizione trattata e della risposta individuale del paziente. Ecco una panoramica dei principali aspetti:

✅Aspetti Positivi

1. Efficacia Clinica:
– Riduzione dei Sintomi: I psicofarmaci possono ridurre significativamente i sintomi di disturbi mentali come depressione, ansia, schizofrenia, disturbo bipolare, ecc.
– Miglioramento della Qualità della Vita: Possono migliorare la qualità della vita, permettendo ai pazienti di funzionare meglio nelle loro attività quotidiane.

2. Prevenzione delle Ricadute:
– Stabilizzazione dell’Umore: Nei disturbi come il disturbo bipolare, gli stabilizzatori dell’umore possono prevenire episodi di mania e depressione.
– Controllo a Lungo Termine: Gli antipsicotici possono prevenire la ricorrenza di episodi psicotici nei pazienti con schizofrenia.

3. Riduzione del Rischio di Comportamenti Autolesionistici:
– I antidepressivi e altri psicofarmaci possono ridurre il rischio di suicidio e comportamenti autolesionistici in individui gravemente depressi o con disturbi d’ansia gravi.

4. Supporto nei Trattamenti Integrati:
– Complemento alla Psicoterapia: I psicofarmaci possono essere utilizzati in combinazione con la psicoterapia per fornire un trattamento più completo ed efficace.

✅Aspetti Negativi

1. Effetti Collaterali:
– Fisici: Possono includere nausea, aumento di peso, insonnia, sonnolenza, problemi sessuali, tremori, ecc.
– Psichiatrici: Alcuni psicofarmaci possono causare effetti collaterali psichiatrici come ansia, agitazione, ideazione suicidaria (soprattutto nei giovani).

2. Dipendenza e Tolleranza:
– Alcuni psicofarmaci, come le benzodiazepine, possono causare dipendenza e tolleranza, richiedendo dosi sempre maggiori per ottenere lo stesso effetto.

3. Interazioni Farmacologiche:
– Possono interagire con altri farmaci, causando effetti indesiderati o riducendo l’efficacia di uno o entrambi i farmaci.

4. Stigma e Accettazione Sociale:
– L’uso di psicofarmaci può essere stigmatizzato, e alcuni pazienti potrebbero essere riluttanti a iniziare o continuare il trattamento a causa di pregiudizi sociali.

5. Adesione al Trattamento:
– I pazienti potrebbero avere difficoltà a mantenere l’adesione al trattamento a lungo termine, soprattutto se gli effetti collaterali sono significativi o se non vedono miglioramenti rapidi.

6. Costo:
– Alcuni psicofarmaci possono essere costosi, rappresentando un onere finanziario per i pazienti senza un’adeguata copertura assicurativa.

➡️In conclusione, i psicofarmaci possono offrire benefici significativi nel trattamento dei disturbi mentali, ma presentano anche vari aspetti negativi che devono essere attentamente considerati. È importante che il trattamento con psicofarmaci sia gestito da professionisti della salute mentale, con un monitoraggio continuo per massimizzare i benefici e minimizzare i rischi.

Dottor Roberto Cavaliere Psicoterapeuta. Studio professionale in Milano, Roma e Salerno. Possibilità di effettuare sedute tramite videochiamata.

➡️Per info e contatti 3208573502 dotcavaliere@gmail.com

ORMONI CHE INFLUENZANO L’ UMORE

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Gli ormoni giocano un ruolo cruciale nella regolazione dell’umore e del benessere emotivo. Ecco alcuni degli ormoni principali che influenzano l’umore e come interagiscono:

✅1. Serotonina:
– Funzione: Spesso chiamata “ormone della felicità”, la serotonina è coinvolta nella regolazione dell’umore, del sonno, dell’appetito e della digestione.
– Interazione: Bassi livelli di serotonina sono associati a depressione e ansia. Molti antidepressivi, come gli SSRI (inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina), aumentano i livelli di serotonina nel cervello.

✅2. Dopamina:
– Funzione: Conosciuta come “ormone della ricompensa”, la dopamina è fondamentale per la motivazione, il piacere e la regolazione dell’umore.
– Interazione: Livelli alterati di dopamina possono contribuire a disturbi dell’umore come depressione, schizofrenia e disturbo bipolare.

✅3. Noradrenalina:
– Funzione: È un neurotrasmettitore e un ormone che influenza l’attenzione, la reattività allo stress e l’umore.
– Interazione: Livelli bassi di noradrenalina sono associati a depressione, mentre livelli eccessivi possono causare ansia.

✅4. Cortisolo:
– Funzione: Conosciuto come “ormone dello stress”, il cortisolo è prodotto in risposta a situazioni di stress.
– Interazione: Livelli cronicamente elevati di cortisolo possono portare a depressione, ansia e altri problemi di salute mentale.

✅5. Ossitocina:
– Funzione: Chiamata anche “ormone dell’amore”, l’ossitocina è coinvolta nella formazione dei legami sociali, nell’affetto e nella regolazione dell’ansia.
– Interazione: Aumenta durante le interazioni sociali positive, come l’abbraccio o l’allattamento, e può promuovere sentimenti di fiducia e riduzione dello stress.

✅6. Endorfine:
– Funzione: Questi sono neurotrasmettitori che agiscono come analgesici naturali e sono associati al piacere e alla riduzione del dolore.
– Interazione: Sono rilasciate durante l’esercizio fisico, il rilascio di stress e altre attività piacevoli, contribuendo a una sensazione di euforia.

✅7. Progesterone:
– Funzione: Un ormone sessuale che può avere un effetto calmante e ansiolitico.
– Interazione: Fluttuazioni nei livelli di progesterone, come quelle che avvengono durante il ciclo mestruale, la gravidanza e la menopausa, possono influenzare l’umore e il benessere emotivo.

✅8. Testosterone:
– Funzione: Un ormone sessuale che può influenzare l’umore, l’energia e l’aggressività.
– Interazione: Livelli bassi di testosterone possono essere associati a depressione e affaticamento, mentre livelli elevati possono aumentare l’aggressività e la competitività.

➡️Questi ormoni interagiscono tra loro e con altre sostanze chimiche nel cervello per modulare l’umore e il comportamento. Le disfunzioni o le fluttuazioni nei livelli di questi ormoni possono contribuire a vari disturbi dell’umore, e molte terapie psicofarmacologiche mirano a riequilibrare queste sostanze per migliorare il benessere mentale.

Dottor Roberto Cavaliere Psicoterapeuta. Studio professionale in Milano, Roma e Salerno. Possibilità di effettuare sedute tramite videochiamata.

➡️Per info e contatti 3208573502 dotcavaliere@gmail.com

PSICOFARMACI

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Vengono definiti “psicofarmaci” i farmaci usati per curare i disturbi mentali che agiscono sul sistema nervoso.

Allo stesso modo in cui l’aspirina fa abbassare la febbre (il sintomo) senza intervenire sull’infezione (la causa) che sta alla base, gli psicofarmaci agiscono migliorando la sintomatologia senza intervenire su ciò che causa il disturbo mentale. Il fatto che gli psicofarmaci siano essenzialmente sintomatici, non significa che essi siano poco utili; al contrario, spesso migliorano notevolmente le condizioni di vita in cui si trovano le persone che soffrono di un disturbo mentale. Si comprende facilmente quanto, per esempio, sia importante per una persona ansiosa che soffre d’insonnia, riuscire a riposare la notte, sia pure facendo ricorso ad un sonnifero; oppure, per una persona che è notevolmente depressa e non ha nessuna voglia di comunicare con gli altri, riuscire a parlare con uno psicoterapeuta, sia pur facendo prima ricorso ad un antidepressivo.

L’azione sintomatica degli psicofarmaci, dovrebbe spingere le persone a non considerarli come l’unica scelta terapeutica a disposizione quando si è in presenza di un disturbo mentale; in molti casi la psicoterapia può essere veramente d’aiuto ad arrivare al cuore del problema (ciò che determina o peggiora lo stato ansioso o depressivo).

La durata del trattamento ed il tipo di risposta agli psicofarmaci (dal lieve miglioramento alla completa remissione dei sintomi), dipendono da una serie di fattori come: l’età, il sesso, il peso corporeo, la dieta, l’essere o meno fumatore, dalla presenza/assenza di patologie e di altri trattamenti farmacologici.

Esistono quattro grandi gruppi di psicofarmaci:

  • ansiolitici;
  • antidepressivi;
  • antipsicotici;
  • stabilizzanti dell’umore.

Ansiolitici

Appartengono a questo gruppo i farmaci (tranquillanti ed ipnotici) efficaci nel trattamento dei disturbi d’ansia. Questi farmaci, di solito, hanno effetto nel breve termine ma assai meno nel lungo termine; talvolta, come conseguenza del loro uso si può avere un peggioramento della sintomatologia (il cosiddetto effetto rebound) e lo svilupparsi di una certa dipendenza. Anche in considerazione di questi effetti, gli ansiolitici dovrebbero essere prescritti soltanto nei casi di ansia o insonnia grave e comunque per periodi brevi.

I farmaci più usati sono le benzodiazepine (Tavor, Xanax, Valium, Ansiolin, En, Frontal, Lexotan, Prazene, Control, Lorans, ecc.).

Antidepressivi

Appartengono a questo gruppo, i farmaci efficaci nel migliorare l’umore negativo e gli altri sintomi tipici della depressione e perciò detti antidepressivi. Esistono tre sottogruppi di antidepressivi: gli inibitori delle mono-amminossidasi (IMAO), i triciclici e gli inibitori selettivi del recupero della serotonina (ISRS). Questi farmaci sono generalmente efficaci, ma possono indurre effetti collaterali, che però tendono a scomparire nel corso del trattamento. Generalmente, il rischio di effetti collaterali si può ridurre, cominciando il trattamento con dosi basse e incrementandole gradualmente. A differenza degli ansiolitici, gli antidepressivi non creano dipendenza. Gli antidepressivi devono essere assunti con regolarità e, in alcuni casi, è necessario aspettare alcune settimane, prima di ottenere benefici. Inoltre, alcuni farmaci devono essere sospesi gradualmente, per dare modo all’organismo di adattarsi alla nuova condizione.

Gli antidepressivi più usati sono gli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (SSRI) è sono suddivisi in da molecole principali: Fluoxetina (Prozac, Fluoxerene, Fluoxetina), Fluvoxamina (Maveral, Fevarin, Dumirox), Paroxetina (Sereupin, Seroxat, Eutimil, Daparox), Sertralina (Zoloft, Tatig), Citalopram (Elopram, Seropram) ed Escitalopram (Entact, Cipralex).
Sono tutte caratterizzate da un meccanismo di azione comune, rappresentato dall’inibizione, a livello dei recettori nervosi presinaptici, del riassorbimento della serotonina . In pratica, nell’arco di qualche settimana, aumenta la disponibilità della serotonina, uno dei principali neurotrasmettitori del sistema nervoso umano, negli spazi deputati alla trasmissione nervosa (sinapsi).

Fluoxetina (Prozac, Fluoxerene, Fluoxetina). Molecola dotata di notevole azione disinibente che trova largo impiego nei disturbi depressivi (range terapeutico 20-80 mg.), nel Disturbo Ossessivo-Compulsivo (40-80 mg.), nella Bulimia (60-80 mg.) e nel Disturbo da Abbuffate (60-80 mg.).
Fluvoxamina (Fevarin, Dumirox, Maveral). Molecola che associa all’azione antidepressiva un effetto ansiolitico. Risulta quindi particolarmente utile nelle forme di depressione ansiosa (300 mg.). Inoltre la fluvoxamina può essere considerata un farmaco di notevole efficacia nella terapia del Disturbo Ossessivo-Compulsivo (250-300 mg.) e nelle depressioni in corso di psicosi, così come nelle manifestazioni di deficit del controllo degli impulsi.
Paroxetina (Sereupin, Seroxat, Eutimil, Daparox). Farmaco antidepressivo recentemente introdotto in commercio in Italia che trova indicazione nei Disturbi di Panico e nelle Distimie. Generalmente ben tollerato, può determinare la comparsa di nausea e di tremori a fini scosse agli arti superiori. Il range terapeutico e’ compreso tra 20 e 30 mg.
Sertralina (Zoloft, Tatig). La Sertralina risulta essere estremamente utile, all’incirca nel 70% dei soggetti con Disturbo da Abbuffate e nei pazienti obesi, nel potenziare la sensazione di sazietà e, conseguentemente, nel determinare una notevole riduzione dell’assunzione di cibo, con conseguente perdita di peso. Generalmente ben tollerata, presenta come principale effetto collaterale la nausea, che tende ad attenuarsi dopo i primi giorni di terapia.
Citalopram (Elopram, Seropram). Il Citalopram è la molecola più recente e, a detta di numerosi studi, la più selettiva e, di conseguenza, quella che presenta meno effetti collaterali. Viene largamente impiegato, data la sua elevata tollerabilità, nelle sindromi depressive lievi e nel disturbo di panico a dosaggi compresi fra i 20 e i 40mg.
Escitalopram (Entact, Cipralex). L’Escitalopram è l’evoluzione del Citalopram e, di conseguenza, ancora più selettivo e con meno effetti collaterali, almeno in teoria, secondo quanto dichiarano i produttori. Ha gli stessi impieghi del Citalopram.

Antipsicotici

I farmaci antipsicotici, chiamati anche neurolettici o tranquillanti maggiori, sono usati per il trattamento della schizofrenia, delle fasi maniacali del disturbo bipolare, e di quei disturbi in cui sono presenti sintomi psicotici.Gli antipsicotici sono capaci di migliorare sensibilmente la sintomatologia (allucinazioni e deliri) tipica della schizofrenia, ma provocano anche effetti collaterali, che di regola sono reversibili, cioè terminano con la sospensione del trattamento. Un’eccezione alla regola è rappresentata dalla discinesia tardiva (cioè movimenti involontari dei muscoli della lingua e della bocca), un effetto collaterale che si presenta in seguito a trattamento prolungato con farmaci antipsicotici. Questi farmaci non creano dipendenza. L’uso di alcuni antipsicotici comporta controlli periodici.

Stabilizzanti dell’umore

Appartengono a questo gruppo i farmaci efficaci nel trattamento del disturbo bipolare.Uno dei farmaci più potenti, appartenente a questa categoria, è il litio. Pur essendo un farmaco efficace, il litio presenta un inconveniente non trascurabile: può essere tossico se raggiunge determinati livelli nell’organismo. Per questo motivo è necessario tenere sotto controllo periodicamente (di solito ogni 3-6 mesi) la sua concentrazione nel sangue.

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

Studio in Milano, Roma, Napoli e Vietri sul Mare (Sa)

per contatti e consulenze private tel.320-8573502 email:cavalierer@iltuopsicologo.it