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Chi è amico di tutti non è amico di nessuno.
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È certo che un uomo può fare ciò che vuole, ma non può volere ciò che vuole. (citato in Albert Einstein, Come io vedo il mondo )
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In fondo al cuore le donne pensano che compito dell’ uomo è guadagnare soldi, e compito loro spenderli. (da Parerga e Paralipomena )
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La cortesia è per la natura umana quello che è il calore per la cera. (da Parerga e Paralipomena )
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La soddisfazione dell’istinto sessuale è in sé assolutamente riprovevole, in quanto è la più forte affermazione della vita. Ciò vale sia nel matrimonio che al di fuori di esso. Ma il secondo caso è doppiamente riprovevole, in quanto è al tempo stesso negazione dell’altrui volontà: alla ragazza infatti ne deriverà direttamente o indirettamente sventura; e l’uomo dunque soddisfa la sua voglia a spese della felicità di altri. (da Manoscritti , 1815)
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Ma nulla si conosce interamente finché non vi si è girato tutt’attorno per arrivare al medesimo punto provenendo dalla parte opposta. (da Il primato della volontà , a cura di Giovanni Gurisatti, Adelphi, Milano, 2002, p. 94)
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Operari sequitur esse, ergo unde esse inde operari. (da La libertà del volere umano , Laterza)
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Quando uno comincia a parlare di Dio, io non so di cosa parli, infatti le religioni, tutte, sono prodotti artificiali. (da O si pensa o si crede )
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Solo la luce che uno accende a se stesso, risplende in seguito anche per gli altri. (da Parerga e Paralipomena , volume I, Adelphi)
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Vi è dunque, nel cuore di ogni uomo, una belva, che attende solo il momento propizio per scatenarsi e infuriare contro gli altri. (Parerga, II)
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All’uomo intellettualmente dotato la solitudine offre due vantaggi: prima di tutto quello di essere con sé stesso e, in secondo luogo, quello di non essere con gli altri.
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Anche l’uomo più sano e più sereno può risolversi per il suicidio, quando l’enormità dei dolori e della sventura che si avanza inevitabile sopraffà il terrore della morte.
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Bisogna guardarsi bene dal concepire un’opinione molto favorevole delle persone di nuova conoscenza; altrimenti nella maggior parte dei casi si rimarrà delusi con proprio scorno o magari danno.
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Chi si attende che nel mondo i diavoli vadano in giro con le corna e i buffoni con i campanelli, ne diventerà sempre preda e lo zimbello.
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Chi vede tutto nero e teme sempre il peggio e prende le sue misure in questo senso, non si sarà sbagliato tanto spesso quanto colui che dà alle cose un colore e una previsione serena.
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Chi vuole che il suo giudizio sia creduto lo pronunci freddamente e senza passione.
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Ciò che rende socievoli gli uomini è la loro incapacità di sopportare la solitudine e, in questa, se stessi.
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Ciò che uno può essere per l’altro ha limiti molto ristretti: alla fine ognuno rimane solo.
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Come la carta moneta al posto dell’argento, così hanno corso nel mondo, al posto della vera stima e della vera amicizia, le dimostrazioni esteriori di esse e i gesti mimati con la massima naturalezza possibile.
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Come si porta il peso del proprio corpo senza sentirlo, mentre invece si sente quello di ogni corpo estraneo che si voglia muovere, così non si notano i propri difetti, ma solo quelli degli altri.
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Come su una nave si nota il proprio movimento dal ritirarsi e quindi impiccolirsi degli oggetti sulla riva, così ci si accorge del proprio invecchiare quando persone di sempre maggiore età ci sembrano giovani.
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Cortesia è saggezza, scortesia quindi è stupidità: il crearsi nemici con questa senza bisogno e per capriccio, è pazzia, come quella di chi appicca il fuoco alla propria casa.
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Dei beni ai quali non è mai venuto in mente a un uomo di aspirare, egli non sente la mancanza.
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Di fronte agli sciocchi e agli imbecilli esiste un modo solo per rivelare la propria intelligenza: quello di non parlare con loro.
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Discorsi o idee intelligenti si possono esporre soltanto a una società intelligente; nella comune invece riescono odiosi poiché per piacere a questa è assolutamente necessario essere superficiali e di cervello limitato.
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Gli amici di casa si chiamano così giustamente perché sono più amici della casa che del padrone, paragonabili quindi, più ai gatti che ai cani.
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Gli avvenimenti della nostra vita sono come le immagini del caleidoscopio nel quale ad ogni giro vediamo una cosa diversa, mentre in fondo abbiamo davanti agli occhi sempre la stessa.
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Gli uomini mutano sentimenti e comportamento con la stessa rapidità con cui si modificano i loro interessi.
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Gli uomini sono per lo più così soggettivi che in fondo nulla ha interesse per loro se non unicamente loro stessi.
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I fatti e le nostre intenzioni sono paragonabili per lo più a due forze che tirano in due direzioni diverse e la loro diagonale è il corso della nostra vita.
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I medesimi avvenimenti esteriori o le medesime condizioni toccano ognuno in modo diverso o, a parità di ambiente, ognuno vive tuttavia in un altro mondo.
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I piccoli infortuni che ci tormentano a ogni ora si possono considerare destinati a tenerci in esercizio, affinché nella fortuna non si afflosci del tutto la forza di sopportare i guai grossi.
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I pregi della posizione sociale, della nascita, sia pure regale, della ricchezza e simili stanno agli autentici pregi personali, il grande spirito o il grande cuore, come i re da palcoscenico stanno a quelli veri.
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Il denaro è il bene assoluto perché non solo soddisfa un bisogno in concreto ma il bisogno in genere, in astratto.
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Il destino può mutare, la nostra natura mai.
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Il grado di socievolezza di ciascuno sta in rapporto inverso al suo valore intellettuale.
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Il sesso femminile pretende e si aspetta tutto da quello maschile: tutto quello, cioè, che desidera e di cui ha bisogno; il sesso maschile, a quello femminile, chiede, prima di tutto e direttamente, una cosa sola.
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In genere è consigliabile palesare la propria intelligenza con quello che si tace piuttosto che con quello che si dice. La prima alternativa è saggezza, la seconda è vanità.
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La bellezza è una lettera aperta di raccomandazione che conquista subito i cuori.
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La cortesia è un tacito accordo di ignorare reciprocamente la misera natura morale e intellettuale e di non rinfacciarsela a vicenda; di modo che con reciproco vantaggio essa viene a galla un po’ meno facilmente.
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La cosiddetta buona società riconosce il valore di pregi d’ogni specie, tranne quelli spirituali: anzi questi sono contrabbando.
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La gloria, quanto più dovrà durare, tanto più tardi giungerà.
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La lontananza e la lunga assenza vanno a scapito di ogni amicizia.
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La lontananza rimpicciolisce gli oggetti all’occhio, li ingrandisce al pensiero.
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La nostra felicità dipende da quello che siamo, dalla nostra individualità, mentre per lo più prendiamo in considerazione soltanto il nostro destino, vale a dire ciò che abbiamo e ciò che rappresentiamo.
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La più umile specie di superbia è l’orgoglio nazionale. In chi ne è affetto esso rivela infatti la mancanza di qualità individuali delle quali potrebbe andare orgoglioso; altrimenti non ricorrerebbe a ciò che condivide con tanti milioni di individui.
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La qualità più utile alla nostra felicità è quella di bastare a noi stessi, di essere tutto a noi stessi in ogni cosa e di poter dire omnia mea mecum porto .
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La ricchezza assomiglia all’acqua di mare: quanto più se ne beve, tanto più si ha sete.
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La salute sta tanto al di sopra di tutti i beni esteriori che in verità un mendico sano è più felice di un re malato.
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La solitudine è la sorte di tutti gli spiriti eminenti: talvolta essi ne sospireranno, ma la sceglieranno sempre come il minore di due mali.
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La sorte più felice tocca a colui che passa la vita senza eccessivi dolori sia spirituali sia fisici, non già a colui che ha avuto in sorte le gioie più vive o i maggiori godimenti.
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La vita negli anni della vecchiaia assomiglia al quinto atto di una tragedia: si sa che la fine tragica è vicina, ma non si sa ancora quale sarà.
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La vita umana non può dirsi a rigore né lunga né breve, perché è in fondo la misura con cui valutiamo tutte le altre estensioni nel tempo.
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L’affettare una qualità, il gloriarsene, è un confessare che non la si possiede.
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L’ errore nasce sempre dalla tendenza dell’uomo a dedurre la causa della conseguenza.
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L’invidia è naturale all’uomo: tuttavia è un vizio e una disgrazia a un tempo.
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Lo stolto corre dietro ai piaceri della vita e si trova ingannato. Il saggio evita i mali.
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L’ onore è la coscienza esterna e la coscienza l’onore interno.
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L’ottusità dello spirito va sempre unita all’ottusità del sentimento e alla mancanza di sensibilità.
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La via più sicura per evitare una grande infelicità è di ridurre possibilmente le proprie pretese in rapporto ai propri mezzi di qualunque specie.
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Le decorazioni sono lettere di cambio emesse sulla pubblica opinione: il loro valore si basa sul credito di chi li emette.
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Le persone comuni mirano soltanto a passare il tempo, chi ha un po’ d’ingegno… a utilizzarlo.
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Né amare né odiare: questa è la metà di ogni saggezza. Nulla dire e nulla credere è l’altra metà. Certo però si volgeranno volentieri le spalle a un mondo che rende necessarie norme come questa.
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Nel mondo non si ha altra scelta che quella tra la solitudine e la volgarità.
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Nella conversazione ci si astenga da osservazioni intese a correggere, per quanto a fin di bene: poiché offendere la gente è facile, migliorarla è difficile, se non impossibile.
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Nella vita accade come nel gioco degli scacchi: noi abbozziamo un piano, ma esso è condizionato da ciò che si compiacerà di fare nel gioco degli scacchi l’avversario, nella vita il destino.
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Nessun carattere è tale che possa essere abbandonato a se stesso, ma sempre ha bisogno di essere guidato con massime e concetti.
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Nessuno può vedere al di là di sé. Con ciò voglio dire che ciascuno vede nell’altro solo quel tanto che è anche lui stesso.
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Non c’è denaro impiegato più vantaggiosamente di quello che ci siamo lasciati togliere per via d’imbrogli: con esso infatti abbiamo immediata saggezza.
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Non chi ha il volto ringhioso, ma chi lo ha intelligente, appare temibile e pericoloso: come è certo che il cervello dell’uomo è un’arma più terribile dell’artiglio di un leone.
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Per non diventare molto infelici il mezzo più sicuro sta nel non pretendere di essere molto felici.
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Per quanto l’amicizia, l’amore e il matrimonio uniscano gli uomini strettamente, in fondo ciascuno è interamente onesto soltanto con se stesso.
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Per vivere nel mondo è necessario prendere con sé una grande provvista di previdenza e d’ indulgenza: la prima ci preserva da danni e perdite, la seconda da liti e brighe.
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Quando si vogliono valutare le condizioni di un uomo in quanto alla sua felicità, non bisogna chiedere che cosa lo diverta, ma che cosa lo rattristi.
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Quando una disgrazia è accaduta e non si può più mutare, non ci si dovrebbe permettere neanche il pensiero che le cose potevano andare diversamente o addirittura essere evitate: esso infatti aumenta il dolore fino a renderlo intollerabile.
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Quanto più ristretto è il nostro orizzonte, la nostra cerchia di attività e di contatti, tanto più siamo felici: quanto più è larga, tanto più spesso ci sentiamo tormentati o angosciati.
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Quasi la metà di tutte le nostre angosce e le nostre ansie derivano dalla nostra preoccupazione per l’opinione altrui.
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Quello che la gente comunemente chiama destino è costituito per lo più dalle proprie stupide gesta.
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Se la qualità della società si potesse sostituire con la quantità, metterebbe conto vivere nel gran mondo: purtroppo invece cento imbecilli messi in un mucchio non danno ancora un uomo intelligente.
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Tutto ciò che accade dalle cose più grandi a quelle più piccole accade necessariamente.
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Una tipica differenza che assai spesso emerge nella vita quotidiana tra persone comuni e persone intelligenti è che le prime, nel riflettere e calcolare possibili pericoli, si limitano a informarsi e a considerare i casi del genere che già sono accaduti; le seconde invece ponderano ciò che eventualmente potrebbe accadere.
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Dal momento che l’ultima ratio theologorum, cioè il rogo, non è più di moda, sarebbe un poltrone colui che usasse ancora tanti riguardi con la menzogna e l’impostura.
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È fuori di dubbio che le dottrine della fede – basate sull’autorità, sul miracolo e sulla rivelazione – sono un ripiego unicamente adatto all’infanzia dell’umanità.
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Gli animali sono, assai più di noi, soddisfatti per il semplice fatto di esistere; le piante lo sono interamente; gli uomini lo sono secondo il grado della loro stupidità. […] Questa dedizione totale al presente, propria degli animali, è la precipua causa del piacere che ci danno gli animali domestici.
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In nessuna cosa si deve tanto distinguere fra il nocciolo e il guscio quanto nel cristianesimo. Appunto perché io desidero il nocciolo, ne spezzo talvolta il guscio.
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Io so bene che mi sentirò ripetere che la mia filosofia è disperata; ma solo perché io parlo secondo verità, e gli uomini vogliono sentire invece le lodi di Dio che ha ordinato il tutto secondo il meglio. Ma allora andate in chiesa e lasciate i filosofi in pace.*«La morte venne nel mondo per il peccato», dice il cristianesimo. Ma la morte è puramente l’espressione cruda, stridente e portata al suo eccesso, di ciò che il mondo è nell’essenza sua. Onde è più conforme al vero dire: il mondo è per il peccato.
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L’antichità si presenta a noi rivestita di tanta innocenza unicamente per il fatto che essa non conobbe il cristianesimo.
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La religione può dunque venir paragonata ad uno che prende per mano un cieco e lo guida dove questi non può vedere, nel qual caso l’essenziale è che il cieco raggiunga la propria meta, e non ch’egli veda ogni cosa.[…] Questo è infatti l’aspetto più brillante della religione. Se essa è una frode, non si può negare che non sia una pia fraus . E in tal caso i sacerdoti sono uno strano quid medium tra i ciurmatori e i moralisti.
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L’intolleranza è unicamente essenziale al monoteismo: un dio unico è, per la sua natura, un dio geloso, che non soffre l’esistenza di alcun altro dio.
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L’ uomo è in fondo un animale selvaggio e feroce. Noi lo conosciamo solo in quello stato di ammansamento e di domesticità che è detto civiltà: perciò ci spaventano le rare esplosioni della sua vera natura. Ma fate che vengano tolte le catene dell’ordine legale, e nell’anarchia l’uomo si mostrerà quale esso è.
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Le religioni sanno di rivolgersi non già alla convinzione con delle ragioni, bensì alla fede con delle rivelazioni. L’età più propizia per queste ultime è la fanciullezza; per conseguenza esse hanno soprattutto cura di impadronirsi di questa tenera età. Con questo mezzo, ancor più che con minacce o con narrazioni di prodigi, si riesce a radicare profondamente le dottrine della fede.
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Le guerre di religione, i massacri religiosi, le crociate, l’inquisizione con gli altri tribunali per gli eretici, lo sterminio della popolazione originaria dell’America e la sostituzione di essa con schiavi africani – furono frutti del cristianesimo, e nulla di analogo o di equivalente ci è offerto dagli antichi.
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Nei secoli passati la religione era una foresta dietro la quale potevano tenersi e nascondersi gli eserciti. Ora, dopo tanti tagli, è appena più una macchia dietro cui possono talvolta appiattarsi dei furfanti. Bisogna quindi guardarsi da quelli che la tirano in ballo ad ogni occasione, e risponder loro col proverbio sopra citato: « Detràs de la cruz està el Diablo »
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Per un periodo di 1800 anni la religione ha posto la museruola alla ragione. Il compito dei professori di filosofia è quello di camuffare da filosofia tutta la mitologia ebraica.
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Quando il mondo sarà divenuto tanto onesto da non impartire alcuna istruzione religiosa ai fanciulli prima dei quindici anni, si potrà sperarne qualcosa.
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SULLE DONNE
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Le donne sono sexus sequior , il secondo sesso, che da ogni punto di vista è inferiore al sesso maschile; perciò bisogna aver riguardi per la debolezza della donna, ma è oltremodo ridicolo attestare venerazione alle donne: essa ci abbassa ai loro stessi occhi. (p. 33)
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Il sesso femminile, di statura bassa, di spalle strette, di fianchi larghi e di gambe corte, può essere chiamato il bel sesso soltanto dall’intelletto maschile obnubilato dall’istinto sessuale: in altre parole, tutta la bellezza femminile risiede in quell’istinto. (p. 33)
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La bellezza dei ragazzi sta a quella delle ragazze come la pittura a olio sta a quella a pastello. (p. 40)
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Il coito è soprattutto affare dell’uomo,la gravidanza, invece, solo della donna. (p. 42)
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Come la seppia, la donna si avviluppa nella dissimulazione e nuota a suo agio nella menzogna. (p. 45)
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Tutte le donne, con rare eccezioni, sono inclini allo sperpero. Perciò ogni patrimonio, a parte i rari casi in cui l’abbiano acquistato esse stesse, dovrebbe essere messo al sicuro dalla loro stoltezza. (p. 46)
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La barba, essendo quasi un maschera, dovrebbe essere proibita dalla polizia. Inoltre, come distintivo del sesso in mezzo al viso, è oscena e per questo piace alle donne. (p. 65)
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La mia metafisica dell’amore sessuale è una perla. (p. 61)
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Il matrimonio è una trappola che la natura ci tende. (p. 69)
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Matrimonio = guerra e necessità; vita da single = pace e prospetità. (p. 70)
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Sposarsi significa fare il possibile per venirsi a nausea l’uno all’altro. (p. 71)
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Le leggi matrimoniali europee assumono la donna come equivalente all’uomo: partono, dunque, da un presupposto sbagliato. (p. 71)
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Tra ciò che uno ha non ho annoverato la moglie e i figli, poiché da questi è meglio dire che si è posseduti. (p. 75)
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Quando le leggi concessero alle donne gli stessi diritti degli uomini, avrebbero anche dovuto munirle di un’intelligenza maschile. (p. 82)
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Alle donne come ai preti non va fatta nessuna concessione. (p. 82)
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Le donne hanno sempre bisogno di un tutore; perciò in nessun caso dovrebbero ottenere la tutela dei figli. (p. 83)
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Le teste più dotate dell’intero sesso femminile non sono mai riuscite a creare un’unica opera effettivamente grande, genuina e originale nelle belle arti e, in generale, non sono mai state capaci di produrre una qualche opera di valore duraturo … Singole e parziali eccezioni non cambiano nulla. (p. 88)
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Più guardo gli uomini, meno mi piacciono. Se soltanto potessi dire la stessa cosa delle donne, tutto sarebbe a posto. (p. 102)
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Un gruppo di porcospini in una giornata fredda, si stringono vicini per proteggersi col loro calore. All’inizio stanno bene, ma dopo un po’ cominciano ad avvertire le spine degli altri, allora sono costretti ad allontanarsi per non sentire il dolore. Poi il bisogno di calore li spinge nuovamente a riavvicinarsi e ancora ad allontanarsi, così che i porcospini sono continuamente sballottati avanti e indietro, spinti dai due mali, finché non ebbero trovato una moderata distanza reciproca, che rappresentava per loro la migliore posizione” (Schopenhauer, Parerga e Paralipomena).